Niente più cassa, tra poco più di un mese. Addio reindustrializzazione. Forse un posto in altre aziende. Si consuma oggi l'ennesima puntata di quella che le fonti sindacali definiscono uno "scandalo italiano". Una vicenda in cui una risposta che è un "obbligo morale da parte del Governo". Da questa mattina - per l'ennesima volta - il caso Embraco è tornato a Roma, sotto le finestre del Mise. L'occasione è una riunione con gli uffici ministeriali che doveva essere solo online, ma un gruppo di operai di Riva di Chieri ha voluto scendere ancora una volta nella Capitale per far sentire la propria voce e la propria disperazione. Disperazione acuita dal fatto che, da ormai un anno, non si riuniva il tavolo della vertenza (mentre è andata a rotoli l'ipotesi Italcomp con la Acc di Mel) e il 22 gennaio 2022 scadono gli ammortizzatori sociali.
"Andiamo alla Caritas. Cosa dobbiamo fare? Rubare?"
"Ormai da tre mesi non ci arriva nemmeno la cassa integrazione - spiega uno degli operai - e non si sa perché. Siamo costretti ad andare alla Caritas. Cosa dobbiamo fare? Andare a rubare?". Un collega aggiunge: "Quattro ministri si sono impegnati ad aiutarci e non è successo nulla e anche dall'Europa c'è un silenzio assordante. C'è chi viene sfrattato e chi ha dovuto vendere casa".
"Non vedo prospettive future - sospira un altro -: speravo di arrivare alla pensione, ma invece, anche con i due anni di Naspi, non andrò oltre i 62 anni e 38 di contributi, ma non bastano".
Nessuna cassa e niente reindustrializzazione?
Intanto, dalla riunione (cui prende parte Luca Annibaletti, coordinatore della struttura per le crisi d'impresa del Mise) è emersa l'impossibilità di una nuova proroga della cassa integrazione, ma anche la reindustrializzazione ormai è da archiviare. L'unica strada da percorrere resta un'ipotetica ricollocazione dei lavoratori.Proprio nei giorni scorsi, la curatela fallimentare ha fatto ripartire la procedura di licenziamento per i poco meno di 400 lavoratori, rappresentati da Fim, Fiom, Uilm e Uglm. Con i manifestanti, anche Barbara Tibaldi (segreteria nazionale Fiom): “Il ministero ha l'obbligo morale di dare risposte a questi lavoratori: ci aspettiamo che, oltre a smontare ipotesi, un ministero che si chiama dello Sviluppo Economico si impegni anche a costruire qualcosa. Il futuro deve essere garantito offrendo a queste persone una prospettiva".
E Gianluca Ficco (Uilm) aggiunge: “Il Ministero metta fine a questo scandalo italiano. Che i soldi lasciati da Whirlpool vengano utilizzati non per i lavoratori, ma per altro, è inconcepibile. Il Fondo deve risarcire interamente i lavoratori, che non meritano questa ulteriore beffa. Cerchiamo qualcuno che investa in quell'area e dia nuove prospettive”.
Il Ministero si è impegnato a riconvocare le parti nella settimana del 10 gennaio prossimo, per varare un piano di rioccupazione e per verificare le residue possibilità di incrementare i fondi destinati ai lavoratori.