Al (triste) giro di boa di quasi due anni di pandemia, c'è una categoria economica che soffre forse più delle altre. Quella del turismo. E in particolare quella degli agenti di viaggio, di fatto bloccati dall'incertezza dei clienti, ovvero di chi vuole viaggiare partendo da Torino in direzione mondo, oppure di chi vuole venire a conoscere i nostri territori. Ne sa qualcosa Irene Ciccarelli, presidente di Assoviaggi Piemonte Confesercenti, che da tempo osserva con preoccupazione quel che succede all'orizzonte.
A quasi due anni dallo scoppio della pandemia da Covid, cos'è cambiato per il settore del turismo?
"Purtroppo non è cambiato moltissimo. In questi 20 mesi la situazione è evoluta, ma non è migliorata. Abbiamo lavorato un po' la scorsa estate a all'inizio dell'autunno. Ma ora tutto si è fermato, come ai tempi dello scorso marzo. E con l'ultimo decreto Speranza che inasprisce le condizioni per andare all'estero o per entrare in Italia tutto è ulteriormente peggiorato. Avevamo preventivi e prenotazioni in via di conferma per primavera ed estate e tutto si è bloccato".
Dopo alcuni mesi, con le limitazioni agli spostamenti e ai lockdown, proprio la categoria degli agenti di viaggio era una delle più penalizzate. Cosa succede adesso?
"È tutto completamente fermo: la nostra categoria chiede di andare avanti con gli aiuti che erano stati previsti fino a luglio 2020, ultima data in cui sono arrivati dei sostegni. Poi non abbiamo più ricevuto nulla. E la cassa integrazione per il nostro personale è stata confermata solo l'altro ieri dal ministro Garavaglia, ma senza dettagli sul trattamento e sulle modalità. Dal 1° gennaio non si sa nemmeno se le persone in cassa percepiranno ancora uno stipendio. In tutto il Piemonte, circa 6000 persone lavorano nel turismo organizzato e tre delle maggiori aziende di settore hanno sede a Torino".
Cosa chiedete alle istituzioni e al governo, a questo punto?
"Non possono lasciarci abbandonati a noi stessi, in balia di restrizioni e limitazioni che non siamo noi a decidere, ma che di fatto ci impediscono di lavorare. Le istituzioni ci devono supportare, sia a livello torinese che regionale. Come associazione di categoria ci stiamo impegnando per questo in tutti i tavoli possibili".