Viviamo in un posto bellissimo - 22 gennaio 2022, 07:30

Viviamo in un posto bellissimo che potrebbe esaudire un sogno

Puntata dedicata alla possibilità di realizzare il desiderio di un noto numismatico di Asti, nel dare valore alla sua città con la sua collezione

Viviamo in un posto bellissimo che potrebbe esaudire un sogno

Tutti sappiamo dell’incredibile crescita di Asti nel periodo medioevale, la possiamo facilmente toccare solo girando un po’ per il suo centro storico. Le tantissime testimonianze odierne sorsero grazie al nuovo benessere, frutto non solo delle grandi capacità commerciali degli astigiani, ma anche dal poter battere moneta.

Per avere uno strumento di scambio stabile, Asti chiese ed ottenne dall'imperatore Corrado II, nel 1141, il diritto di battere una propria moneta, secondo, di pochi anni, solo a Genova. La Zecca di Asti continuò ad operare, con alti e bassi da cambio di reggenti, occupatori o regnanti, fino al 1590, anno in cui fu chiusa definitivamente per volere di Carlo Emanuele I di Savoia.

I mercanti astigiani erano veramente bravi a fare affari e in particolare bravi a far muovere e prestare moneta in un periodo in cui ne circolava proprio poca. I nostri uomini d’affari erano chiamati Lombardi, considerando Asti ancora appartenente alla Longobardia e per un bel po’ rappresentati , per spregio, come lumache. Eppure la loro attività si sviluppava in gran parte d’Europa a finanziare dalle nuove sementi di un contadino fino alle spese di guerra di un re. Tanto da essere ricordata nel nome di una delle strade più famose di Londra, Lombard Street.

La Zecca di Asti coniava, i mercanti e banchieri di Asti prosperavano, ma a noi cosa è rimasto oltre a palazzi e torri? Il Mondo è cambiato così tanto in cinquecento anni che ritrovarsi in mano bellissimi mattoni, ricordi e storie sarebbe già un ottimo punto di partenza. In questo caso però ci sono, o sarebbero rimaste anche un mucchio di monete. Monete che raccontano secoli di antica e vivace storia della nostra città. Un mucchio di monete che ha sempre attratto l’interesse di numismatici e collezionisti.

Tra i tanti, nel 1881, nasce ad Asti Mario Rasero, uomo dai vasti e disparati interessi culturali che fecero di lui l’ultimo vero mecenate che la cultura astigiana abbia conosciuto e appassionatissimo numismatico. Allievo di un altro collezionista astigiano di grande calibro, Giuseppe Fantaguzzi, riuscì a formare la più importante e numerosa collezione di monete della Zecca di Asti, mettendo insieme in pochi anni una raccolta eccezionale, spendendosi nella costante ricerca di tracce del glorioso passato della sua città.

La sua passione e le sue monete oggi però non sono più ad Asti, non lo sono più, per esattezza, da poco dopo la sua morte, nel 1947. ll nucleo principale della sua raccolta ebbe un rocambolesco destino: contesa tra gli eredi e il Comune di Asti, venne infine acquistata in buona parte dal Museo Civico di Torino. Non fu possibile, per i contrasti tra l’amministrazione comunale e gli eredi, arrivare alla realizzazione di un’esposizione numismatica permanente in Asti, desiderio che lo stesso Rasero aveva più volte espresso in vita, tanto da aver trovato e predisposto anche una sala in uno dei palazzi più importanti del centro storico cittadino. La sua collezione è oggi custodita a Palazzo Madama, a Torino, composta da 447 incredibili pezzi di storia astigiana che sarebbe bello ed utile provare a riportare a casa, anche solo per qualche mese con una mostra che esaudisca in piccola parte il desiderio di un grande astigiano e che spinga i valori della nostra città in modo distintivo e nuovo.

Davide Palazzetti

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