La prima indagine trimestrale congiunturale del 2022 – elaborata da Confartigianato Imprese Piemonte sulla base delle risposte fornire ad un questionario telematico da 2.250 imprese, individuate nei comparti di produzione e di servizi che maggiormente rappresentano la realtà dell’artigianato regionale –, fa registrare un’inversione di tendenza da parte delle imprese piemontesi, passate da un parziale recupero di fiducia emerso nella precedente rilevazione ad un ritorno ad un sostanziale pessimismo (da +1,04% a -6,32% per quanto concerne le previsioni della produzione totale) Analogamente, peggiora anche il saldo relativo all’acquisizione di nuovi ordini, passando da +1,04% al -6,32%.
Le ipotesi di carnet ordini sufficienti per meno di un mese salgono dal 35,66% al 37,42%; quelle di carnet da uno a tre mesi crescono dal 43,83% al 45,11%; quelle di carnet superiore ai tre mesi scendono dal 20,51% al 17,47% denotando una minore fiducia nelle aspettative di commesse di lavorazione sul lungo periodo.
Passando alle previsioni di acquisizione di nuovi ordini per esportazioni si registra una accentuazione della negatività del saldo che passa dal -30,47% al -32,84%. Mentre sul fronte dell’andamento occupazionale il saldo, già negativo, peggiora passando dal -3,87% al -5,08%.
In merito alle ipotesi di assunzione di apprendisti, la negatività dl saldo si accentua, lievemente passando dal -18,57% al -19,58%.
Le previsioni di investimenti per ampliamenti programmati per i prossimi 12 mesi scendono dal 13,22% all’8,80%; le stime di investimenti per sostituzioni salgono dal 16,49% al 18,71%; gli intervistati che non prevedono investimenti aumentano dal 70,29% al 72,49%.
Le ipotesi di regolarità negli incassi scendono dal 67,46% al 65,55%; le stime di ritardi salgono dal 31,20% al 33,71%.
“Sul peggioramento delle previsioni degli artigiani – commenta Giorgio Felici, presidente di Confartigianato Imprese Piemonte – incidono da un lato le incertezze sulla situazione sanitaria e sulla sua gestione, dall’altro lato l’impennata dei prezzi delle materie prime ed in particolare dell’energia che si traducono in costi pesantissimi per la produzione. Se a tali fattori aggiungiamo il dietrofront del Governo sulla cessione del credito legata ai bonus nell’edilizia, sull’economia reale si abbatte la tempesta perfetta. Inutile dire che tutto ciò costituisce anche un forte disincentivo alle nuove assunzioni ed all’utilizzo dell’apprendistato”.
“Confidiamo – conclude Felici – negli effetti positivi di alcune misure contenute nella legge di bilancio 2022 quali quelle riguardanti fisco, riforma degli ammortizzatori sociali, credito che, se attuate concretamente e coerentemente a tutti i livelli, possono dare un impulso per il superamento della crisi. Un ragionamento a sé merita il bonus edilizia, per il quale chiediamo fortemente la rimodulazione della norma per la cessione del credito, riducendo la burocrazia, al fine di dare certezze ad imprese e famiglie. Auspichiamo quindi che le istituzioni e la politica, confermino nei fatti l’attenzione al mondo delle imprese e le coinvolgano nelle scelte necessarie a dare alla nostra economia una reale possibilità di sviluppo”.