Erano arrivati ad Asti una domenica sera, non certi di quanti giorni fermarsi. Nell’hotel di via Cavour, scelto per la centralità, avevano prenotato due notti, tenendo aperta l’opzione di una terza più per trattare sul prezzo delle prime due che per una qualche certezza di necessitare più tempo per scoprire il meglio del capoluogo dell’Astigiano. Da qui una serie di programmi quotidiani che li hanno portati lunedì, a musei chiusi, a rimirare un po’ di centro storico, qualche torre, la Collegiata, il palazzo comunale, palazzo Gazelli, l’esterno di quello Alfieri, platano centenario incluso, e la Cattedrale. Martedì invece un primo giro tra le ventine, a nord: Valleandona, Mombarone, Viatosto e Valmanera.
Oggi, musei e dintorni: prima meta di giornata, Palazzo Mazzetti, museo civico che ospita diverse belle opere pittoriche che spaziano dal ‘500 all’arte contemporanea. Da non perdere, a gusto personale, le grandi pale a tema sacro del Maestro di San Martino Alfieri datate inizio Cinquecento, il luminoso Pellegrinaggio ad Oropa di Delleani, fine ‘800, e le importanti collezioni di due grandi astigiani come il miniaturista Bonzanigo, scultore, ebanista e intarsiatore a cavaliere tra XVIII e XIX secolo, e il ritrattista della borghesia astigiana del secolo successivo, Michelangelo Pittatore.
Usciti da Mazzetti andate a destra per poche decine di metri fino a Palazzo Ottolenghi, alla vostra sinistra. Dall’esterno nulla da urlare, pur essendo a buona ragione definibile uno dei palazzi barocchi più prestigiosi della città, sontuosa opera di un suo altro grande cittadino, Benedetto Alfieri. Il meglio del meglio è negli interni: sfarzo settecentesco carico di ori e affreschi, assolutamente da non perdere. Così come il Museo del Risorgimento ospitato al pian terreno.
Praticamente davanti, si scende. Si scende a scoprire la suggestiva Cripta di Sant’Anastasio, gioiello della città che porta ad immergersi nella storia più antica di Asti. A ricco contorno del sito un mucchio di interessantissimi reperti in pietra, provenienti da palazzi nobiliari della città: antichi stemmi delle famiglie nobiliari astigiane, decorazioni architettoniche, tombe di origine longobarda e resti di costruzioni e pavimentazioni del periodo Romano.
Dopo tanta storia e bellezza sarà ora di rifocillarsi, quasi merenda visto l’orario che si sarà fatto, e allora, tornate verso piazza Alfieri, magari non dal corso appena passato, ma da una delle strade immediatamente parallele, come via Carducci, a nord, che vi farà vedere altri affascinanti pezzi del medioevo cittadino, tra palazzi e torri, fino a piazza Catena con l’antica struttura del Vescovado e poco dopo piazza Medici sovrastata dalla imponenza della Torre Troyana, chiusa in inverno che così vi toccherà tornare per rimirare dalla sua cima la città e i suoi dintorni.
In piazza Alfieri, per sentirsi un po’ più astigiani, d’obbligo sostare a sgranocchiare qualcosa al Cocchi. E poi ancora corso Alfieri verso est per due ultime soste. Prima la chiesa molto antica di Santa Maria Nuova. Al suo interno un tripudio d’arte tra un coro ligneo cinquecentesco, statue seicentesche e un paio di opere del grande Gandolfino. Ancora qualche centinaio di metri, sempre su corso Alfieri ed ecco un altro spettacolo astigiano, il Complesso di San Pietro: chiesa del 1110, ad imitare la Rotonda del Santo Sepolcro di Gerusalemme, cappella Valperga, di fine ‘400, e antico chiostro. La struttura al momento è chiusa per lavori, godetevela dall’esterno e consolatevi, lì davanti, nella nuova chiesa di San Pietro con la bellezza della Madonna del Tempo, statua lignea trecentesca. Dopo tanto girare vi tocca senza dubbio un bell’aperitivo. Nel tornare verso l’hotel, tra piazza San Secondo e Statuto, basta scegliere, che uno per l’altro non sbagliate. Poi riposo, che domani è un altro giorno e cambia di nuovo tutto.