Dai, ammettetelo, non fosse per la foto, indizio tra l’altro volutamente falsante, dubito qualcuno abbia realmente inteso quale possa essere il racconto odierno.
Sicuramente, ammetto io, avrei voluto fino all’ultimo secondo invitare al voto e a fare le scelte migliori per tornare a far crescere la nostra bellissima città. L’obbligo legislativo di silenzio elettorale è però scattato alle 24 di ieri e allora, piloni.
Ho giocato a rugby troppi anni per non collocare d’istinto il vocabolo in quel mondo, in quel fantastico sport. In ogni squadra di cui sono stato parte ho sempre avuto piloni leggendari, nei nomi e nei fatti: Bestio, Cubo, Rover (nel solo riferimento alla solida jeep inglese), Attilione. Per i non addetti, di piloni in campo ce ne sono due a squadra, uno destro e uno sinistro, sono i pilastri della mischia con sulla maglia i numeri 1 e 3, lottatori sempre e comunque da podio. Per chi volesse approfondire, suggerisco una Pagina FB, Delinquenti prestati al mondo della palla ovale, e un Gruppo: Piloni e altre creature leggendarie.
L’ultima partita l’ho comunque giocata, da old, più di dieci anni fa. Anche per questo oggi il termine pilone ha allargato, obtorto collo, i suoi riferimenti ad altro. Altro, che riporta ai temi per cui è nata questa rubrica, che tratta della varietà e della bellezza dell’Astigiano, spesso da scoprire, sempre da valorizzare.
Piloni che compongono un firmamento di caratterizzazione sacra in moltissime parti del nostro territorio. Piloni votivi. Solo a scorrere i siti istituzionali dei Comuni dell’Astigiano, se ne contano una trentina che citano almeno un pilone votivo. Tutti assieme arrivano ad essere 129. E parliamo solo di quelli di maggiore rilevanza storica o artistica, scelti e inseriti nelle cose da vedere in alcuni dei borghi della provincia. Dall’elenco emerge il primato di Cocconato, con i suoi 25 piloni, seguito dai 21 di Villafranca d’Asti e da Montafia con 19.
Ognuno di loro avrà sicuramente una storia e, altrettanto sicuramente, non escludo legami d’origine. Lasciate che finisca la partita elettorale e giuro che, con l’entusiasmo della prospettiva di rendere istituzionale il mio operare, ne riprendo racconto quale nuovo percorso di scoperta e valorizzazione territoriale.