“Bel film ma il libro è meglio”
Fino al 2013 questa è stata per me una frase completamente priva di significato.
Quell’anno la mia prof. di italiano delle medie decise che tutti invece avremmo dovuto trovarne il senso massimo, che tutti avremmo dovuto fare di questo mantra il sottofondo della nostra vita.
Ci portò nell’aula multimediale e al buio ci chiese di chiudere gli occhi. Per mezz’ora ci lesse la descrizione di Harry Potter rinchiuso nel ripostiglio del sottoscala dagli zii stronzi il giorno del suo compleanno. Poi si interruppe e ci fece vedere la stessa scena ma attraverso lo spezzone del film, sintetizzata in trenta velocissimi secondi. Ero affascinata, dovevo darle ragione, seppur scettica, per la questione “il libro funziona meglio perché azionando la vostra immaginazione vi ricreate un’immagine personalissima che si imprime nella memoria insieme a tutte le percezioni e agli stati d’animo dei protagonisti che nei film possono cercare di essere riprodotti soltanto attraverso le misere espressioni facciali”.
Cominciai a leggere tantissimo.
Solo che non è sempre così.
“Illusioni perdute”, ad esempio, è un meraviglioso romanzo di Balzac da novecento pagine.
L’ho amato in ogni sua parola e in ogni sua tagliente sfaccettatura. Sono certa che mia madre lo amerebbe ma che data la mole non lo leggerebbe mai. E allora mamma sai che ti dico? Piuttosto che fare a meno di conoscerne la storia, guardati il film che va bene lo stesso: il regista ha scelto un buon filtro, ha eliminato blocchi prolissi e si è focalizzato sul messaggio centrale che colpisce con luci ed effetti meravigliosi.
La dicotomia film-libro non è niente di nuovo. Sono modi diversi di esperire la realtà, di creare arte, comunicare e analizzare la politica e la società.
Aldilà della pigrizia di mia madre ci sono film incredibili in cui si intersecano regie suggestive, sceneggiature e attori carismatici, fotografia e musiche da brividi. Penso al labirinto di Shining, al Silenzio degli innocenti, allo sguardo di Al Pacino ne Il padrino.
Per questa settimana metto da parte i libri e sono qui a consigliarvi un’esperienza astigiana: il cinema all’aperto. Andare al cinema è già un momento onirico e viscerale: la condivisione di un segreto in un luogo in cui il tempo e lo spazio diventano flessibili, si restringono e si allungano mentre la notte fa incursione nella coscienza. Figurarsi in un cortile come quello di Palazzo Ottolenghi che ha la selvaggia bellezza del mattone, la ruvidezza della pietra e il fascino dell’antico. Potete trovarlo tutte le sere fino al 21 agosto dalle 21.45 e vi assicuro che non fa caldo, che ci sono poche zanzare (perché ci sono molti pipistrelli), che costa molto poco e che è stata scelta un’ampia varietà di film: passiamo da Almodovar ai cartoni animati, da Matrix ad House of Gucci.
Citando Truffaut:
TRE FILM AL GIORNO, TRE LIBRI ALLA SETTIMANA, DEI DISCHI DI GRANDE MUSICA FARANNO LA MIA FELICITÀ FINO ALLA MIA MORTE
Leggere, guardare film, ascoltare musica ma anche solo porre maggior attenzione al quotidiano è il modo per immergersi nelle realtà, uscirne imbevuti di esperienze umane.