La filosofia e le sue voci - 27 agosto 2022, 09:30

L'ellisse

Nuovo appuntamento con le riflessioni di Simone Vaccaro, per la rubrica "La filosofia e le sue voci"

L'ellisse

La filosofia ha un modo di essere presso di sé che consiste nel non essere presso di sé

Jacques Derrida, tratta dall'intervista curata da Maurizio Ferraris e pubblicata il 12 agosto 1994 su Iride.

L'immagine della filosofia che ci ha accompagnati fin dalla notte dei tempi è la retta: la retta che scava la terra e che si incunea nelle profondità; la retta che si volge alle stelle per comprenderne le leggi, prevederne il moto; la retta che conduce all'azione giusta in grado di perseguire gli obiettivi pratici stando stabilmente ancorati ai doveri e ai valori. La retta che separa e che taglia, la retta che divide e cataloga e che prosegue, all'infinito. La filosofia, si dice, apre la mente: è forse un caso che Atena, la cui nottola è tradizionalmente l'incarnazione della filosofia, sia nata dalla testa spaccata di Zeus? 

La filosofia è razionalità, attività razionale dell'uomo. E la razionalità è la retta che passa e che prosegue all'infinito: la continua ricerca filosofica è il mezzo per la manifestazione della razionalità. Conoscere le cose, capire il mondo e ricostruirlo: a tanto contribuisce la ragione. Aprire la mente vuol dire lasciar scorrere il filo della ragione del logos (il termine greco per ragione, talmente esteso da essere sinonimo di ragionamento, discorso, procedimento logico…), far sì che venga attraversata dal logos e che si conformi ad esso. Aprire la mente è seguire la retta. 

Ma se non fosse così? Se la filosofia si fosse lasciata irretire dalla bellezza della retta, dalla precisione di una linea infinita, pulita e perfettamente funzionale? E se la ragione non fosse logos nel senso appena specificato? Se abbandonassimo l'idea della retta-ragione? Cosa accadrebbe se la retta si piegasse, incurvasse e se le estremità venissero a toccarsi? Ma le estremità della retta sono all'infinito, per cui le estremità si toccherebbero all'infinito… Meglio dunque la retta? 

Questo ci propone il filosofo Jacques Derrida (1930-2004): la filosofia è un'arte della scomposizione, dello scompaginamento e della ripetizione. E così, ripetendosi ogni volta differentemente, non segue mai un cammino predisposto totalmente simmetrico: i poli si schiacciano sotto la spinta della forza centripeta e la sfera si fa ellissi, la retta si fa ondulata e contempla interruzioni. La filosofia non può mai essere interamente presso di sé, ma deve sempre essere l'effetto di uno schiacciamento di poli ellittico. La filosofia è un piccolo, forse impercettibile, scivolamento.

Simone Vaccaro

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