Ne ho scritto spesso, qui e altrove: la valorizzazione del patrimonio culturale e paesaggistico di Asti e dell’Astigiano, unico, irripetibile, bellissimo, è elemento indispensabile per favorire sviluppo locale, anche economico. A volte basta una foto per farlo, se sono poi migliaia, meglio.
Immagini che escano dalla corrente logica del Solo quando hanno le foto sotto gli occhi sembrano prendere tangibile possesso della giornata trascorsa, solo allora quel torrente alpino, quella mossa del bambino col secchiello, quel riflesso di sole sulle gambe della moglie acquistano l’irrevocabilità di ciò che è stato e non può esser più messo in dubbio. Il resto anneghi pure nell’ombra insicura del ricordo. Parole di Italo Calvino in uno dei racconti di una sua raccolta del 1970, Gli amori difficili. Racconto dal titolo L’avventura di un fotografo, dove il protagonista commenta con fastidio la mania di fotografare che porta a vivere in modo quanto più fotografabile possibile. Calvino scriveva, in tempi di solo analogico, di una delle dinamiche collettive più rilevanti di oggi.
Il problema credo nasca nel momento in cui il fotografarsi si fermi alla commemorazione celebrativa e univoca. Calvino lo aveva capito bene, suggerendo di fotografare luoghi e momenti che valga la pena condividere quali universali ed eterni. In altre parole recuperare il valore dell’immagine nelle sue valenze assolute, slegata dal noi e dal nostro volerci raccontare a tutti i costi. Detto semplice: meno selfie e dintorni.
Lo so, l’istintiva replica potrebbe essere: ma fatti gli affari tuoi. Logica. Provate però a fare una veloce analisi di una settimana a caso e poi vedete voi. Sotto le dieci foto condivise sui social molto probabilmente sarete già con soggetti perlopiù non da autoritratto; in logica di promozione territoriale qualche collina, monumento o castello in più ci starebbe, ma in genere ci siamo. Dalle dieci in su, fino ai picchi da fotomania calviniana, è indubbio che un qualche cambio del senso di ripresa sarebbe bello e utile, non parliamo poi del funzionalizzarne almeno la metà a raccontare il proprio territorio. Vedrete che il vantaggio non sarà da poco, non solo per la valorizzazione dell’Astigiano, ma anche per la certezza di non perdervi senso e piacere di eventi, esperienze e bei momenti nel doverli fotografare a tutti i costi.