La filosofia e le sue voci - 17 settembre 2022, 09:00

Il sapere e la gentilezza

Nuovo appuntamento con le riflessioni di Simone Vaccaro, per la rubrica "La filosofia e le sue voci"

Il sapere e la gentilezza

La conoscenza genera gentilezza

Furuya Usamaru, La musica di Marie

Spesso si dice: "sapere è potere". Quando si sa qualcosa, in effetti, si ha potere su quel qualcosa e la relazione che si instaura tra il saputo e chi sa segue il modello della dominazione. I latini asserivano infatti: "rem tene, verba sequentur", ovvero "possiedi l'argomento e le parole seguiranno da sé". Cosa peraltro confermata dai fatti. Conoscendo l'argomento e possedendolo in tutte le sue sfaccettature, l'efficacia della propria azione aumenta, il dispendio diminuisce e i risultati si ottimizzano. Sapere è potere perché capacità di previsione precisa e finalizzata, quasi chirurgica. È una forma di ingegneria della conoscenza, o meglio ancora, una conoscenza ingegnerizzata che come tale opera analiticamente, segnala percorsi e indica vie percorribili, rese percorribili dal sapere stesso. 

Una definizione di sapere che, comunque, coglie nel segno. Chi sa, sa fare. Non parteggio troppo per le differenze tra un sapere intellettuale e un sapere pratico: sono entrambe forme di sapere, differente, ma pur sempre sapere. E sono anche, a modo loro, un saper fare: evidente nella sapienza artigianale e contadina, un po' ancestrale e misteriosa, poco formalizzabile e assai ardua da rinchiudere in protocolli e algoritmi, meno nella dettatura dell'algoritmo, nella stesura del protocollo. Eppure anche quello è un saper fare! La precisione della costruzione formale, il perfetto combaciare delle formule, la consequenzialità razionale… Tutto ciò non è solo un sapere teorico, ma pratico, estremamente pratico. Chi sa, sa fare

Ma forse è proprio questa consonanza tra domini così diversi - il pratico e l'intellettuale - a farci ripensare quella definizione iniziale. Forse, sapere non è potere e forse non è neanche un possesso in vista di un fine pratico. Forse è qualcosa di molto più profondo che collega i due ambiti. Gli antichi greci affermavano che chi sa, non può non comportarsi bene, perché vertice della conoscenza è l'Idea del Bene (Platone). L'etica è conoscenza e conoscenza è cogliere la realtà nella sua totalità, senza pretesa di possesso, ma certezza di coglierne le venature e gli indizi. L'ordine in poche parole. E allora in questo contesto ritornano le parole di Furuya Usamaru contenute nel suo manga pubblicato tra il 2000 e il 2001. Conoscenza non è imposizione o possesso, ma comprensione e distensione. Chi sa veramente, non si può ergere come potente e dominante gli altri; chi sa veramente, comprende i legami che ci collegano e ci differenziano; chi sa veramente, è aperto al dialogo e alla relazione reciproca. Vive così la sua esperienza umana con piena gentilezza.

Simone Vaccaro

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