Il libro in questione è “IL DIO DEI CROCICCHI” di Pier Franco Brandimarte.
Nome che forse a voi non dirà molto ma a me fa venire l’ansia in quanto mio spietato professore astigiano-torinese del corso di scrittura creativa alla scuola Holden.
Ho iniziato il suo corso per imparare a scrivere post più efficaci su Instagram e mi sono trovata davanti un uomo che per sei mesi mi ha pungolata con: “Aurora, devi scendere più a fondo” “Aurora immergiti nelle cose, assorbile finché non ne esci svuotata”.
Io volevo scrivere caption e lui voleva che toccassi il fondo e dessi ancora una raschiatina.
Ad un certo punto mi ricordo di aver pensato “ma che cavolo, e fammi vedere come scrivi tu allora” e ho comprato un suo libro, non il più famoso. Come scrive? Eh, scrive bene, scrive come quel dio lì.
Ve lo consiglio come libricino settembrino perché magari dovete ancora andare in vacanza o magari avete il nuovo proposito di scrivere un diario e credo sia un ottimo spunto per farlo.
Brandimarte va in Galizia perché non sa come pagare l’affitto a Torino.
(E infatti anch’io mi sono trasferita in un monolocale a Torino e sta venendo voglia pure a me di andare in Galizia).
Parla di questo paese e delle persone che incontra; parla di Hermes il dio dei crocicchi e messaggero degli dei, psicopompo del regno infernale, protettore degli inganni e delle illusioni giovanili. Ci sono inframezzi esistenziali a mo' di Bernardo Soares. C’è tutto il processo creativo che lo affatica per scrivere questo libro.
I libri più belli sono sempre la storia di come li abbiamo scritti?
“Adesso devo stare in silenzio, evitare anche di scrivere, non fare niente, aspettare”
E’ un libricino intimo e a tratti struggente di spaesamento artistico ed esistenziale “mi fa male l’aria, vorrei dire, mi fa male il tempo”. E lui stesso mette le mani avanti dicendo che non è mica niente di nuovo e che tanto si scrive sempre di queste cose.
Tuttavia credo che Brandimarte sia un ottimo stimolo a spingere liberamente lo sguardo verso territori impensabili e sconosciuti; essere predisposti all’incontro e farsi conduttore come un tubo, citandolo.
E siamo a settembre mese in cui, che vogliate o no, (ma forse vale anche per gli altri undici?!) confluiscono cambiamenti che potrebbero apparentemente turbare il solido terriccio su cui poggiamo i piedi.
“Se non esci per la via non gli dai la possibilità di incontrarti”
E allora: usciamo!
(Non è necessario andare fino in Galizia)