La filosofia e le sue voci - 29 ottobre 2022, 09:30

Il fuoco e la neve

Nuovo appuntamento con le riflessioni di Simone Vaccaro, per la rubrica "La filosofia e le sue voci"

Il fuoco e la neve

Amico, accendi il fuoco

ti mostrerò qualche cosa -

una palla di neve!

Matsuo Bashō, Centoundici haiku 

Torniamo in Estremo Oriente, sponda Giappone. Attraverso un haiku (poesia composta da 17 sillabe totali, suddivise in tre versi di rispettivamente 5-7-5 sillabe) del maestro Matsuo Bashō (1644-1694) veniamo catapultati in quello che è uno dei problemi massimi dell'intera filosofia: come può la nostra conoscenza incidersi sulla realtà? È la realtà seconda alla nostra conoscenza? È pertanto un costrutto del processo conoscitivo? E se è un costrutto, la conoscenza è conoscenza di che cosa? Non di un oggetto ad essa esterno, perché anche esso sarebbe pur sempre costruito dalla conoscenza stessa! Ma si potrebbe allora ancora parlare di conoscenza? Domande vertiginose, vero? 

Prendiamo però il breve componimento del poeta nipponico e analizziamone il contenuto. Caratteristica principale dell'haiku, oltre alla sua estrema brevità, è di essere estremamente iconico. È come se ci trovassimo di fronte ad una sequenza di un manga o di un graphic novel: il requisito minimo richiesto per avere una sequenza, ovvero, due vignettine (come ebbe a scrivere Scott McCloud, illustratore e teorico del fumetto). Anzi, ancora più minimale, ancora più essenziale. Non abbiamo davanti una sequenza, ma una semplice immagine singola: qualcuno accende un fuoco mentre qualcun altro esce per prendere un po' di neve… L'immagine ci rimane impressa, vivida eppure sfocata, offuscata da un alone di indefinito. Semplicemente accade, c'è. Così come c'è il fuoco - che tradizionalmente è espressione di ciò che fa conoscere e dunque fa essere; e così come vi è la palla di neve - che viene, nella penombra di una capanna di in romito villaggio di montagna dell'Hokkaido (un po' di immaginazione non guasta mai), accostata al fuoco per essere mostrata…

E cosa mostra? Dov'è la soffice palla di neve? Il fuoco della conoscenza, il calore del nostro sapere, del nostro illuminare l'oggetto, lo ha fatto sciogliere! Costruiamo l'oggetto "palla di neve", lasciando sparire proprio la palla di neve, ciò che ha fatto sì che si attivasse il nostro processo conoscitivo! E qui la vertigine delle domande iniziali sembra trovare piena realizzazione: conoscere è allora sostituire all'oggetto - si dovrà poi chiamare ancora oggetto? - un costrutto, una manifestazione, una rappresentazione dell'oggetto stesso? Siamo quindi condannati ad aver a che fare solo con fantasmi?

Su questo tema, la filosofia ha imboccato strade differenti - da chi vede nella conoscenza un limite invalicabile e l'unica alternativa possibile per comprendere il mondo (penso al filosofo contemporaneo Markus Gabriel) a chi, invece, ritiene che la nostra conoscenza sia un effetto di un processo dell'auto-darsi della realtà, fino a chi vede nella realtà stessa un fondo misterioso cui la nostra conoscenza razionale e le nostre tecniche non solo oscurerebbero, ma pure oblierebbero malevolmente (una certa lettura di Heidegger e di alcuni suoi epigoni) - e la problematica presente è, forse, uno dei suoi ingredienti principali.

Simone Vaccaro

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