La nostra vita è un unico movimento attraverso differenti campi di senso, noi rinveniamo o stabiliamo via via le connessioni
Markus Gabriel, Perché non esiste il mondo
Affermazione quanto mai controintuitiva. Come possiamo dire che il mondo non esiste? Ci sembra, il mondo, non solo un concetto palese, cui non dovremmo far altro che offrire il nostro assenso, ma anche essere una verità empirica che tutti noi abbiamo davanti agli occhi! Negarne l'esistenza deve trattarsi di una trovata falsamente filosofica, giusto per dare un pizzico di pepe ad un discorso invecchiato un po' male! Eppure per il filosofo tedesco Markus Gabriel ritiene tale affermazione uno dei capisaldi del nuovo corso del pensiero filosofico contemporaneo.
La questione di fondo è molto semplice: cosa intendo quando utilizzo il concetto di mondo? Come tale, è un termine tecnico ed è questo il punto di partenza per comprendere la portata della proposta di Gabriel. Per mondo si intende la totalità delle totalità, la totalità di tutti gli ambiti possibili. Mondo allora sarebbe l'insieme di tutti quegli ambiti che possiamo catalogare, descrivere e modificare abitandoli. Non è necessariamente una considerazione insiemistica quanto qui presentato: il mondo non è l'insieme di tutti gli insiemi, quantificabili matematicamente, ma l'ambito che raccoglie in sé tutti gli ambiti, siano essi calcolati matematicamente o meno (dai numeri naturali alle nazioni, passando per le squadre di calcio e i sentimenti d'amore o odio che sia). E qui sta il punto: se il mondo è davvero questo non plus ultra totale, chi potrebbe descriverlo? Chi potrebbe essere talmente grande da eccedere la totalità per poterla poi presentare? Insomma, se io che filosofo e che mi interrogo sul mondo lo concettualizzo come totalità delle totalità, quale posto occupo in questo mondo?
La domanda sul mondo è anche la domanda sul posto che l'uomo occupa. E io sono dentro al mondo, per cui non posso uscire dal mondo per descriverlo come se fossi esterno ad esso. La totalità delle totalità mi è ontologicamente inaccessibile. Dunque sono costretto allo scacco assoluto senza appello? Per il filosofo tedesco non è così e si può facilmente aggirare l'ostacolo ponendosi in un'ottica differente: non sono io a essere schiacciato dal mondo, semplicemente perché il mondo in sé non esiste! Esistono i mondi, ma i mondi non pretendono mai di presentarsi come il mondo. E i mondi altro non sono che i campi di senso, ovvero strutture plurali all'interno delle quali le cose esistono. Pensiamo a Superman: nel campo di senso in cui svolgiamo le nostre attività giornaliere (lavoro, scuola, sport) di certo non esiste, ma se pensiamo al campo di senso dei fumetti DC, Superman non solo esiste, ma ne è anche tra gli attori più influenti!
Che non esista il mondo non è segno della povertà ontologica, ma espressione della pluralità ontologica dei campi di senso che noi attraversiamo nelle nostre esperienze quotidiane. Negare il mondo ci permette di avere una comprensione più ampia e coerente della nostra realtà e di ciò che in essa esiste o meno.