Cultura e tempo libero - 19 novembre 2022, 09:30

La graphic novel di "Io uccido". Giorgio Faletti vent'anni dopo

Nuova uscita per la rubrica "Lavorare stanca. Allora leggi"

Foto Letture

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Vent’anni fa Giorgio Faletti con “IO UCCIDO” diede vita al più venduto giallo italiano.

Esattamente vent’anni dopo, lo scrittore Andrea Cavaletto, il disegnatore David Ferracci e i colori di Assia Ieradi ne creano la graphic novel pubblicata da La nave di Teseo.

Capito? “Io uccido” versione fumetto! 

Di cognome faccio Faletti, sono astigiana, frequento la Biblioteca Astense, leggo tre libri a settimana e sono cresciuta in una famiglia avida dei libri di Giorgio Faletti. 

Ho mai letto “Io uccido”? NO. 

Ho scusanti? No.

Così, ignorando il best seller astigiano, ho proposto un sondaggio a chi mi segue su Instagram chiedendo loro se l’avessero letto e di darmi un motivo per convincermi a farlo.

La risposta media è stata: 

“L’ho letto anni fa/ è passata una vita/ l’ho terminato almeno sedici anni fa ma lo ricordo ancora benissimo. Lo lessi in due giorni/ non riuscivo a staccare gli occhi dalle pagine/ mi ha totalmente coinvolto: i riferimenti musicali, il punto di vista dell’assassino, le immagini cinematografiche, le descrizioni del vissuto dei personaggi e il gran ritmo narrativo mi hanno tenuto incollato; ha rivoluzionato il thriller italiano”

“Io uccido. Non è il commento a ciò che ha fatto; lo farà ancora”

In mia discolpa posso dire che vent’anni fa avevo un anno appena? 

Ma forse proprio qui c’è l’aspetto geniale di questa graphic novel: non tanto riportare sul palco una vecchia stella quanto onorarla in chiave moderna. 

Pur non avendolo letto temo, infatti, che “Io Uccido” possa essere figlio del suo tempo (in vent’anni quanti thriller, quante puntate di CSI e quanti eventi reali ancora peggiori ci siamo sorbiti che ci hanno anestetizzato sempre più al “colpo di scena” dei gialli?) ma che il fumetto, rispettandolo nella sua trama, ce lo ponga in una luce più spicy, più accattivante.

Ora, non solo non ho mai letto Faletti. 

Non ho nemmeno mai letto una graphic novel. Capite che disagio?

E ancora una volta, proprio questo è stato il bello. Ho sfogliato ogni singola pagina meravigliata. Ogni vignetta ti chiede il tempo di fermarti ad assaporarla nelle sue minuzie prima di passare alla successiva. 

Leggere fumetti è considerato leggere? Visto che sembra meno faticoso allora è indegno di chiamarsi letteratura? No. È una cosa diversa, e in quanto tale stimolante in modo diverso. 

Mi è sembrato di stare al cinema, di entrare in una lavatrice e farmi travolgere dal vortice vivo senza nemmeno preoccuparmi di respirare ma volendo solo continuare a voltare pagina. 

“Ti sto chiamando dal nulla. Dappertutto intorno, ovunque io giri lo sguardo, è il niente. E io sono nessuno”

Voglio dire grazie ad Assia Ieradi perché mi ha lasciato gli occhi pieni di colori oleosi violacei. Grazie a David Ferracci per la resa di ogni singolo tratto e per i terrificanti volti strappati! E poi grazie Andrea Cavaletto perché scrivere un fumetto vuol dire trovar escamotage narrative e avere un dono della sintesi pazzesco ma soprattutto grazie per aver osato con Roberta Bellesini quel “Proviamo a fare del libro di tuo marito una graphic novel?” e grazie a lei per aver detto di sì lasciando fluire il tempo, lasciando aperta la possibilità del cambiamento. 

È stata un’esperienza. Dovete vedere quei volti raschiati. 

Andrea Cavaletto ha detto: “Mi piacerebbe che il fumetto spingesse chi non lo conosce ancora a leggere il romanzo”

Andrea, la vostra creatura mi ha dato una bella spinta.

Aurora Faletti

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