Cultura e tempo libero - 25 novembre 2022, 12:50

Taglio del nastro per la mostra "Boldini e il mito della Belle Époque" a Palazzo Mazzetti (FOTOGALLERY)

Presente anche Vittorio Sgarbi: "Sono contento che anche Asti possa godere di queste opere meravigliose, vive"

Galleria fotografica a cura di Merfephoto

Taglio del nastro questa mattina, venerdì, a Palazzo Mazzetti ad Asti per la nuova mostra "Boldini e il mito della Belle Époque". 

L'esposizione resterà aperta fino al 10 aprile 2023. 

Al momento inaugurale di questa mattina era presente anche Vittorio Sgarbi, Sottosegretario al Ministero della Cultura.

Dopo i successi delle mostre Chagall. Colore e magia, Monet e gli impressionisti in Normandia, I Macchiaioli. L'avventura dell'arte moderna, la collaborazione tra Fondazione Asti Musei e Arthemisia continua a richiamare folle di visitatori ad Asti.

A cura di Tiziano Panconi, il progetto espositivo prevede una ricca selezione di opere che pone l'attenzione sulla capacità dell'artista di saper esaltare la bellezza femminile e svelare l'anima più intima e misteriosa dei protagonisti dell'epoca.

Il legame con il territorio

"Boldini ha avuto come moglie una giornalista originaria del nostro territorio, era di Costigliole - ha spiegato Mario Sacco, presidente Asti Musei - Sono opere magnifiche, con cui abbiamo voluto trasmettere un'immagine significativa di femminilità. Asti ha intrapreso un percorso con grandi mostre per valorizzare la rete dei musei. Siamo qui a celebrare il mito della belle epoque".

Gli fa eco Paride Candelaresi, assessore comunale alla Cultura: "Il Comune ha appoggiato l'iniziativa della Fondazione del filone delle grandi mostre. Asti è candidata capitale della Cultura 2025 e il presidente Sacco ha appoggiato il comune in questo grande progetto".

“Sono contento che anche Asti possa godere di queste opere meravigliose. Boldini è un pittore di femmine, grande amatore. Dipinge lo spirito, dipinge l'anima, fa quadri vivi. I quadri di Boldini emanano profumo”, ha dichiarato Sgarbi.

Oltre 80 opere

Oltre 80 magnifiche opere - tra cui Signora bionda in abito da sera (1889 ca.), La principessa Eulalia di Spagna (1898), Busto di giovane sdraiata (1912 ca.) e La camicetta di voile (1906 ca.) - sono protagoniste di una narrazione cronologica e tematica al tempo stesso.

L’esposizione presenta una ricca selezione di opere che esprime al meglio la maniera di Boldini, il suo saper esaltare con unicità la bellezza femminile e svelare l’anima più intima e misteriosa dei nobili protagonisti dell’epoca.

Una mostra che pone l’accento sulla capacità dell’artista di psicoanalizzare i suoi soggetti, le sue “divine”, facendole posare per ore, per giorni, sedute di fronte al suo cavalletto, parlando con loro senza stancarsi di porle le domande più sconvenienti, fino a comprenderle profondamente e così coglierne lo spirito, scrutandone l’anima.

Farsi ritrarre da Boldini significava svestire i panni dell’aristocratica superbia di cui era munificamente dotata ogni gran dama degna del proprio blasone. Occorreva stare al gioco e accettarne le provocazioni, rispondendo a tono alle premeditate insolenze ma, infine, concedersi, anche solo mentalmente, facendo cadere il muro ideologico dell’alterigia, oltre il quale si celavano profonde fragilità.

Egli coglieva al volo l’attimo fuggente, quel momento unico in cui un’occhiata più sincera rivelava lo stato d’animo e la mimica del corpo si faceva più espressiva, l’istante in divenire fra un’azione e l’altra, quando la forza motoria di un gesto si esauriva, rigenerandosi prontamente in quello successivo.

Negli anni della maturità e poi della senilità, le lunghe e vorticose pennellate, impresse come energiche sciabolate di colore, rimodellavano in senso dinamico i corpi delle sue “divine” creature e il suo stile, a un tempo classico e moderno, costituiva la miglior risposta alle vocazioni estetiste e progressiste manifestate dagli alti ceti sociali.

Redazione