Attualità - 25 novembre 2022, 08:01

25 novembre, Uniti si può: "Serve supportare i centri antiviolenza sul territorio"

A dirlo in una nota stampa è Claudia Rozzo, portavoce di Uniti si può, che aggiunge: "Bisogna agire anche sul fronte dell’indipendenza economica"

25 novembre, Uniti si può: "Serve supportare i centri antiviolenza sul territorio"

‘Una donna ogni 72 ore.

In Italia nel 2022 c’è stato un femminicidio ogni 3 giorni, quasi sempre compiuto da un parente, un partner o un ex della vittima.

Questa inquietante scia di sangue è solo la punta dell’iceberg del fenomeno molto più ampio della violenza contro le donne che contempla molestie, abusi psicologici, violenza fisica e sessuale.

Da dati Istat infatti si stima che in Italia circa il 31% delle donne ha subito almeno una volta nella vita una violenza fisica o sessuale, e Asti non è da meno. Secondo SOS Donna nella nostra città nel 2021 sono state 65 le donne vittime di violenza che si sono rivolte all’ospedale, tenendo sempre conto, purtroppo, che le donne che denunciano e chiedono supporto nei casi di violenza domestica sono solo una parte.
Molte temono denunciare per timore di rimanere da sole, non essere credute o perché non indipendenti economicamente, altre invece non riconoscono la violenza subita perché vittime di manipolazioni psicologiche dell’abusante.

Per questo è necessario supportare i centri antiviolenza presenti sul territorio, quali l’Orecchio di Venere della Croce Rossa.

Le istituzioni locali devono promuovere l’istituzione e il rafforzamento di luoghi sicuri per donne vittime di violenza in cui siano presenti mediatori culturali, operatorio socio-sanitari e in cui offrire un’adeguata assistenza legale oltre che psicologica.
Occorrono quindi, oggi più che mai, il proseguimento, da parte del Comune, del Piano Triennale regionale di intervento contro la violenza di genere affinchè venga anche consolidata la rete territoriale degli sportelli antiviolenza e delle case rifugio, promuovendo la formazione di sportelli comunali di accoglienza.

Bisogna inoltre agire sul fronte dell’indipendenza economica: una donna che dipende dal partner violento incontra molte più difficoltà nel lasciarlo, tanto più se in presenza di figli. Combattere la violenza di genere significa quindi promuovere l’occupazione femminile. Nella nostra città la percentuale di disoccupazione femminile raggiunge il 7,7%, ed è per questo che sono necessari percorsi di inserimento o reinserimento lavorativo. 

Ma non basta, tassello imprescindibile sollevare le madri dal lavoro di cura forzato, sostenendo l’inserimento negli asili nidi ed educando alla parità di genere, abbattendo così i principali ostacoli all’occupazione femminile.’

Claudia Rozzo, portavoce Uniti Si Può

Al direttore

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