“Com’è stato ampiamente pubblicizzato nei mesi scorsi dal sindaco e dall'assessore alla Cultura – fa sapere l’associazione ‘CambiAMO Asti’ in una nota – anche la città di Asti ha presentato la sua candidatura a diventare Capitale italiana della cultura 2025, con tanto di sponsor importanti come Vittorio Sgarbi”.
“Il dossier presentato – prosegue la nota – s’intitola ‘Dove si coltiva la cultura’, eppure ci sembra che la cultura sia poco, pochissimo coltivata quando si vede lo stato indecoroso in cui è mantenuta, nel cimitero cittadino, la tomba Omedè-Ricciardi. Certo non tutti gli astigiani sono tenuti a conoscere il nome e l'importanza dell'autore, lo scultore Leonardo Bistolfi, al quale sono dedicate cinque sale nel Museo Civico di Casale Monferrato e le cui opere sono esposte anche al Museo d'Orsay di Parigi”.
“L'assessore alla Cultura e gli esperti – precisa la nota – di cui crediamo si circondi, dovrebbero invece sapere che il Bistolfi fu uno dei più importanti esponenti del simbolismo italiano e che la tomba Omedè-Ricciardi è certo tra le sue creazioni più note e rilevanti. Di gusto classicheggiante, con uno sguardo attento all'iconografia dell'Antica Roma, legata ai temi del lavoro e della famiglia, ospita le spoglie mortali dei coniugi Vincenzo Omedè ed Emma Ricciardi”.
“Omedè – specifica l’associazione – industriale e proprietario dell'omonimo maglificio, Grand'ufficiale dell'ordine della corona d'Italia, ma soprattutto generoso filantropo, meriterebbe una maggiore riconoscenza da parte di una città che ha tanto beneficato. Oggi la sua tomba è in uno stato pietoso, erbacce e sporcizia la ricoprono e la statua bronzea della vestale offre la sua anfora ad un altare ricoperto di cibo per gatti”.
“La prossima volta – conclude la nota – che il professor Sgarbi verrà ad Asti, invitiamo l’amministrazione comunale a fargli visitare la tomba, certi che apprezzerà questo luogo ‘dove si coltiva la cultura’, insieme alle erbacce. E cogliamo l'occasione per chiedere informazioni sull'esito della candidatura, di cui, dopo tanto parlare sui giornali, non si sa più nulla da mesi”.