Viviamo in un posto bellissimo - 11 febbraio 2023, 07:30

Viviamo in un posto bellissimo dove l’immagine è tutto

Oggi accenno qualcosa sul valore di un mare d’immagini, un mare di fotografie storiche che è grande tesoro, a rischio se esente da valorizzazione e tutela

Viviamo in un posto bellissimo dove l’immagine è tutto

Viviamo nella cosiddetta “società dell’immagine”. All’aspetto fisico viene attribuita molta importanza nelle varie occasioni della vita di società, ma questo non deve farci dimenticare che solo in qualche caso il destino di una persona dipenderà dal suo aspetto esteriore, molto di più dal suo quoziente intellettivo, dal suo carattere, dalla fortuna. . .

Traccia di uno dei temi della maturità 2021. E’ indubbio si stia vivendo in una società dove l’apparire spesso conta di più dell’essere, dove essere e apparire coincidono.

Mai come oggi siamo stati circondati da un predominio così forte delle immagini. Questo porta, specialmente per i più giovani, a perdersi valori diversi una volta non condivisi in comunità. Immagine che rincorre immaginiesenti dal confronto con il passato. Un passato che proprio in termini di immagini ha tanto da raccontare.

Basta pensare che da una recente indagine dell’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione emerge che l’Italia possiede circa 23 milioni di fotografie storiche, solo negli archivi degli uffici del Ministero della Cultura. Immaginate potessimo sommarle a quelle di altre amministrazioni, musei, biblioteche, associazioni, collezionisti e a quelle che sicuramente tenete in un qualche cassetto.

Un patrimonio di immagini che è a forte rischio di dispersione, non utile in quanto non fruibile. Da un po’ si parla dei suoi evidenti valori e della necessità di creare archivi fotografici per salvaguardare questi patrimoni di vita, patrimoni di comunità.

Dal 2007, il 9 giugno è diventato Giornata internazionale degli archivi, scegliendo il giorno in cui nel 1948 fu creato l’ICA, International Council on Archives. Quindi una consapevolezza non proprio recente, tanto che, già a fine Ottocento ne scriveva Rodolfo Namias, chimico, fotografo e saggista, autore di oltre trenta libri tecnici tra cui il più noto è Enciclopedia Fotografica. L’idea di un uso privilegiato del documento fotografico come strumento base di conoscenza del vicino passato, si coniugava con l’appello che il British journal of Photography aveva lanciato dalle sue pagine nel 1888, auspicando la creazione di un grande archivio storico della fotografia, nella certezza che le immagini sarebbero state i tasselli più necessari e preziosi entro un secolo per rappresentare gli avvenimenti e per interpretarli. Dalle nostre parti ci siamo arrivati con calma: è del 1999 il riconoscimento della fotografia, all’interno del Testo Unico in materia di Beni Culturali e Ambientali, come bene culturale e oggetto di tutela.

Nel tempo sono poi arrivate tecnologie digitali splendidamente perfette per archiviare, divulgare e valorizzare. Per trasformare quel mare di fotografie in bene culturale condiviso, unico e insostituibile, testimonianza con alto valore di civiltà. Per coinvolgere le comunità, e le nuove leve, con un patrimonio storico che ne valorizzi differenze e origini, anche per rimodulare scelte d’immagine uniformanti.

Va beh, sono andato lungo con l’introduzione, ma avrete capito dove si voleva andare a parare: quando lo facciamo un Archivio Fotografico di Comunità di Asti e Astigiano?

Davide Palazzetti

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