A volte si dicono parole senza pensarle veramente. E, se si è un imprenditore conosciuto, questo può provocare un seguito mediatico per nulla piacevole.
Sono giorni concitati per Franco Morando, 43 anni, nipote di Enrico Riccardo, imprenditore originario di Castiglione Tinella, nelle Langhe, pioniere del "pet food" in Italia con un primo stabilimento avviato nel 1955 a Neive e un impero del cibo per animali (Morando Spa) oggi basato sugli impianti di Andezeno, nel Torinese, e Molfetta, in Puglia.
Una famiglia industriale, la sua, che, giunta alla terza generazione, oltre al mondo del cibo per animali, ha investito nel vino, creando la cantina Montalbera di Castagnole Monferrato e contribuendo alla valorizzazione del Ruché, rosso autoctono del Monferrato, senza dimenticare i 10 ettari di vigneti di Moscato a Castiglione Tinella.
Quella infelice battuta su Torino e sulla sua ristorazione, riconosciuta tale dallo stesso Morando, proferita durante una conversazione con Alessandra Demichelis, glamour avvocatessa in procinto di partecipare alla trasmissione "Pechino Express" (e da lei pubblicata via social sul suo profilo Ig "Dc_Legal"), ha creato un putiferio soprattutto tra i ristoratori, che si sono sentiti offesi per la sua dichiarazione: "Torino è una città di m…., non ci vivrò mai. Lo dico contro i miei interessi, se volete mangiare e bere male venite a Torino. È imbarazzante. Fate 70 km in più, siete a Milano e vivrete meglio".
Una frase – per lui estrapolata dal contesto – subito suonata malissimo alle orecchie dei ristoranti che operano ai piedi delle Mole. Tra i primi a sollevarsi la Fiepet-Confesercenti, l’associazione di pubblici esercizi torinesi, e il suo presidente Fulvio Griffa, che ha preso ferma posizione contro Morando, dando la stura a una ridda di reazioni la più tenera delle quali ipotizzava quale reazione il boicottaggio delle sue etichette dalle carte di ristoranti ed enoteche.
Ora la precisazione dell’imprenditore che, provato da quanto accaduto, ha voluto specificare la sua posizione così: "A seguito della mediatizzazione di un video in cui sono presente - ha affermato - ritengo doveroso precisare che le affermazioni fatte, seppur assolutamente fuori luogo, sono state dette in un contesto scherzoso tra amici al termine di una cena. Questo non giustifica un comportamento, ma lo inquadra in un contesto preciso. Sono affermazioni che non penso e che non corrispondono alla mia persona. Per questo motivo me ne dispiaccio e mi sento di chiedere scusa a tutti coloro che si sono sentiti offesi o, in qualche modo, colpiti da tali esternazioni. Non penso assolutamente che la ristorazione a Torino sia scarsa, anzi penso che negli ultimi anni il suo livello si sia ulteriormente alzato e, da piemontese che sono vivo, questo territorio che amo, sia come cittadino che come imprenditore".
Ai posteri l’ardua sentenza, mentre sui social le reazioni all’anatema sui poveri della social legale e alla Torino spauracchio dei gourmet non si fermano.