Attualità - 09 marzo 2023, 19:39

Tra i sanitari piemontesi impegnati in Turchia per l’emergenza terremoto anche 8 astigiani tra medici e infermieri

In sei sono appena rientrati e due sono partiti. L'infermiere Omar Rissone ci ha raccontato la sua esperienza. "Non dimenticherò mai il volto di una bimba. Era il simbolo stesso della tragedia"

Tra i sanitari piemontesi impegnati in Turchia per l’emergenza terremoto anche 8 astigiani tra medici e infermieri

Un’esperienza professionale e umana che segnerà per sempre la vita degli otto sanitari astigiani (6 sono rientrati e due sono partiti), impegnati in Turchia dopo il terribile terremoto che ha colpito la zona nella notte tra il 5 e il 6 febbraio e che, stando alle stime attuali, avrebbe già causato più di  50 mila vittime85mila feriti e tantissimi sfollati tra Turchia e Siria.

L'ospedale e le sue risorse

Dal 17 febbraio, è entrato nella sua piena operatività l’ospedale di campo Emt2 della Regione Piemonte allestito ad Antiochia, tra i dodici al mondo di questo tipo:  14 tende per strutture mediche (una tenda per Triage e accettazione, due Pronto Soccorso, una Unità di terapia intensiva con 4 posti letto, una sterilizzazione e presala operatoria, una sala operatoria, una sala parto naturale e cesareo convertibile in seconda sala operatoria.

Inoltre tre degenze da 20 posti letto, una sala radiologica, laboratorio analisi, una tenda di isolamento per malati infettivi con 2 posti letto, una farmacia e magazzino, un obitorio e una tenda di comando per direzione sanitaria e logistica) oltre a 16 tende per servizi e logistica (otto dormitori, un dormitorio diurno per personale turno notte, una tenda per cucina, due tende per refettorio, una tenda docce, una tenda per lavanderia e due tende relax).

A queste, si aggiungono 15 tende bagno con cabine singole  per personale e degenti, tre generatori elettrici, un impianto elettrico campale dotato di selettività verticale ed orizzontale, trasformatore di isolamento per sala operatoria, UPS per sala operatoria, ICU e laboratorio, radiologia, un impianto idraulico campale composto da serbatoi flessibili, sistema acqua fredda e calda, un sistema di purificazione e potabilizzazione dell'acqua per 3000 litri l'ora, un produttore di ossigeno PSA per 6000 litri l'ora, una cucina attrezzata per 100 persone a pasto, approvvigionamento alimentare per 7‐10 giorni e un veicolo trainante dotato di carrello elevatore.

In questi giorni sono arrivati i complimenti dal Capo della Protezione civile, Fabrizio Curcio per il grande lavoro dei sanitari piemontesi coordinati dal direttore della  maxi emergenza Mario Raviolo.

 

Gli astigiani

Un lavoro incredibile svolto da sanitari appassionati e, spesso abituati alle emergenze, ma affrontare un’esperienza di questo tipo con, anche, le difficoltà della lingua è stato indimenticabile per i nostri astigiani.

I medici Paolo CamardiAgostino Roasio, con gli infermieri Omar Rissone,  Andrea Milani, Roberto Rosania, Stefania Santo sono appena tornati e le infermiere Angela Bovino ed Erica Andreolotti, sono partite per la seconda tornata.

È Omar a raccontare i momenti vissuti: “Un popolo devastato da due terremoti, anche noi abbiamo vissuto un 6.4 che ha finito di distruggere quel poco che era rimasto. Abbiamo trovato uno scenario apocalittico e ci siamo dovuti calare in una situazione mai vista. Il secondo sisma ha poi portato un super afflusso di gente".

2600 persone visitate in Pronto soccorso in pochi giorni, numeri incredibili e un ospedale universitario crollato. “Abbiamo imparato da zero, strada facendo, ricorda Omar, gli interpreti sono arrivati dopo qualche giorno, all’inizio funzionava il linguaggio del corpo”.

 

I ricordi... incancellabili

"Non dimenticherò mai una bimba di circa dieci anni - racconta - con un volto incredibile, occhi gonfi, tristi, ricordava una bimba deportata. Il suo volto era totalmente smarrito. Il simbolo di quella tragedia. E non dimentico nemmeno un uomo che ha perso mamma papà, due fratelli, la moglie che era di fianco a lui che non riusciva a tirarla fuori, mi ha detto Avrei voluto morire anche io”.

In tanti non sapevano leggere, ma solo parlare. ”Non ho mai lavorato con così poche risorse e con persone così diverse, ma abbiamo fatto un bel gruppo, molto uniti per queste persone che avevano bisogno in assoluto di noi e di tutta la nostra attenzione".

 

Il riso con il latte e lo zucchero... Come la nonna

Omar si commuove ricordando un signore che tutti i giorni andava in ospedale per fare l'aerosol.

"Mi chiamava my friend, con lui ci siamo sempre capiti con gli sguardi e il giorno prima che andassimo via, facendo una piccola passeggiata, l’ho incontrato e mi ha invitato in quella che era rimasta la sua casa e cioè un container dove vive con il cugino, mi ha offerto riso, latte e zucchero, come mi faceva mia nonna e quel gesto, fatto da una persona che non aveva più niente mi ha molto colpito e riempito il cuore di gioia".

Betty Martinelli

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