Il disegno non è la forma, è la maniera di vedere la forma
Dagas, citato da Paul Valéry in T. Groensteen, Système de la bande dessinée, vol. 2 (traduzione mia)
Aveva ragione Degas: il disegno non coincide mai con la forma con la quale è disegnato. Questo non vuol dire ovviamente che tra la forma del disegno e il disegno stesso ci sia un dissidio irreparabile; chiarisce semplicemente il fatto che il disegno sia sempre più di un oggetto cui rivolgersi. Questo, però, è difficile. Se per Degas era tutto naturale, quel "chiarisce semplicemente" di prima è molto più oscuro di quanto non voglia dare a vedere. Il disegno - opera d'arte che sia, fumetto o bozzetto sul block notes preparato durante una noiosa lezione di filosofia - è la forma di un pensiero, la forma che il disegnatore ha deciso di imprimere, o che si è trovato a imprimere, alla materia magmatica che è il pensiero. Il disegno è ciò che lascia un segno, che solca un foglio, che imprime il suo tratto nell'occhio di chi osserva, è la forma che crea il collegamento tra la mente e la mano di chi l'ha prodotta e l'occhio e la mente di chi la riceve. Il disegno è la forma che crea collegamenti.
Ma come si fa allora a dire che il disegno non è la forma? Certamente, l'approccio immediato non può che ribellarsi a tale controintuitiva affermazione: il disegno è la forma del segno che il suo autore ha voluto lasciare. E su questo non ci piove. Ma vi è di più. E Degas lo sapeva bene: la forma sopravviene, viene come conseguenza di un gesto più profondo e antico che fa da sfondo ad ogni disegno. La forma è il contatto plasmante con la resistenza di ciò che deve ricevere la forma: i miei limiti, le mie incapacità, i miei strumenti. È un conflitto interiore che si sgomita per trovare una soluzione esteriore, che entra in subbuglio per divenire forma, per acquisire quella forma che le permetterà di porsi al cospetto del mondo.
È allora l'esternazione di ciò che ribolle nelle pentole delle nostre menti? In realtà no. Ecco il vero problema e la profondità di questa affermazione dell'artista francese. La visione del disegno è visione del disegno come osservazione estranea e ritirata, come giudizio oggettivo distaccato. Per questo non è visione. La vera visione è la partecipazione alla visione stessa dell'artista. Da contemplatore di un'opera o di un disegno, non guardo mai la sola opera o il solo disegno - ovvero la forma, ma il modo di vedere la forma vista dal pittore stesso, quel modo di vedere che fa sì che la mia visione sia visione di un modo di vedere, di un modo di vedere la forma prima ancora di vedere la forma.
Vedere come si vede la forma è il legame più stretto tra artista e noi.





