La dedizione dei sacerdoti al servizio delle loro comunità è un aspetto essenziale della loro vocazione, ma comporta delle sfide, che molti di loro affrontano facendo del lavoro la loro stessa vita.
Un sacerdote che incarna bene questa dedizione all'aiuto della comunità è don Mario Banaudi, attuale parroco di San Pietro ma fino allo scorso settembre responsabile di quella di San Domenico Savio – parrocchia di cui è co-parroco, don Dino Barberis, direttore del settimanale diocesano “Gazzetta di Asti” – che durante la sua permanenza ha letteralmente aperto le porte a chi ha bisogno di aiuto. Il quartiere in cui operano i due sacerdoti ha una forte propensione alla multietnicità ed è caratterizzato da livelli elevati di disoccupazione, per cui don Mario, su richiesta della Caritas Diocesana, ha di buon grado aperto le porte a persone e famiglie rifugiate o rimaste senza lavoro e un posto in cui dormire.
“Non sapevo cosa sarebbe potuto accadere nella mia vita ospitando due giovani che avevano vissuto un viaggio così difficile e doloroso attraverso il Mediterraneo per sperare in una vita migliore in Italia”, ha affermato don Mario. Uno dei giovani che ha usufruito di ospitalità è Osman F., un gambiano arrivato in Italia nell'aprile 2014 dopo essere sopravvissuto al deserto del Sahara, alla Libia e all’attraversamento su un’imbarcazione di fortuna.
Osman è uno dei 144.862 migranti a cui lo Stato italiano ha concesso l'asilo politico e, dopo aver completato gli studi a Torino, oggi lavora nel settore delle risorse umane per una multinazionale e ha una famiglia. “Ho vissuto con loro per un anno e mezzo e ho trovato fraternità e comprensione – ha affermato in merito all’esperienza vissuta con don Mario e don Dino – Mi hanno sempre permesso di essere libero di scegliere e di pensare come un musulmano".
L'ospitalità offerta dall'appartamento della casa parrocchiale è stata fonte di rinnovamento per coloro che vi hanno soggiornato. Dopo Osman, vi ha soggiornato una famiglia marocchina con tre figli, e molti altri hanno beneficiato dell'assistenza fornita dalla parrocchia. Sempre operando per concentrarsi sull’individuo, cui offrire un supporto concreto. “Questo è un quartiere periferico con molti problemi – ha detto Silvana Bellone, una delle volontarie –, ma noi partiamo dall'idea di dare centralità alla persona, offrendo aiuto e cercando di coinvolgere il beneficiario nelle attività di volontariato della parrocchia".
Come ha rimarcato don Dino, ora affiancato a San Domenico Savio da don Enrico Filetti, l’opera di supporto svolto è articolata e strutturata e cerca di battere vie sempre nuove: “Quest’anno ci stiamo muovendo su tre binari – ha spiegato – lo sportello lavoro in collaborazione con il Comune per le periferie, l’assistenza alle ragazze madri in difficoltà economica insieme al Centro aiuto alla vita, visto che la nostra parrocchia è dedicata al protettore delle mamme in attesa, e una convenzione con la società calcistica del quartiere che ci consente di pagare le quote di partecipazione all’attività sportiva della squadra per conto delle famiglie dei ragazzi che non possono permettersele”.
“Mettersi a disposizione degli altri è un elemento fondante di questa comunità – ha chiosato don Mario – Incontrando queste persone anche la tua vita può diventare più ricca e con degli orizzonti diversi, scopri che in fondo quando aiuti qualcuno, alla fine, ricevi molto di più rispetto a quello che ti sembra di dover dare prima di iniziare”.