Attualità - 07 aprile 2023, 07:30

Continua a San Damiano la tradizionale vendita dei "Caritun" con la Confraternita di San Giuseppe

Il ricavato della vendita servirà per proseguire i restauri della Chiesa barocca iniziati nel 2011

I caritun

I caritun

Ancora oggi, Venerdì Santo, presso la Chiesa di San Giuseppe, in piazza Libertà a San Damiano, si rinnova la tradizionale vendita dei “Caritun” (pane della carità), un’iniziativa di cui da sempre era animatore e sostenitore il compianto e indimenticato Professor Gigi Zappa, segretario e in passato rettore ed economo della Confraternita di San Giuseppe.

Lo scorso anno ne furono venduti 50 chili.

"Questo piccolo pane poco lievitato - raccontano gli organizzatori - vuole ricordare la schiavitù degli Ebrei in Egitto, con il pepe simbolo delle erbe amare consumate durante la Pasqua Ebraica, con il giallo dello zafferano che ricorda il colore della malta dei mattoni costruiti dagli Ebrei per il Faraone e con il monogramma JHS che vuole significare che il pane è diventato materia del sacrificio eucaristico".

Il Caritun non è il pane azzimo, rigorosamente senza lievito, presente sulle tavole degli Ebrei durante le celebrazioni della Pasqua Ebraica, ma è un pane normale. Il ricavato della vendita servirà per proseguire i restauri della Chiesa barocca iniziati nel 2011. Molte opere si sono concluse: consolidamento del tetto, restauro delle mattonelle colorate della cupola, nuovo impianto di riscaldamento, l’altare maggiore è stato riassemblato, alcune statue e candelabri sono stati riportati al loro primitivo aspetto, come molte altre opere di Pietro Antonio Pozzi di Bergamo e dei suoi figli, molto apprezzati anche da Casa Savoia.

La rettrice prof Ebe Graziano, insieme a uno staff di volontari, porterà avanti la tradizione ricreando l’atmosfera pasquale attraverso i simboli e le immagini delle antiche usanze sandamianesi.

Confraternita di San Giuseppe

Istituita nel 1563, la compagnia, sorta inizialmente sotto il titolo degli Angeli e nel Nome di Gesù, decise, pochi anni dopo, di riedi­ficare la propria chiesa nel sito che il co­mune le aveva concesso, e precisamente accanto alla torre dell'orologio pubblico, nell'odierna piazza Libertà.

L'edificio, dedicato in un secondo momento a San Giuseppe, venne ristrutturato nuova­mente nel 1700 e in seguito arredato e affrescato. La cupola, sormontata da una lanterna a base ottagonale, venne innal­zata nel 1741 a circa 28 metri d'altezza; l'esterno venne poi rivestito di tavolette a tre colori, rosso verde e giallo, realiz­zate in ceramica da un artigiano di Som­mariva Bosco. I fratelli Pozzo vi lavorarono nel 1744 affrescando con grande maestria al­cune scene dalla Vita di San Giuseppe nella cupola, le Quattro parti del mondo nei pennacchi e il Trionfo della religio­ne sopra la volta dell'altare maggiore.

Il caritun

Il Giovedì e il Venerdì Santo la confraternita di San Giuseppe organizza, all’interno della propria chiesa, in piazza Libertà, la tradizionale distribuzione dei “caritun”, pani azzimi di carità che ricordano la fuga del popolo ebraico dall’Egitto e che ancora oggi vengono confezionati utilizzando settecenteschi stampi in legno. Un tempo i pani erano preparati dai confratelli e distribuiti come carità ai poveri, oggi vengono invece confezionati da una panetteria locale e venduti e il ricavato destinato alle necessità della confraternita.

Il Caritun simboleggia la fuga dall’Egitto del popolo Ebreo che non ebbe il tempo di far lievitare il pane e lo cosse molto velocemente per festeggiare la Pasqua Ebraica.. Gli ingredienti del Caritun sono: farina, acqua e sale con aggiunta del pepe per rievocare le erbe amare della Pasqua ebraica, che simboleggiano la schiavitù in Egitto; lo zafferano che con il suo colore giallo vuole ricordare la malta con la quale gli schiavi ebrei costruivano i mattoni per le opere architettoniche del Faraone e il simbolo JHS indica il simbolo di Cristo perché il pane è benedetto, l’anagramma viene impresso sulla pagnotta con stampini in legno risalenti al XVIII secolo. L’allestimento della chiesa ricorderà negli altari laterali le immagini dell’Ultima Cena e i simboli della Pasqua Ebraica, con un trionfo centrale nei pressi dell’altare maggiore con la Croce, simbolo del Venerdì Santo, dal significato molto prezioso, poiché rappresenta, il sacrificio che Gesù Cristo fece per purificare i peccati del mondo, attraverso la sofferenza e la passione per l'umanità, per giungere alla salvezza, alla riconciliazione e all'unione con Dio.

Redazione

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