Dopo la lunga sospensione provocata dal periodo emergenziale Covid, domenica 23 si rinnoverà a Tonco l’appuntamento con la tradizionale “Giostra del Pitu”: principale festa del paese che riprende un antico rito propiziatorio della società contadina.
Che prevede di cacciare la potenza del male scaricandola addosso al tacchino (pitu, in dialetto piemontese), in cui veniva identificato il feudatario locale visto come capro espiatorio di tutti i mali che hanno afflitto il popolo nell’anno trascorso, per consentire così alla comunità di iniziare un nuovo ciclo sotto i migliori auspici
Il pitu imprigionato viene condotto davanti ad un tribunale, allestito in piazza, dove i giudici togati lo processano in un incalzare di schermaglie verbali tra la pubblica accusa ed il pitu, che cerca inutilmente di difendersi.
Al termine del processo, il pitu viene condannato a morte e chiede, come ultimo desiderio, di fare pubblicamente testamento. Tutta questa parte sarà recitata in dialetto monferrino.
Va infine ricordato che, dal 2015, il tacchino "protagonista" della manifestazione è stato sostituito da un simulacro in tessuto.