Per accompagnarti nella lettura di questa intervista ti consiglio la canzone Piccola anima, di Ermal Meta ed Elisa, contenuta nella playlist "Orgoglio Astigiano" su Spotify
Per arrivare da Mariacristina Falbo faccio una stradina incredibile.
La loro struttura la trovo subito. Ero certa che dietro quel cancello si nascondesse un tesoro. Non mi sbagliavo. Mariacristina, il marito Massimiliano e i loro cinque figli vivono a Valleandona (Bricco Cravera), immersi in una distesa di verde che toglie il fiato. La loro è una storia di rinascita, di grandi consapevolezze, di enormi cambiamenti.
Mariacristina, da dove arrivate e perché siete nell'Astigiano?
Arriviamo da Moncalieri, custodivamo un sogno. Da un palazzone di città abbiamo cercato ovunque qualcosa che potesse farci cambiare vita. Volevamo a tutti i costi trovare casa, quella vera.
Cosa succede nel marzo 2015?
Succede che i sogni si spengono. Mio marito ha un incidente gravissimo sul lavoro. I dottori ci dissero che solitamente si muore per incidenti del genere. Massimiliano era in coma: ci dissero "non sappiamo come si sveglierà, se si sveglierà". Si svegliò, era bloccato a letto, fino a che a Pasqua del 2018 decisi di andare a Međugorje a fare un viaggio della speranza.
E dopo?
Dopo quello che avvenne capimmo ancora di più che avevamo un fortissimo desiderio di casa, di terra, di maternità e paternità. Avevamo già quattro figli. Volevamo andare via dalla città, verso la campagna.
Cosa significa per te andare via da Moncalieri?
In primis licenziarmi. Sono laureata in Legge, lavoravo part time nell'ufficio legale di un'importante azienda. Fu il primo passo per cambiare vita. Non ero consapevole, però, che sarebbe cambiato proprio tutto.
Il cambiamento e la consapevolezza di sé, tra terra e verde
Quando mi racconta la sua storia lo facciamo passeggiando per quelle distese infinite di terra e verde che loro chiamano casa. I suoi occhi brillano di gioia. Di lei mi colpisce la lucidità con cui descrive, minuziosamente, tutte le sensazioni che l'hanno portata a fare il grande salto. Mi racconta di una Mariacristina totalmente cambiata, di una donna che è come se avesse vissuto due vite. Spiega il cambiamento come qualcosa di profondamente naturale per chi si sta evolvendo.
Perché Asti?
Mio marito aveva visto questa casa in vendita su internet. Era in linea con tutto ciò che stavamo cercando. Nel Torinese i prezzi erano altissimi, non potevamo permettercelo. All'inizio Asti non mi convinceva affatto, ma decidemmo di andarla a vedere. Inutile dire che fu amore a prima vista. Quella era casa nostra.
Il sogno stava prendendo forma... ma quale sogno?
Volevamo una casa che potesse accogliere, per costruire relazioni profonde, per testimoniare la vita di tutti i giorni, in campagna, con cinque figli. Presto questa struttura diventerà agriturismo. Abbiamo preso questa casa che era immersa nella selva oscura, la terra allo stato brado, in una riserva naturale incredibile. Abbiamo abbracciato questo posto e, piano piano, iniziato a pulire, riordinare.
Vigne, frutteti, orti, campi di zafferano. Oggi Mariacristina e Massimiliano producono verdure di stagione non trattate, uova, ma soprattutto zafferano.
Come vi è nata l'idea dello zafferano?
Tutto partì da mio marito: decise di comprare dei bulbi prima ancora che avessimo questa casa. Nella vita bisogna essere folli. Ragionavamo sul posto in cui li avremmo messi, quando, nel settembre 2019, è arrivato tutto questo.
Mi mostra la conca dedicata allo zafferano: è enorme. Mi dice che tra ottobre e novembre inizierà il grande lavoro, che porterà a vedere dei fiori incredibili, viola, profumatissimi. Me lo descrive talmente bene che mi sembra di sentire quel profumo, di vedere quel colore.
Come è stata l'esperienza con Asti?
Asti inizialmente ci sembrò poco accogliente, chiusa. In realtà eravamo noi i primi a esserlo: non sapevamo bene cosa stessimo andando a fare. Il territorio astigiano, ad oggi, mi sta dando quell’accoglienza e quel calore che i primi anni non ho avvertito, forse a causa del Covid o perché eravamo disorientati. C’è voluto tempo per arrivare a percepire una terra che accogliesse, per avere relazioni. Le persone erano diffidenti all’inizio ma, semino dopo semino, qui è arrivata gente da tutto il Piemonte, dalla Lombardia e dalla Liguria. Le persone hanno bisogno di contatto e noi apriamo le porte di casa nostra per condividere questo 'stare bene'.
OraLavora
E così, da Mariacristina, laureata in Legge, e Massimiliano, ingegnere, è nata l'azienda agricola astigiana "OraLavora".
Perché è nato tutto questo?
Siamo stati molto educati all’arte di conservare bene le cose, al rispetto della terra, al non buttare. Credo che questi siano sogni custoditi da lontano, che cerchi di fare tuoi riadattandoli. Mia nonna era contadina, mi ha sempre trasmesso qualcosa ma non pensavo di fare questo salto, un giorno. Tutti ci dicevano che eravamo pazzi anche solo a pensare tutto questo, per di più con i figli. Ci volle il quinto per fare questo salto. È uno sperare contro ogni speranza. Umanamente ci era stato detto di non fare, professionalmente anche. Eppure, siamo qui.
Un consiglio agli astigiani?
Abbiamo delle cose meravigliose nei dintorni. Non dobbiamo fare altro che puntare sul territorio. Non riesco ancora a sentirmi pienamente astigiana, ho origini calabresi, il mio è un mix di tradizioni, ma credo che Asti debba volersi bene, debba impegnarsi per raccontare a tutti la sua bellezza. Perché è un qualcosa di incredibile.
Perché l'importante è seminare e non smettere mai di farlo. Costi quel che costi.