Cultura e tempo libero - 06 maggio 2023, 09:30

Alla ricerca del turista perduto

Nuova uscita per la rubrica "Lavorare stanca. Allora leggi"

Foto Letture

Foto Letture

I turisti hanno quella disposizione d’animo al trascorrere ore silenziose, sensibili a percepire l’armonia, intimamente capaci di godere. 

La vita nelle vie, il gioco di luce, la forma di un albero, l’atteggiamento delle persone.

Ma perché anche da abitanti allora noi non possiamo trasformare il quotidiano in quadro, non turbato da scopi, pago di se stesso e puro?

Da un paio di anni mi muovo per Asti in modo diverso.

Ho iniziato a guardarla non più come terreno neutro d’appoggio ma come spugna morbida che mi assorbe e poi mi rilascia nei suoi anfratti più nascosti.

Oppure forse ho solo iniziato a guardarla senza giudizio, spalmandomela addosso. Come fanno i turisti.

Ho condiviso questo mio modo di procedere e ho notato che persone della mia età e persone addirittura più piccole già lo fanno. 

Ho notato come le generazioni precedenti alla mia siano invece più restie; perché non hanno tempo, perché Asti la conoscono già bene, perché “con tutte le altre belle città devo proprio rimanere qui che non c’è niente”. 

La cosa mi sorprende poco; Stefania Andreoli parlando della crisi degli adulti racconta di come ormai siano disillusi e racconta di come invece i giovani adulti siano talmente affamati di bellezza da non rendere conto di quella altrui.

Sebbene potessi quindi continuare a nutrirmi di portoni in legno, mattonelle fuori posto e giardini storici segreti, come fossi Dora l’esploratrice, ho preso il mio zainetto e ho cominciato a visitare anche tutti i paesini fuori dalle mura. Con il sole e con la pioggia, in estate e in autunno, picnicando nei prati con la schiscetta o fermandomi nelle osterie. 

Ma perforza che Davide Palazzetti ha chiamato la sua rubrica “Viviamo in un posto bellissimo”: viviamo in un posto fighissimo, madò. 

Da quando lavoro nelle librerie ma forse ancora di più da un’accesa discussione avuta con la fonte di saggezza umana che credo sia Donatella Gnetti, mi è anche venuta voglia di scoprire la città attraverso la sua storia. Ho fame di date, di casate, di passaggi di eredità. 

Tutti quei noiosissimi capitoli che al liceo saltavo.

Da Marchia abbiamo ampliato la sezione dedicata al territorio (di cui è esposta una parte anche in vetrina, quando fate le vasche per Corso Alfieri fateci caso).

Quindi: libri astigiani, la guida completa.

GUIDE, ITINERARI. C’è una Lonely Planet pazzesca su Roero e Monferrato e ci scommetto tutto che nessuno di noi locals ce l’abbia in casa! Poi ci sono guide su paesini ed escursioni, “Le Langhe in 7 giorni”, il taccuino piemontese, “35 borghi imperdibili del Piemonte” e non sto nemmeno a dirvi quelli unicamente dedicati alle festività, sagre ed eventi ma soprattutto alle trattorie. E poi ancora, i parchi, le terrazze più spettacolari, esposizioni artistiche, fattorie e trekking sui lama. Viatosto è bella e comoda ma vi giuro che c’è un mondo oltre. 

LIBRI FOTOGRAFICI. Mattonazzi di immagini su vigneti e ciabottini, strade che si inerpicano tra cascine e grappoli d’uva. Anime sensibili che hanno colto con giochi di ombre e texture, potenti visioni di terre e colture di rara bellezza. Dal Barolo al Barbaresco, da Canelli agli infernot; un paesaggio in continua evoluzione, un dialogo costante tra umano e natura.

LIBRI IN PIEMONTESE. C’è tutta una collanina scritta da Ugo Revello di detti, parolacce e racconti in piemontese: “Balengo!”, “A va bin parei”, “Doi povron bagnà ‘nt l’euli”. Amatori del Piccolo Principe, avete mai letto la versione piemontese? El cit prinsi. E Biancaneve? Biancafioca.

ROMANZI. Non so se è perché gli astigiani siano particolarmente annoiati o se perché particolarmente egoici ma tutti in questa città, prima o poi, pubblicano un libro. E di questi, il 95% sono gialli. Ma qui nemmeno sto a presupporre una motivazione. 

Poi c’è chi esce dagli schemi e pubblica romanzi; poi c’è chi esce ancora di più dagli schemi e pubblica bei romanzi (vedi Gian Marco Griffi con le sue Ferrovie del Messico).

Vedo con piacere che le nostre stradine si stanno riempiendo di persone attirate da agnolotti e Barbera, da panorami ampissimi e architetture medioevali. 

Ma noi la conosciamo?

Ho letto che gli astigiani sono stati mercanti e poi banchieri; che dopo aver concentrato un’immensa ricchezza in mano a pochissimi e averla usata per abbellire la città, ora è considerata una nobile decaduta.

Eppure osservo quel pruno fiorito di rosa nella calma del battistero, ascolto il canto di galli antichi, tocco la terra fatta di orti e foglie e non ci vedo decadenza.

Ci vedo che sarebbe bello coltivare quella coscienza e quella cultura che da un po' non abbiamo più nutrito. 

Date un’occhiata a quella Lonely Planet, preparatevi un paninozzo al prosciutto 

e buona passeggiatina!

Aurora Faletti

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