Viva il chilometro zero è il saggio messaggio che, piano, piano pare stia attecchendo nella comprensibile logica di tener ben da conto l’origine di quello che si compra e si mangia. Una sorta di impegno collaborativo tra produttori e consumatori, con i microsistemi agricoli locali supportati dalle comunità anche per salvaguardare la biodiversità autoctona che nel piatto è sempre un’altra cosa. La tendenza però è piuttosto recente e in passato le conseguenze di una sorta di globalizzazione alimentare e di quelle brutte bestie che sono mercato e marketing distributivo, si sono fatte ben sentire, anche nell’Astigiano. Tanto per capirci, ecco tre chiari esempi nostrani: le mele di San Marzano Oliveto, le ciliegie di Revigliasco d’Asti e la menta di Piovà Massaia.
Cominciamo dalle mele, anzi dal nostro posto delle mele: San Marzano Oliveto. Borgo arroccato su un alto colle, in posizione super panoramica, con attorno lo spettacolo di paesaggi dalla bellezza e quiete mistiche. Nel visitarlo comincerei dal Castello Asinari, potente famiglia di Asti. Castello di origine medioevale, imponente e suggestivo, ora adibito a convegni e sede di eventi. Tra le sue tante emozioni, le antiche cantine, quasi una cattedrale gotica sotterranea, e la sua spettacolare terrazza-giardino. Ennesima dimostrazione che nobili e clero abbiano sempre saputo scegliere i posti migliori. L'eccezionale microclima del posto ha favorito nel tempo la produzione di gustosissime e croccanti mele, soprattutto della varietà Golden Delicious. Per anni San Marzano Oliveto è stata patria, oltre che di pregiati vigneti, anche di estesi meleti, tanto che fu creato e promosso un marchio locale: mela Divina. Metteteci poi una qualche moria produttiva, per scelta o anagrafe, e la concorrenza robustissima di Val di Non e dintorni e... patatrac: da prospettiva territoriale a grandioso prodotto di nicchia che oggi viene portato avanti con tenacia e amore da una decina di coltivatori, non più in forma consortile. Comunque sia, da settembre in poi è obbligatorio passare a farne scorta per scoprire che le mele del vicino non sono sempre più…
E le ciliegie? Oggi il luogo di riferimento in Piemonte per le ciliegie è Pecetto Torinese, ma nel secolo scorso il baricentro era conteso con altre località tra cui Revigliasco d’Asti. Il paese aveva sviluppato, tra gli anni ’20 e gli anni ’60, importanti attività economiche basate sui suoi duroni, in tanti ci lavoravano e in tanti ci vivevano. Ciliegie ricercate da grandi aziende conserviere come la Saclà e la Sperlari e da distillerie di grappa e non in vena di differenziazione. Intorno agli anni ‘50, il mercato vacilla, le abitudini di consumo cominciano a cambiare e, complice la mancanza di ricambio generazionale, la produzione si riduce drasticamente. Resta però il ricordo di ventimila piante, degli affollatissimi mercati, di compratori che venivano da lontano e si contendevano ceste e ceste. Resta il legame, sempre forte, portato avanti con la Sagra della Ciliegia, bellissimo e imperdibile evento annuale, frutto dell’impegno di Comune, Pro Loco e Confraternita della Ciliegia. Evento che ci aspetta il 10 e l’11 giugno prossimi. Due giorni di rossi piaceri, accompagnati da grandi piatti a tema, occasione unica per immergersi nel colore dominante del posto, tra grandi sapori e la competizione più bella di sempre: la Gara dello sputo del nocciolo.
Altra tipicità e altro evento celebrativo a Piovà Massaia, oggi e domani, 3 e 4 giugno, immersi nel profumo di menta. La coltivazione della menta, arrivata in Italia dall’Inghilterra nel 1850, si diffuse nel dopoguerra anche nell'Astigiano e in particolare proprio a Piovà. Per diverso tempo lì si viveva grazie alla menta, il suo profumo era una piacevole costante anche nelle case, con l’acqua di scarto della distillazione riutilizzata per il lavaggio dei pavimenti. A causa di alcune annate sfavorevoli venne poi fermata la coltivazione, ma la menta non ha mai smesso di crescere spontanea. Per non perderne ricordi e valori è nata, nel 2012, Profumata-Menta, fiera unica nel suo genere con la gustosa opportunità di farsi anche un giro a rimirare quello spettacolo d'arte e bellezza che è la parrocchiale dei SS. Pietro e Giorgio, gioiello del barocco piemontese, progettata da Benedetto Alfieri. Con in corpo un Mojito o due sono certo che dal monumentale possa facilmente passare al mitica.