Storie di Orgoglio Astigiano - 01 luglio 2023, 12:00

Storie di Orgoglio Astigiano, Matteo, compositore: "Asti ha le mie radici. Questa provincia te la porti dentro e ne sono orgoglioso"

Matteo Curallo, 47 anni, nel 2023 ha firmato le musiche di “Me Contro Te, Missione Giungla” e del documentario “Gianni Agnelli, in Arte l’Avvocato”. Nel 2022 quelle di “Kobe-Una Storia Italiana”. "Ai giovani dico che i dettagli sono fondamentali. Io? Passo ore in due secondi di musica"

Matteo

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Per accompagnarti nella lettura di questa intervista ti consiglio la canzone Home, di Micheal Bublé, contenuta nella playlist "Orgoglio Astigiano" su Spotify

 

Pensate che, nello stesso giorno, qualche anno fa, conobbi Matteo Curallo ed Enrico Mentana.

Mi sentii tanto umanamente distante dal secondo quanto vicinissima al primo. Matteo quel giorno mi diede una carica incredibile: mi disse di non mollare, mi disse che, sicuramente, ad Asti, sarei riuscita a seminare qualcosa di buono.

Ogni volta che ci sentiamo mi racconta parte della sua vita, così affascinante, così sofisticatamente genuina. Ci scambiamo esperienze, riflessioni, punti di vista. Parlare con Matteo mi ha sempre messa a mio agio. E continua a farlo.

Matteo, che rapporto hai con l'Astigiano?

Un ottimo rapporto, ho tanti amici che magari riesco a vedere o sentire poco perché quando torno ad Asti sto spesso con la mia famiglia, ma devo dire che sono molto legato. Alcuni amici sono anche quelli con cui ho iniziato a suonare. Con tutti c'è un grande affetto reciproco e, in generale, tutti gli astigiani hanno sempre fatto un grande tifo per me, torno volentieri nell'Astigiano per stare nella natura, in campagna. 

Che città è Milano, in cui vivi da diversi anni?

Milano è una città che offre sicuramente molto, ma la natura mi manca. Ho conosciuto mia moglie, è una città ricca di contatti e di opportunità, che mi ha accolto benissimo. Da diversi anni insegno anche all'Accademia di Brera. Asti, però, ha le mie radici, che sono sempre una componente importante, te la porti dentro questa Asti: la famiglia, gli amici con cui sei cresciuto, la natura. Non sono amante delle classifiche, ogni luogo e ogni persona ti permette di fare scambi, che dipendono da quello che uno è pronto a dare e ricevere in quel momento. La vita ti mette davanti molte occasioni, dopo che ognuno di noi semina a dovere: ci vogliono entusiasmo, fortuna e talento per coglierle.

Ma tu ce l'hai un luogo del cuore nell'Astigiano? E dei ricordi del cuore, li hai?

La casa in campagna alla porte di Asti, dove è iniziato un po' tutto, dove è nato "Io confesso". Lì mi era venuto a trovare Giorgio Faletti per alcune registrazioni. Mi porto nel cuore anche il quartiere vicino al campo sportivo, i giardinetti in cui andavo a giocare a pallone. Ce ne sono così tanti, come piazza Castigliano... Mi ricordo (ride, ndr) che il giorno dell’esame di terza media consegnai prima i fogli per andare a fare un soundcheck per un concerto. Era uno dei primi che facevo. La sera prima dell’orale della Maturità, avevamo suonano a Lu Monferrato con la primissima band, “Cattivo esempio”, vincemmo quel concorso nel 1994. Andai via prima per l’esame, ripassavo filosofia dopo il concerto. Che ricordi meravigliosi mi stai facendo riaffiorare alla mente.

Il richiamo delle radici, tra fango e nichilismo

Le parole di Matteo hanno la capacità di sembrare leggerissime, pur portandosi dentro messaggi pesantissimi. I suoi ricordi astigiani e il modo con cui sceglie di raccontarmeli mi fanno capire quanto lavoro ci sia ancora da fare in queste terre, così piene di vita vera, autentica, ma che spesso noi astigiani sembriamo rinnegare. In nome di non so che cosa, tendiamo a preferire quella sorta di nichilismo passivo, la cui dottrina ci impone di gettare fango su tutto ciò che ci circonda. Invece è così bello immergersi nei nostri territori, nei volti che lo caratterizzano e nei ricordi delle persone che, nonostante le loro storie di crescita, continuano ad avere Asti nel cuore. E continueranno a farlo. Perché le radici sono le radici. E non c'è niente di più forte del loro richiamo.

Da quanti anni sei 'lontano' da Asti?

Almeno 18 anni. Ora ne ho 47, avevo una trentina di anni quando mi sono trasferito a Milano. E ho vissuto anche a Torino per un paio di anni, dal 2006. Pensa, mi sta venendo in mente un altro ricordo astigiano. Il mio primo concerto fu alla Leonardo Da Vinci, facevo seconda media, riuscimmo ad avere il permesso per farlo in palestra, con il gruppo “Lame Brains”. Ricordo che partivamo con il pandino a Nizza, sede della Mescal, per cercare di strappare un disco. Poi fu la volta dei “Modho”, con cui si fece un disco con la Mescal insieme a Samuel dei Subsonica, erano gli albori.

Ecco, diciamo che il tuo è un osservatorio particolare. Pensi che l'Astigiano possa essere valorizzato maggiormente?

Faccio fatica a darti una risposta perché mi mancano diversi elementi, nel senso che torno spesso nell'Astigiano ma in ambito familiare. Devo dire che, se conosco l'attitudine astigiana e piemontese, non sarebbe mai troppa la valorizzazione, ma tutto sommato di cose se ne fanno, ci sono iniziative. Potenzialmente di elementi da valorizzare ce ne sono tanti: dalla città il cui centro è un gioiellino, per esempio. Mi sembra di vedere più turisti, la città mi sembra vivace e questo mi rende orgoglioso. Tutti si illuminano davanti alla nostra cucina e davanti al nostro vino, quando parlo di Asti agli altri. 

A cosa ti stai dedicando in questo periodo? Se si può dire...

Come sempre mi diverto a dividermi tra produzioni di autore con ricerca autorale profonda e di nicchia e lavori più popolari, che hanno bisogno di una grande attenzione professionale. Continuo la collaborazione con il registra israeliano Nir Bergman, lavorando al nuovo film “Pink Lady” (per la casa di distribuzione Mk2 Films), per cui curo le musiche e sto lavorando al nuovo film “Me contro te”, che uscirà questo autunno, per cui curo la colonna sonora. Sto tenendo ritmi piuttosto sostenuti dal punto di vista lavorativo, ma... mi diverto un sacco! E poi... sto lavorando anche a una serie di animazione, ma... non posso dirti di più!

Quelle bacchette, oggetti magici

L'incontro più bello della tua carriera?

Sono tantissimi. Quelli con Paolo Conte, Giorgio Faletti, Massimo Cotto... Ma se devo ricordare qualcuno in ordine di tempo ti dico Federico Savina, è stato uno dei più importanti fonici italiani, ha registrato “Se telefonando” di Mina e nel cinema registrava le musiche di Nino Rota. Una persona con cui ci sono stati scambi veramente profondi dal punto di vista della musica, aveva una sensibilità musicale incredibile e quello con lui è stato un incontro molto profondo, mi ha dato tanto. Mi regalò le bacchette di suo fratello, Carlo Savina, direttore di Orchestra, a cui è intitolato il premio che ho vinto lo scorso anno. Quelle bacchette sono un simbolo potente, sono quegli oggetti magici che ti segnano. Mi piace pensare siano state quelle usate per dirigere le musiche del Padrino. Voleva che andassero a bravi musicisti, mi disse. Per me è stato un grande onore riceverle in dono.

Cosa consiglieresti ai ragazzi giovani?

È molto difficile, anche se insegno a Brera da 10 anni e ho avuto contatti con quasi mille studenti ormai. Come in tutti i periodi, anche in questo è complicato farsi notare, ora i social sono un'arma a doppio taglio, c’è una saturazione incredibile di contenuti. Consiglio di nutrirsi il più possibile di cultura, cercare la controtendenza (ora che si ha a disposizione una quantità infinita di informazioni si cerca di raccattare solo la superficie), ogni tanto bisogna andare a fondo, approfondire. Farlo ti dà strumenti maggiori, che ti consentono di vedere meglio, avere una visione generale. I dettagli sono fondamentali in qualsiasi lavori. Io passo ore in due secondi di musica che ripasso e rifinisco, ma tutte le scelte che si fanno nei dettagli sono frutto di una visione generale, che uno deve cercare di farsi. Consiglio di buttarsi e di fare, di lasciarsi coinvolgere, ho fatto incontri incredibili anche in situazioni impensate. La cosa difficile è dosare la razionalità con l’istinto, due elementi molto complessi, bisogna ascoltare e imparare da tutti, ma saper ascoltare quello che si sa essere giusto o no. Le cose che ti insegnano di più sono le delusioni e gli errori.

Un esempio?

Per me fu una svolta avere una canzone a Sanremo. Doveva essere l’anno prima, ma l’artista si tirò indietro e noi fummo costretti a rimanere a casa. Fu una delusione cocente. Ero carico di aspettative e fu una grande delusione, ma che fu ripagata, con i La Crus. Il gioco delle aspettative è strano, ho imparato a lasciarle andare, come la candidatura al David di Donatello. Bisogna dare tutto quello che si può, poi senza riporre troppe aspettative si va avanti. Le cose accadono quando devono accadere. È stata una fatica importante avere 20 anni, che però è totalmente ripagata dalla gioia di fare un lavoro che ami. C’è sempre un equilibrio tra razionalità e istinto. I rischi fanno parte del gioco. È complicato. Sono stato fortunato, però. Certo, te la devi anche guadagnare la fortuna, ma sono molto riconoscente.

Il videosaluto ai lettori

 

Chi è Matteo

Matteo Curallo, figura eclettica, compositore, autore di testi, produttore e sound designer, si dedica a colonne sonore,  canzoni e spot pubblicitari, contaminando fortemente la formazione classica con elementi elettronici, pop, rock ed incursioni nelle sperimentazioni dell’arte contemporanea.  

Nel 2022 riceve il “Premio Carlo Savina” per l’eccellenza alla musica nell’ambito del Festival del Cinema di Spello.  

Nel 2020 ha composto le musiche di “Here We Are”, del regista israeliano Nir Bergman, in selezione ufficiale al  Festival di Cannes 2020, film premiato e ospitato nei più prestigiosi festival del mondo.  

Candidato nel 2018 ai David di Donatello e ai Nastri D’Argento come “Miglior Canzone Originale” per “The Place”, (title track dell’omonimo film di Paolo Genovese), brano di cui è produttore artistico e coautore, nello stesso anno riceve il “Premio speciale Musica per il Cinema” all’Asti Film Festival.  

Nel 2023 ha firmato le musiche di “Me Contro Te, Missione Giungla”, per 10 giorni primo al botteghino in Italia, e del documentario “Gianni Agnelli, in Arte l’Avvocato”, in onda su Raitre. 

Ha composto nel 2022 le musiche del documentario “Kobe-Una Storia Italiana” per PrimeVideo, e della commedia “Sotto il sole di Amalfi” per Netflix. Nel 2021 ha scritto la colonna sonora di Marta, il delitto della Sapienza, documentario per Raidue e Netflix. 

Dal 2015 al 2019 ha firmato per Sky le musiche originali di molti film d’arte usciti al cinema con straordinario successo in 60 paesi nel mondo: “Firenze e gli Uffizi in 3D/4k”, “San Pietro e le Basiliche Papali di Roma 3D” e “Raffaello, il Principe delle Arti in 3D”, per il quale nel 2018 ha ricevuto la candidatura come miglior colonna sonora al Premio “La  Chioma di Berenice”, la seconda dopo quella del 2013 per il film horror “Evil Things” (“Cose Cattive”). Sempre per Sky ha composto la colonna sonora di “Caravaggio, l’Anima e il Sangue” (2018) - record italiano di incassi al cinema per  un documentario d’arte e premiato con il “Globo D’Oro”-, di “Michelangelo Infinito” (2018), e di “Io Leonardo” (2019), film caratterizzati da una forte sperimentazione audiovisiva. 

Nel 2016 ha scritto le musiche de “I Babysitter”, commedia con Diego Abatantuono prodotta da Colorado Film. In precedenza ha lavorato, tra l’altro, al film horror “Evil Things” (“Cose Cattive”), producendo anche la title track “Hey Sister”, candidata ai “Nastri D'Argento 2013” come migliore canzone originale. Ha musicato il cortometraggio “La Ricetta della Mamma” tratto dall’omonimo racconto di Giorgio Faletti, presentato al Taormina Film Fest 2019.  

Per il piccolo schermo nel 2016 ha realizzato anche le musiche di Donne, serie di grande successo in onda su Raiuno, tratta dall'omonimo libro di Andrea Camilleri, ha collaborato con Boosta dei Subsonica per la colonna sonora di “1992” (per Sky Atlantic), e ha scritto tra l'altro le musiche di “Pericolo Verticale” (per SkyUno).  

Ha scritto la colonna sonora della serie di animazione per bambini “Arctic Friends” (160 episodi), uscita nel 2020 in 106 paesi (Prime Video ed Apple TV). In qualità di Sound & Music Supervisor e di co-autore delle musiche ha lavorato allo spin-off “Puffins”, con Johnny Depp quale voce protagonista, presentata nel ‘21 ad Alice nella Città nell’ambito  della Festa del Cinema di Roma .  

Nel 2014 ha vinto il premio di “Miglior Colonna Sonora” al “Roma Web Fest 2014” per l'innovativa web series  “Under-The Series”, di Ivan Silvestrini.  

Come autore di canzoni ha collaborato con la Sugarmusic di Caterina Caselli. Ha composto la musica di “Io  confesso”, brano interpretato dai La Crus al Festival di Sanremo 2011, ha firmato musiche e parole per vari interpreti  prestigiosi: su tutti Andrea Bocelli, per cui ha scritto i testi italiani di “Nelle Tue Mani” (adattamento di “We Are Free”,  tratto dal Gladiatore), e “Return to Love”, duetto con Ellie Goulding e singolo estratto dall’album “Sì, forever”,  candidato ai “Grammy Award 2020”.  

Per la pubblicità collabora con i maggiori brand internazionali quali, tra gli altri, Heineken, Ferrero, Italotreno, Natuzzi,  Loacker e Coccodì. Per Bulgari ha composto Hymnus Terrae, composizione ispirata alle note olfattive del profumo Man Terrae (creato dal celebre naso Alberto Morillas).  

Polistrumentista, ha studiato pianoforte e musica da camera, si è laureato con lode in Composizione Elettronica al  Conservatorio di Torino e dal 2012 insegna Sound Design all'Accademia di Brera di Milano. È nato ad Asti ed è avvocato non praticante.

Elisabetta Testa


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