Viviamo in un posto bellissimo - 12 agosto 2023, 07:30

Viviamo in un posto bellissimo: campanelli e campane

Puntata dedicata alla sorpresa di inizio agosto: il turismo italiano si è fermato, per colpa dei rincari e certamente anche per altre più solide motivazioni

Il piacere della solitudine contagia non solo l'Astigiano

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Come un nuvolone nero, nero a incupire il bellissimo ciel sereno dell’estate italiana, il 6 agosto scorso, Il Sole 24 Ore è stato tra i primi media a dare notizia che il turismo italiano si fosse fermato, forte delle preoccupazioni di Federturismo e di un po’ di dati non proprio entusiasmanti da Demoskopika sulle prospettive turistiche del Bel Paese, nel secondo semestre 2023. A ruota, un mare di comunicati, note, notizie e riprese varie in tema, fino alle chicche degli extra costi da taglio pizza o da piattino in più. Da una settimana non si parla d’altro, puntando tutto sui rincari, unici colpevoli per la macchina informativa e non solo. 

Rincari o non, resta il fatto che il turismo italiano s'è fermato

I primi mesi dell'anno, in particolare per le presenze record durante le vacanze pasquali, avevano fatto pensare a un 2023 di grande crescita. Avevano però anche fatto fermare quel po' di ricerca di sviluppo, dal nazionale al locale, che certo non ci caratterizza, già normalmente, nelle eccellenze. Italia bellissima dalle migliaia di posti bellissimi che negli anni non è riuscita ad allinearsi alle logiche di mercato necessarie per un ottimale sviluppo del settore turistico. Dovessi puntare il dito su una singola cosa direi senz’ombra di dubbio l’assenza o almeno la latitanza di veri investimenti nel settore della promozione turistica. Conseguenza di oggi: diffusi cali, tra il 20% e il 30%, della domanda, soprattutto degli italiani. 

La tesi dei rincari/colpevoli, non posso quindi nascondere, mi stia stretta. Tesi che, non dico sia completamente errata, ma la crescita inflattiva del settore, tra l'8 e il 9% contro un +5% medio dei principali concorrenti, non può essere il motivo. E’ indubbio che dar loro la sola colpa sia assai più comodo che ragionare su come operare con le altre leve del marketing turistico e cercare di capire perché mai non lo si sia fatto prima.

Federturismo lo definisce campanello d’allarme, io opterei più per campana, ma che sia uno a l’altra, c’è indubbiamente da riflettere. Dove poi i campanelli sono assolutamente ed esclusivamente campane, come nell'Astigiano, prima di riflettere, inizierei a cambiare racconti, celebrazioni, strategie, entità delle risorse, attività e magari anche qualche operatore della promozione turistica pubblica. Meglio se in fretta.

Davide Palazzetti

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