Nelle scorse due puntate di Vacanze ho ricordato che l’Astigiano si sta promuovendo nel racconto non più solo di luoghi, ma anche di persone, comunità, attività e progetti. Lo sta facendo, da marzo 2021, con la Via del miele Astigiano (www.facebook.com/astimiele), dolce invito tra il fascino dei nostri migliori borghi inseguendo un prodotto naturale e tutto l’affascinante mondo delle api. Lo sta facendo, da novembre 2019, tra pascoli, animali, persone, grandi prodotti caseari, castelli, storia, arte e natura con La via dei formaggi Astigiani (www.facebook.com/formaggiastigiani). Lo sta facendo e i risultati si toccano. Lo sta facendo, ovviamente, non di suo, ma nel mio ostinato racconto territoriale dove tutto si incontra e incastra, dove tutto invita altri a darsi una mossa nel fare il loro.
E poi, come si dice: non c’è due senza tre. Posti unici e persone uniche, occasioni di vacanza, arrivano anche dal mondo agricolo in un bellissimo mix tra ritorno al passato e ricerca di nuovo: Recherche (www.facebook.com/rechercheastigiana). Nome che ho dato, dal novembre 2021, a un nutrito gruppo di giovani imprenditori agricoli diventato proposta turistica, ricca di diversi itinerari che toccano una ventina di borghi dell’Astigiano. Persone speciali che hanno scelto il ritorno alla terra, riprendendo competenze antiche con visioni moderne, in difesa di territorio, tradizioni, patrimoni produttivi e a caccia della sana umanità che frequenta la campagna.
Nell’occasione odierna accenno qualcosa su tre di loro, testimonials di Recherche , tanto da farvi venire la voglia di conoscere anche gli altri ventidue. Tre che possono benissimo diventare percorso di gita, motivazione di fine settimana o di qualche giornata vacanziera. Dipende solo da voi. Tre a cui corrispondono altrettanti grandiosi prodotti tipici e posti da scoprire con calma.
Si parte dagli ortaggi dell'Azienda Agricola Massarone di Luca Roffinella, a Montafia. Luogo strategico, a due passi da Capriglio e da Piea, inserito negli areali produttivi di due grandiose tipicità: il piccolo, carnoso e cuoriforme Peperone di Capriglio e le dolci Zucche di Piea De.Co.. Non sto poi qui a rammentare quanto di grandioso si trovi in zona, cominciando da un particolare tesoro distintivo di Montafia: una trentina di piloni votivi edificati a cavaliere tra fine Ottocento e inizio Novecento. In gran parte ex voto, nati per ringraziare di piccoli, grandi avvenimenti: mariti o figli tornati dalla guerra, un ottimo raccolto, un figlio dopo tante figlie o una malattia superata. Piloni votivi sparsi tra le campagne che si sommano alle due affascinanti chiese romaniche del posto: San Giorgio e San Martino.
Poi Rocchetta Tanaro, antico borgo sulle sponde del nostro grande fiume, circondato dagli spettacolari boschi dell’omonimo Parco Naturale. Nel girarla, impossibile non imbattersi nei Marchesi di Incisa, feudatari dai tempi del Barbarossa e ancora oggi residenti e produttori di ottimi vini; la loro tenuta, con resti dell’antico castello e mura, è centro del paese. Subito fuori, non perdetevi il fascino naturale e l’imponenza del Faggio Emilio, gli hanno, giustamente, dato anche un nome proprio, albero ultrasecolare con un diametro della chioma intorno ai 20 metri. E ancora, due chiesette meravigliose per estetica, storia e posizione: Santa Maria de Flexio, romanica, già citata nel 1036, e quella tra le vigne dedicata a Sant'Emiliano.
A Rocchetta potete provare l’esperienza trifulau per un giorno con Ivan Nogarotto. Beh, lo saprete: la cerca e la cavatura del tartufo italiano sono patrimonio dell'umanità Unesco. Anche sugli itinerari di Recherche c'è un giovanissimo che rappresenta magnificamente questo patrimonio di cultura, tradizioni e pratiche: Mirko e i suoi cani, Lola, Chloe, Roky, Pippo, Benny e il giovane Blanco. Appassionato cacciatore di trifule con il marchio Nogarotto Tartufi.
Non lontano, i frutti della terra cambiano nettamente colore e trovano nelle antiche sabbie fossilifere di Cortiglione il luogo perfetto per dare il loro meglio. Luogo, dai notevoli ritrovamenti di fossili pliocenici, che, tra ottobre e novembre, si colora con lo zafferano di Nico Bianchini di Lo zafferano delle sabbie del mare. Nico ha riportato in vita una spezia, anzi, la spezia, così diffusa fino al ‘500 nel Sud Astigiano. Occasione per ricordare che, a partire dal '200, lo zafferano astigiano era tra i più richiesti dai mercati europei, insieme a quello catalano. Oggi si inizia nuovamente a parlarne ed è proprio bello trovare giovanissimi come Nico a riprendere questa antica tipicità. Passare a trovarlo è poi certezza d’emozione con, a pochi metri dal suo campo, una delle aree sotto tutela del Distretto Paleontologico dell’Astigiano, un affioramento fossilifero imponente, unico e ricco di informazioni, pur se ancora povero di visite rispetto alla sua importanza.