La filosofia e le sue voci - 26 agosto 2023, 09:00

La sovversione della misericordia

Nuovo appuntamento con le riflessioni di Simone Vaccaro, per la rubrica "La filosofia e le sue voci"

Immagine elaborata da Arena Philosophika

Immagine elaborata da Arena Philosophika

Non c'è indulgenza che muova il saggio, né perdono per alcun delitto; perché solo l'insipiente e lo sciocco possono provare misericordia

Zenone di Cizio, Stoici antichi. Tutti i frammenti, frammento 214.

Affermazione dura, ai limiti dell'umano. Assai distante dal nostro sentire comune che fa della compassione e della misericordia i perni fondamentali intorno ai quali costruire una società giusta e in armonia. Perdonare - offrire in dono, offrire per-dono - è, nel nostro sistema valoriale profondamente plasmato dall'etica cristiana, il più complesso, ma anche il più beato, modo per avvicinarsi a Dio. Complesso, perché per-donare richiede sempre un sacrificio immenso di sé, un'offerta che coinvolge l'intera nostra intimità, che sconvolge il soggetto stesso: come si può perdonare il proprio nemico o colui che ha commesso un crimine, anche grave, nei miei confronti? Beato, perché il per-dono, come ha intelligentemente affermato il filosofo francese Derrida (1930-2004) è impossibile, prerogativa esclusiva di Dio, e proprio per questo, riuscire a perdonare significa l'essersi fatti, almeno un po', vicini a Dio: che cosa vi è di più beato di questa vicinanza a Dio? 

Ora, se per la nostra sensibilità la frase di Zenone di Cizio può sembrarci sprezzante, macchiata da un elitarismo di fondo che non può che rendere assai ardua l'empatizzazione con affermazioni simili, analizzandola più in dettaglio, di contro, possiamo scoprire una profondità che pur nella diversissima concezione di fondo, mostra una condivisibilità notevole. Non a caso, è stata scelta come frase da inserire nella quarta di copertina dell'edizione italiana, edita Bompiani: a segnalare proprio l'importanza di questo detto.

Il saggio stoico, difatti, è colui che ha la capacità di adeguare la propria ragione personale - in quanto individuo nato e cresciuto in un determinato contesto, di un dato paese, in uno specifico periodo storico - alla ragione universale che permea il cosmo. Se il perdono opera in deroga, il saggio non contempla l'eccezione alla regola, semplicemente perché non vi può essere eccezione. Se il perdono è un atto supererogatorio, eroga più del dovuto, per il saggio stoico non vi è un "più-del-dovuto", dal momento che il dovuto è già di per sé ciò di cui non si può pretendere l'oltre. Per questo non può essere accettato il perdono, né la misericordia: il saggio è un essere sostanzialmente perfetto, il più vicino possibile al Dio (in questo le due differenti visiono del mondo coincidono) perché la sua ragione è ragione cosmica, fiammella particolare del fuoco universale. 

Solo lo stolto può provare misericordia perché solo per lui si aprono le porte dell'eccezionalità come via all'eccellenza. Tutto questo non rientra nell'orizzonte di pensiero del saggio, per il quale la rettitudine è conformità al logos e non sua sistematica sovversione.

Simone Vaccaro

TI RICORDI COSA È SUCCESSO L’ANNO SCORSO A APRILE?
Ascolta il podcast con le notizie da non dimenticare

Ascolta "Un anno di notizie da non dimenticare" su Spreaker.

Telegram Segui il nostro giornale anche su Telegram! Ricevi tutti gli aggiornamenti in tempo reale iscrivendoti gratuitamente. UNISCITI

Ti potrebbero interessare anche:

SU