La filosofia e le sue voci - 02 settembre 2023, 09:00

Il silenzio e la parola

Nuovo appuntamento con le riflessioni di Simone Vaccaro, per la rubrica "La filosofia e le sue voci"

Immagine elaborata da Arena Philosophika

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Filosofia è la mutua riconversione del silenzio e della parola

Maurice Merleau-Ponty, Il visibile e l'invisibile 

Vi è una domanda che riaffiora ciclicamente in chi frequenta i testi filosofici e affronta questioni che tradizionalmente sono state definite filosofiche: che cos'è la filosofia? Il quesito è inevitabile, alla stregua di una esaminazione, di un controllo necessario sul materiale che si è elaborato e che si è organizzato. Per capire dove si stia andando, è giocoforza chiedersi da quale punto si sia partiti, da quali incerte origini si sia tratto abbrivio e dove si voglia andare. E questo è proprio della natura del sapere filosofico, che cerca una continua giustificazione di sé man mano che si approfondiscono, si sondano e si consolidano le varie ipotesi. Non vi può, pertanto, essere pensiero filosofico senza che quest'ultimo non indaghi se stesso, in maniera filosofica. In ciò, come ha acutamente notato Kitarō Nishida, la filosofia si distingue essenzialmente dalla scienza: solo la filosofia può discutere filosoficamente di sé stessa, mentre la scienza non può affrontare se stessa con il medesimo metodo con il quale tratta i suoi oggetti. 

Tenendo sullo sfondo tale differenza sostanziale, si può tentare di offrire una definizione, provvisoria e incompleta di ciò che la filosofia è. Tra le molte - e validissime - soluzioni possibili, ho deciso di riprenderne una che trovo mirabilmente illuminante e esaustiva  pur nella brevità. A fornirla è il filosofo francese Merleau-Ponty, più volte chiamato in causa in questa rubrica, in un testo, incompiuto, dal titolo quanto mai significativo: Il visibile e l'invisibile.  Se ci soffermiamo poi analiticamente possiamo evidenziare quanto segue:

  1. silenzio. La filosofia è innanzitutto contemplazione e la contemplazione, si sa, richiede l'assenza della rumorosità della vita lavorativa e del quotidiano arrancare. Il silenzio in questo frangente sarebbe l'immagine di ciò che non muta, di quell'eterno permanere identico a sé, di quella forma meta-fisica che permea la materia e la rende tale. Il silenzio è il numero, l'Idea, la Forma. Tutto ciò che travalica il limite dell'umanamente costruibile;
  2. parola. Ma la filosofia è, per essenza, dialogo. Non si accontenta della contemplazione silenziosa perché è consapevole che la verità non è un possesso solitario e/o anacoretico: come affermava giustamente Aristotele, il sapere vale di più se esso è condiviso, se è frutto di un intenso dialogo tra più individui. Ma non solo. Sottolineare l'importanza della parola significa aver consapevolezza che è la parola stessa a plasmare la verità, che la verità è sempre e in qualche modo una verità per me;
  3. mutua riconversione. Assicurazione dal relativismo. Non basta il silenzio; non bastano le parole; ma la relazione reciproca che si viene a instaurare. Parole e contemplazione, se estremizzate e isolate, ritagliano per sé una porzione di verità che, perdendo la sua unità e completezza, decade a mero punto di vista. Solo nella profondità della relazione reciproca tra silenzio (Idea universale) e parole (le cose particolari) vi può essere filosofia. Solo tra la perfezione del silenzio e il brusio delle parole può sorgere la filosofia.  

Ed è proprio in questo continuo oscillare che la filosofia, figlia di Poros e Penia, prosegue il suo cammino.

Simone Vaccaro

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