Voce al diritto - 02 settembre 2023, 07:45

Rumori da movida: quando il Comune deve pagare i danni

Rumori da movida: quando il Comune deve pagare i danni

“Avvocato, tutte le estati è la stessa storia: con la bella stagione i frequentatori dei bar sotto casa mia stanno per strada a bere e urlare, vanno avanti fino a notte inoltrata e io non dormo più. La legge mi può aiutare in qualche modo?”

Cara lettrice,

la questione del disturbo della quiete notturna da parte di soggetti indisciplinati, specie nelle sere d'estate, è spesso arrivata all'attenzione dei Tribunali Italiani.

La sua domanda mi permette di illustrare una recente pronuncia in materia, pubblicata dalla Suprema Corte di Cassazione lo scorso 23 maggio, sentenza n. 14209/2023, che dà molte speranze ai cittadini esasperati da situazioni simili.

All'attenzione della Corte era pervenuta la vicenda giudiziaria che aveva visto contrapposti un Comune e, dall'altro lato, due coniugi che avevano un'abitazione in detto Comune.

I coniugi lamentavano come, nelle sere del fine settimana e in particolar modo nel periodo estivo, numerosi avventori dei bar presenti in zona si trattenessero per strada, anche dopo la chiusura dei bar, creando disturbo alla quiete pubblica e in particolare alla coppia.

L'azione contro il Comune era introdotta in base all'art. 844 codice civile. Questa norma vieta al proprietario di un fondo di produrre immissioni di fumo o di calore, esalazioni o anche rumori in misura superiore alla normale tollerabilità.

Il Tribunale, in primo grado, aveva dato ragione alla coppia. Il Giudice di prima istanza aveva infatti ritenuto raggiunta la prova che la strada fosse di proprietà del Comune e i rumori prodotti dai passanti fossero intollerabili: conseguentemente aveva condannato il Comune ad adottare le misure necessarie per ridurre tali immissioni, oltre a riconoscere un risarcimento pecuniario ai coniugi.

Il Comune impugnava la sentenza del Tribunale e la Corte d'Appello ribaltava la sentenza. Per la Corte, infatti, la decisione del Tribunale era errata: ciò in quanto, secondo i Giudici dell'appello, il Comune non ha un generico dovere di tutelare la quiete pubblica e la presenza di concessioni pubbliche in favore dei bar non era la causa dei rumori. Le molestie acustiche erano infatti riconducibili alla scelta delle persone di incontrarsi per strada e, sempre secondo la Corte d'Appello, il Comune non ha l'obbligo di impedire questi assembramenti.

I coniugi non demordevano e impugnavano la sentenza della Corte d'Appello innanzi alla Suprema Corte di Cassazione.

La Corte di Cassazione, con la sopra citata sentenza n. 14209/2023, ribalta nuovamente la decisione rispetto al grado precedente.

Per la Cassazione, infatti, il Comune ha un dovere di impedire la produzione di rumori intollerabili provenienti da aree pubbliche.

Tale obbligo trova il suo fondamento non solo nell'art. 844 codice civile, ma anche "del diritto alla salute [costituzionalmente garantito e incomprimibile nel suo nucleo essenziale (art. 32 Cost.)]", nonché nel "diritto alla vita familiare [convenzionalmente garantito (art. 8 CEDU: cfr., tra le altre, Cass. n. 2611/2017; Cass. n. 19434/2019; Cass. n. 21649/2021)]" e pure nel diritto alla proprietà.

Prosegue la Corte di Cassazione affermando che la Pubblica Amministrazione "è tenuta ad osservare le regole tecniche o i canoni di diligenza e prudenza nella gestione dei propri beni e, quindi, il principio del neminem laedere, con ciò potendo essere condannata sia al risarcimento del danno (artt. 2043 e 2059 c.c.) patito dal privato in conseguenza delle immissioni nocive che abbiano comportato la lesione di quei diritti, sia la condanna ad un facere, al fine di riportare le immissioni al di sotto della soglia di tollerabilità, non investendo una tale domanda, di per sé, scelte ed atti autoritativi".

Alla luce della motivazione sopra sintetizzata, la Corte di Cassazione rinviava la controversia alla Corte d'Appello, in diversa composizione rispetto ai Giudici che si erano già pronunciati sulla medesima vicenda, per decidere nel merito sulla domanda risarcitoria e su quella diretta a inibire i rumori molesti, formulate dai coniugi.

La lunga battaglia giudiziaria sopra descritta non è dunque ancora terminata, ma ha già portato a un primo punto fermo. Il Comune, secondo la Suprema Corte di Cassazione (cioè il massimo Giudice nel nostro ordinamento) ha un obbligo di impedire che per strada vi siano rumori in misura superiore alla normale tollerabilità e, se non adempie a tale obbligo, ogni cittadino leso ha diritto di chiedere la condanna del Comune a risarcire i danni e ad adottare i provvedimenti necessari affinché terminino le molestie.

Avv. Filippo Testa


Voce al diritto a cura dell'Avv. Filippo Testa
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