Green - 03 settembre 2023, 07:30

L'Esercito si attiverà per contenere l'invasione degli animali selvatici

Lo ha annunciato il presidente nazionale Coldiretti, ricordando che cinghiali e caprioli rappresentano un problema rilevante per la sicurezza delle persone e delle coltivazioni

Immagine d'archivio di cinghiali

Immagine d'archivio di cinghiali

La proposta di schierare l'esercito per affrontare l'invasione di oltre 2,3 milioni di cinghiali che attualmente infestano ilterritorio italiano è stata accolta. Lo ha annunciato il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini, che ha sollevato la questione durante un vertice di governo alla presenza dei Ministri dell'Agricoltura e della Sovranità Alimentare, Francesco Lollobrigida, e della Difesa, Guido Crosetto, insieme al Commissario straordinario per l'emergenza Psa, Vincenzo Caputo.

Un'azione che, secondo i vertici dell'associazione di categoria, è stata a lungo richiesta e sostenuta dalla maggior parte della popolazione italiana. Quasi sette italiani su dieci (69%) ritengono che la presenza eccessiva dei cinghiali costituisca un problema, con il 58% che li considera una vera e propria minaccia per la popolazione, causando danni alle coltivazioni e perturbando l'equilibrio ambientale, secondo un'indagine Coldiretti/Ixè.

 Prandini ha sottolineato l'emergenza nazionale rappresentata dall'eccessiva presenza di questi animali selvatici, che non solo mette a rischio la sicurezza delle persone, ma influisce anche sull'economia e sull'occupazione, specialmente nelle aree più svantaggiate. Ha inoltre ribadito la necessità di adottare interventi mirati su larga scala per affrontare la minaccia dei cinghiali a livello nazionale.

I branchi di cinghiali si stanno avvicinando sempre di più alle abitazioni, distruggendo raccolti e causando incidenti stradali. 

"La riduzione della popolazione dei cinghiali non solo contribuirebbe a mitigare i danni alle coltivazioni - ha ricordato Monica Monticone, presidente della Coldiretti Asti -, ma anche a rallentare la diffusione della peste suina (PSA) nelle aree in cui sono presenti filiere agroindustriali legate agli allevamenti di maiali, che svolgono un ruolo cruciale nell'economia italiana, garantendo reddito, occupazione ed indotto"

Nel nord astigiano, grazie all'azione combinata di agricoltori autorizzati, province e squadre di intervento, si è registrata una significativa riduzione della presenza di cinghiali, con una stima del 70% in meno rispetto al 2022. Tuttavia, la siccità ha anche avuto un ruolo in questo risultato, costringendo a cambiare le colture, in particolare riducendo la coltivazione di mais. Al contrario, nelle zone del sud astigiano, soggette alla PSA come buffer zone, i danni causati dai cinghiali rimangono importanti.

 

FORTE INCREMENTO ANCHE NEL NUMERO DI CAPRIOLI

Mentre l'attenzione si concentra sull'invasione di cinghiali, il problema dei caprioli sta rapidamente diventando sempre più rilevante. Questi animali stanno causando danni significativi soprattutto nelle zone con maggior concentrazione di vigneti.

"I caprioli sono noti per essere avidi consumatori di germogli - spiega Luigi Franco che, insieme a Carlo Torchio e a Giorgio Bodrito, è componente ATC su nomina di Terranostra Coldiretti Asti -, danneggiando irrimediabilmente le viti e riducendo la produzione di frutta".

"Sebbene sia vigente una selezione limitata dei caprioli, è evidente che questa non è sufficiente, poiché è possibile solo in modo contingente e per un periodo limitato dell'anno", ha concluso il direttore Coldiretti Asti, Diego Furia.

Tuttavia, rispetto ai cinghiali, dove è stata applicata una sinergia tra tutti gli attori coinvolti, si sono ottenuti risultati efficaci che possono servire da esempi virtuosi per il futuro.

Redazione

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