Nel foyer delle Famiglie di Via Migliavacca ad Asti, si è tenuta sabato sera 23 settembre la rappresentazione teatrale dal titolo "Non si affitta ai foresti", scritta da Massimo Brusasco e Federica Sassaroli e interpretata dalla talentuosa attrice comica e voce della Vodafone, Federica Sassaroli. Lo spettacolo ha chiuso il programma del primo giorno del Festival dei Popoli di Asti, lasciando ai presenti una riflessione profonda.
La trama del monologo prende spunto da un mondo in cui molte cose sembrano andare al contrario, immaginando la storia di un italiano che decide di emigrare dal proprio paese, ormai privo di opportunità di crescita per i suoi cittadini, per raggiungere il Mali, nel cuore dell'Africa nera. Attraverso un viaggio che parte dall'Italia, con l'autostop come unico mezzo di trasporto, attraversa il Mediterraneo su imbarcazioni di fortuna e affronta le violenze delle prigioni libiche e il deserto a bordo dei fuoristrada dei trafficanti, viene ripercorsa una rotta che, sebbene invertita, risveglia familiarità nel pubblico.
Fin dall'inizio dello spettacolo, gli spettatori sono stati coinvolti in modo attivo, trovando un funzionario dell'immigrazione maliano che attendeva di schedare i numerosi immigrati italiani ed europei giunti nel paese negli ultimi giorni. La storia si concentra sulla schedatura del signor Rossi, un italiano "bianco in mezzo ai neri", vittima di un razzismo a senso inverso, rompendo quindi gli stereotipi delle discriminazioni tradizionalmente conosciuti. Rossi viene informato che, sebbene accolto con ospitalità, il Paese non può offrirgli ciò che cerca in termini di lavoro e sostegno per la sua famiglia rimasta in Italia, poiché anche per i cittadini maliani le opportunità sono scarse. Rossi dovrà attendere almeno due anni per la valutazione della sua richiesta di protezione, nel frattempo vivendo alla giornata.
Federica Sassaroli, abbandonando i panni del funzionario dell'immigrazione, assume il ruolo di voce guida per le menti e le coscienze degli spettatori, ripercorrendo le difficoltà affrontate dai tanti italiani che hanno vissuto migrazioni interne dalle regioni del sud a quelle industrializzate del nord, così come dai migranti che hanno cercato una vita migliore in America.
Lo spettacolo alterna costantemente prospettive diverse, passando dalla sofferenza del signor Rossi in Mali alle specificità del fenomeno migratorio come viene rappresentato oggi in Italia. Attraverso questa alternanza, si scopre come senza gli immigrati non saremmo in grado di avere sulle nostre tavole le verdure e la frutta abbondanti nella nostra cucina, in quanto mancherebbe il lavoro dei braccianti; senza di loro, ci troveremmo solo con progetti di edifici e infrastrutture futuristici che non potremmo realizzare poiché mancherebbero gli operai edili. L'attenzione si sposta quindi sulla campagna di odio che, provenendo dai social media, si riversa sui fenomeni migratori e sui migranti stessi, così come sul diritto all'abitare in Italia, spesso negato a molti immigrati.
Attraverso l'utilizzo di ironia, satira e paradosso, Federica Sassaroli guida lo spettatore verso una soluzione: abbandonarsi alla contaminazione delle culture. Tale contaminazione è molto simile a quella che la musica ha sperimentato nei secoli, e nello spettacolo è splendidamente rappresentata attraverso le suggestioni sonore di Davide Anzaldi, polistrumentista, che ci ha permesso di viaggiare dalle percussioni afro