La filosofia e le sue voci - 07 ottobre 2023, 09:00

I binari

Nuovo appuntamento con le riflessioni di Simone Vaccaro, per la rubrica "La filosofia e le sue voci"

Immagine elaborata da Arena Philosophika

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Negare la vita e la morte per affermare una pienezza della vita contro la morte significherebbe dunque negare la vita

Carmine di Martino, Figure della relazione 

Che la filosofia sia meditazione della morte o della vita, da sempre ci si trova intrappolati nella strettoia che ci conduce o nei pressi  della Scilli di una vita sempre più difficile da vivere o nei dintorni della Cariddi di una morte sempre più da allontanare. Vita e morte sono le due tappe incommensurabili e imprescindibili; i due nodi che danno concretezza all'esistenza di tutti gli esseri viventi. Non a caso, come ben evidenzia Davide Sisto nel suo ultimo libro I confini dell'umano (2023), le questioni attinenti alla longevità, al fine vita e alla morte si fanno sempre più dirimenti, in una società che nel prossimo futuro si appresterà a capeggiare una rivoluzione antropologica mai vista prima. Vita e morte, quindi: il binomio per eccellenza, quello definitivo, perché raccorda ciò che sfugge al controllo umano.

Ma sarà ancora così? Forse siamo agli albori di un controllo perfetto e completo sulla nostra morte - e per questo anche sulla nostra vita. O forse, morte e vita resteranno pur sempre l'invalicabile, per quanto estremamente e progressivamente domato. Forse avrà un sapore un po' nostalgico il famoso motto di Seneca, che nel De brevitate vitae (Sulla brevità della vita) affermò (con sicumera?) "si uti scias, vita longa est" ("se sai farne buon uso, la vita è lunga), perché non vi sarà più contrasto tra quantità (gli anni) e qualità (come ho vissuto quegli anni). O forse avrà ragione il filosofo francese Jacques Derrida (1930-2004) nel ritenere la vita e la morte come la vita la morte, senza la congiunzione "e" perché trapassanti l'uno nell'altro? In questa direzione sembra andare la citazione di Carmine di Martino. Con una predominanza della vita sulla morte, a ben vedere, ma pur sempre nell'intelaiatura di un legame reciproco. 

Forse, possiamo dire, vita e morte sono davvero due binari che corrono parallelamente senza mai toccarsi. Non il semplice trapassare di una nell'altra, come in Derrida; non come superiorità di una sull'altra, seguendo il modello senecano; e nemmeno se il binomio viene letto alla luce di una rivoluzione antropologica come in Sisto. La vita e la morte, in definitiva, si presentano come l'intrico di due direttrici contrapposte che si scontrano, pur rimanendo ognuna nel proprio campo. È un modello, paradossale, per ogni teoria della relazionalità, in vista di una migliore comprensione della nostra specificità e del rapporto con l'altro. Forse la filosofia non è meditazione della vita o della morte: ma meditazione della vita e della morte. 

Simone Vaccaro

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