Partecipato incontro oggi a mezzogiorno davanti alla Sinagoga astigiana di via Ottolenghi organizzato dall'Associazione Italia Israele.
“Mezz’ora di raccoglimento contro il vecchio e nuovo antisemitismo” ha avuto come sloga “Si alla pace, no al terrore”, con letture a cura dell’attore Aldo Delaude che ha proposto alcuni brani di Enrica Jona, unica astigiana sopravvissuta ai lager nazisti, di Rita Levi Montalcini, che si rifugiò nella campagna astigiana per sfuggire alle persecuzioni razziali, e della senatrice a vita Liliana Segre.
“L’iniziativa – sottolinea Luigi Florio, presidente dell’associazione – vuole innanzitutto ricordare l’ottantesimo anniversario del primo rastrellamento di ebrei astigiani ad opera dei nazifascisti, avvenuto il 1° dicembre 1943, dopo che in precedenza era stato richiesto alla Comunità Ebraica di raccogliere un’ingente somma di denaro da consegnare agli occupanti tedeschi in cambio della libertà”.
Un drammatico evento del passato che, inevitabilmente, si ricollega all'attualità delle ultime settimane: “Dopo lo sterminio di civili ebrei di ogni età programmato scientificamente dai miliziani di Hamas il 7 ottobre scorso – evidenzia Florio –, il pensiero non può non andare agli ebrei di oggi, che si vedono minacciati come ottant’anni fa nel diritto ad esistere, non solo come individui ma questa volta anche come comunità nazionale costituitasi nel 1948, dopo gli orrori della Shoah”.
In rappresentanza della Comunità Ebraica di Torino la consigliera Sara Levi Sacerdoti ha ringraziato Asti per aver voluto ricordare una pagina così drammatica della storia recente ed ha denunciato il pericolo che essa possa tragicamente ripetersi.
In chiusura sono stati suonati l’Hatikva, inno ottocentesco della speranza ebraica nella ricostituzione della patria perduta, divenuto alcuni anni fa l’inno di Israele, l’Inno di Mameli, anch’esso realizzato nell’Ottocento per spronare al Risorgimento nazionale, e infine un brano tratto dalla IX Sinfonia di Beethoven suonato dalla West-Eastern Divan Orchestra, diretta da Daniel Baremboin e composta da musicisti israeliani, palestinesi e di altre nazionalità che operano in perfetta armonia, non soltanto musicale.