Martedì, al termine della kermesse pomeridiana degli Stati Generali dell’Orgoglio Astigiano, momento dedicato ad autorità e stakeholder improvvisamente colti da stati d’orgoglio patrio mai visto, esco tra i primi, preso da smanie da tabagista della peggiore risma. Nel fumarne una, condividendo la stupida schiavitù con qualche altro tossico, «Ciao Davide».
Era l’assessore Origlia, sorridente come sempre e arricchito da una invidiabile coppola english style. «Hai già visto il programma di fiera del tartufo e di i gioielli del territorio? Tanti prodotti tipici, degustazioni e piatti della tradizione. Cose che sicuramente ti piaceranno». In quel momento, non avendone ancora consapevolezza di causa, date a parte, ho risposto con un poco onesto e biascicato assenso, e me ne scuso, ancor più biascicato dagli effetti distraenti del flash di agitate ovaiole baldichieresi, preoccupate dall’extra lavoro, e cardaroli nicesi a disotterrare come non ci fosse un domani. Ho una testa strana, lo so, ma mi ci trovo bene e, quasi sempre, mi fa pure divertire.
Il giorno dopo ne ho letto, entusiasmandomi sul concetto forte e vincente di centralità di Asti sui suoi dintorni, cosi forte nel mese di I Gioielli del Territorio, protagonisti insieme ai tartufi, tra momenti di degustazione e proposte dalla grande cucina tipica e tradizionale, abbinate ai migliori vini dell’Astigiano. Sontuosa e gustosa vetrina che valorizza tante eccellenze enogastronomiche, in una delle cornici più affascinanti e storiche di Asti, fronte Collegiata. E mentre valorizza, attesta l’intento encomiabile di ritrovare quella fondamentale e fondante collaborazione costruttiva tra il capoluogo e i suoi ricchi e bellissimi territori. Centralità emersa come esigenza primaria, non a caso, tra i molti cacciatori di futuro, in dialogo pomeridiano nell’incontro degli Stati Generali.
E allora? Allora, rispondo meglio a Riccardo, trovata conoscenza: «Visto tutto, bellissimo. Mi piace molto e ci vediamo sicuramente lì».
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