Cultura e tempo libero - 23 gennaio 2024, 08:33

Mio padre repubblichino per sfuggire alla Shoah e quel cancro antico come l'Europa

Domani ad Asti la presentazione, all'interno delle celebrazioni per la Giornata della Memoria, del libro "Un ebreo in camicia nera" del giornalista Paolo Salom

Mio padre repubblichino per sfuggire alla Shoah e quel cancro antico come l'Europa

C'è una ordinaria eroicità nella storia di Marcello Mordecai Salom, il protagonista del libro "Un ebreo in camicia nera" (Edizioni Solferino) scritto dal figlio Paolo, giornalista e sinologo del Corriere della Sera.

Il romanzo verrà presentato domani, mercoledì 24 gennaio,  - all'interno del programma delle celebrazioni per la Giornata della Memoria - alle 18 alla Sala Pastrone di Asti. 

Parliamo di ordinaria eroicità perché appunto "Un ebreo in camicia nera" narra una storia di generazioni - il padre Galeazzo e il figlio Marcello - appartenenti a una famiglia ebrea vessata prima dall'antisemitismo in Romania e quindi dalle persecuzioni razziali in Italia.

Una storia di persone comuni che - messe di fronte alle tragedie della storia - reagiscono nella maniera più umana e comprensibile possibile. Ovvero quella di attuare qualsiasi stratagemma per cercare di sfuggire alle discriminazioni prima - "Non siamo più ebrei, siamo italiani e nessuno ci potrà fare del male" ripetono più volte i protagonisti dopo la conversione al cattolicesimo attuata per evitare le leggi razziali - a ai campi di sterminio poi. E il protagonista, Marcello, sfugge a questo inesorabile destino nella maniera più rocambolesca possibile, ovvero indossando la camicia nera dei militi repubblichini, per confondersi con i propri aguzzini ed evitare i rastrellamenti. 

"Non ho voluto scrivere un'opera ideologica - ci spiega l'autore, Paolo Salom- non sta a me aggiungere qualcosa che non sia ancora stato detto, sempre che esista, sull'Olocausto. La mia è una storia di persone comuni, di un ragazzo tra i 15 e i 17 anni che non conosce altra verità ufficiale se non quella propagandata dal regime e cerca in ogni modo di salvarsi la vita, assistito dall'incoscienza della sua adolescenza". 

Una ferocia al di fuori del concetto d Storia

"Un ebreo in camicia nera" è anche storia di riscatto familiare: il senso di vergogna che affligge Marcello, una volta terminata la guerra, gli impedirà di raccontare apertamente la sua storia. E' un destino, cinico e crudele, che affligge molti sopravvissuti allo sterminio: scampati ai lager sulle loro spalle pare piombare il peso di un senso di colpa collettivo. Quello di "avercela fatta", aggravato, nel caso in questione, dal fatto di essersi nascosto nel grembo del carnefice.

"E' stato un processo lento la stesura di questo romanzo, perché mio padre parlava raramente della sua esperienza - rimarca Salom - ma quella, seppur agli occhi di oggi disgraziata, è stata l'unica scelta che aveva per salvarsi la vita. Quando la verità sull'Olocausto portata dagli Alleati è stata presenta all'opionione pubblica occidentale,  ciò che conteneva era oltre ogni concetto di ferocia, la ferocia ordinaria di una guerra. In mio padre, questo sentimento contrastante ha fatto sì che la sua adolescenza diventasse qualcosa da dimenticare e di cui provare vergogna".

Il cancro e le metastasi

Il libro, pur raccontando in maniera semplice e scorrevole una piccola storia all'interno della pagina più nera della storia, solleva importanti riflessioni.

"L'antisemitismo, antico come il concetto di Europa" si legge in una pagina, dedicata alle vessazioni che la famiglia Salom doveva subire in Romania, all'inizio del romanzo, prima che l'odio prendesse le forme della Shoah.

Un cancro che Salom affronta nel suo romanzo, ma che affronta nel suo lavoro di giornalista tutti i giorni, descrivendo quest'epoca che lui vede di crepuscolo: "C'è un odio antico che si affaccia nuovamente sull'Europa, e come in una storia che si ripete, gli ebrei vengono additati come il male del mondo".

Di questo e altro parleremo domani, in Sala Pastrone alle 18, alla presentazione del libro. 

 

Alessandro Franco

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