Storie di Orgoglio Astigiano - 10 febbraio 2024, 12:00

Storie di Orgoglio Astigiano. Francesca, dall'emiparesi al corno francese: "Con Asti un colpo di fulmine, ma manca intersezionalità culturale. Serve fare team building cittadino"

Francesca Cristina Chiesa coordina la Cine Symphony Orchestra e suona il corno francese da quando aveva otto anni. "L'amore per questo strumento? Grazie alla Banda di Portacomaro. Sono sempre orgogliosa di dire che ne sono un prodotto"

Francesca. Ph Mattia Comandone

Francesca. Ph Mattia Comandone

Per accompagnarti nella lettura di questa intervista ti consiglio la canzone Il conforto, di Tiziano Ferro con Carmen Consoli, contenuta nella playlist "Orgoglio Astigiano" su Spotify

Io e Francesca, Francesca Cristina Chiesa, avevamo l'abitudine di chiacchierare, tra un intervallo e l'altro, nei lunghi e affollati corridoi del Liceo Classico. Non eravamo nella stessa sezione, ma le nostre classi erano confinanti.

Ci si scambiava qualche pensiero, una sana dose di sconforto per ciò che non andava e un po' di leggerezza. 

Di Francesca, 28 anni, mi ha sempre colpita lo sguardo profondo, quello di chi ne deve aver viste tante, quanto basta per vederci oltre. E, soprattutto, la sua brillante capacità di analisi, sempre schiettamente oggettiva. Francesca è una ragazza che, davanti al 'politicamente corretto' ha fatto spallucce, che ha scelto di scegliere la propria strada senza fare troppi pettegolezzi. Risentirla per questa intervista dopo qualche anno è stato davvero arricchente.

Francesca, so che vivi a Torino adesso, ma che rapporto hai con l'Astigiano? Hai voglia di ripercorrerlo?

Sì, esatto, vivo a Torino ma sono cresciuta ad Asti, in particolare sono di Portacomaro. Mia mamma è polacca (ho la doppia cittadinanza), mentre mio papà è nato ad Asti e cresciuto a Scurzolengo. Con l'Astigiano ho un rapporto strettissimo, è grazie a questa terra e al suo fiorire che mi sono avvicinata alla musica, la mia grande passione.

A che età avviene l'incontro tra te e la musica e perché?

Ho iniziato a suonare il corno francese da piccola, grazie alla Banda di Portacomaro. A otto anni è iniziato tutto e ho poi intrapreso il percorso del Conservatorio.

L'Astigiano sembra essere terra di cornisti

Sembra il suo habitat naturale, sì. Carlo Durando è il primo corno del Carlo Felice di Genova, anche lui di Portacomaro. Il mio maestro di musica delle medie è un cornista, è uno strumento raro ma l'ho incontrato tantissime volte proprio nell'Astigiano. Marco Scassa, altro cornista, mio maestro, è anche lui di Portacomaro.

Torni ad Asti qualche volta?

Sì, per stare con la mia famiglia. Asti rappresenta un valore aggiunto per me, è quasi un'ossessione. Con Asti ho avuto un colpo di fulmine da subito. Abbiamo delle tradizioni che solo tra astigiani si possono capire. Se parlo di tamburello nessun torinese lo conosce quanto noi astigiani. O la raffinatezza del cibo e del vino: piccole cose, grandi tradizioni culinarie, che anche se sono vegetariana sento tutte molto presenti in me.

Secondo il tuo punto di vista, Asti viene valorizzata abbastanza?

Manca un'intersezionalità culturale, un coinvolgimento del cittadino che vive Asti nel viverne la cultura, che non significa per forza cultura solo d'origine. Se faccio un evento culturale è ovvio che ci sarà sempre l'eccellenza della produzione territoriale, ma ciò che noto è che spesso manca un collegamento tra la città e il vivere la città. Ci sono mostre, ma manca qualcosa di più alla portata del cittadino, non solo economicamente. Il Palio è il Palio, certo, ma ci potrebbero essere tantissime altre cose parallele che potrebbero arricchire la città. Manca intraprendernza, serve saper rischiare e reinventarsi, anche nelle cose semplici. Una volta Asti era più movimentata, c'era più offerta. Si investe meno sul welfare culturale e sociale. La musica in tal senso potrebbe essere un gran collante, per stimolare il senso di unione. Un bel teambuilding nella società, a livello cittadino.

E se fosse questa la strada?

Francesca mi fa questo discorso con una naturalezza e una semplicità sorprendenti. La sua capacità di analisi mi fa pensare a quanto sarebbe bello e importante per lo sviluppo di un territorio dare voce ai pensieri e alle idee di personalità come la sua. Un brainstorming che punti alla crescita di un territorio che ha tanto da dare e che può assorbire tantissimo dalle menti che lo abitano. C'è chi potrebbe rispondermi "Perché mai?". Io direi "perché no?".

Ripercorriamo un po' le principali tappe del tuo percorso professionale?

Ho frequentato il Liceo Classico di Asti ma non l'ho terminato, sono poi passata all'Artistico. Già in quegli anni avevo suonato al Senato al concerto di Natale. Dopo aver conseguito la Maturità, mi sono diplomata in Corno con il vecchio ordinamento, nel 2019 ho concluso la Magistrale in corno e nel 2022 un'altra Magistrale, in musica da camera. Dopodiché ho iniziato a lavorare in un ufficio e mi mantenevo così, facendo l'impiegata. Ad oggi sono assistente alla direzione in una società che si occupa di informatica e cybersecurity. Ci lavoro dal 2019, sempre a Torino.

Dalla cenere nascono fiori bellissimi

Come mai hai scelto proprio il corno?

Quando sono nata mi ha colpita un'emorragia cerebrale, che mi ha causata un'emiparesi destra. Questa situazione mi costringe a fare movimenti limitati con gli arti destri, soprattutto con la mano, nello specifico. Per gli strumenti servono quasi sempre due mani e i piedi, per cui andavano esclusi un po' tutti. Il corno è l'unico strumento che ha i tasti a sinistra per natura, che non doveva essere modificato perché la sua storia è molto chiara. Quando si cacciava alla volpe si dovevano fare squilli mentre si cavalcava, pertanto era necessario tenere le redini con la mano destra e lo strumento con la sinistra. Il corno è stato un colpo di fulmine, ho provato a fare un suono, mi è uscita una nota e me ne sono innamorata. Tutto questo grazie alla Banda di Portacomaro, nel 2004. Pochi anni dopo sono entrata in Conservatorio, nel 2009, prima del Liceo. Sono sempre orgogliosa di dire che sono un prodotto della banda astigiana.

Come vivi il rapporto con la musica, oggi?

Devo dire che ho collezionato tante belle esperienze grazie alla musica: ho suonato al Regio, ho respirato il ricchissimo panorama artistico torinese e in questo Torino è una città che corre, nonostante il post Covid. A livello musicale ora vivo un po' in paradiso: la situazione musicale in Italia è assurda, non ci insegnano neanche a insegnare. Non vedo più la musica come fonte di vita, ma la mia passione, senza metterci mille significati in mezzo e ora posso scegliere. Sono ritornata a quel piacere di suonare non implicato da vari meccanisimi capitalistici o altro.

Quali sono i progetti attivi?

Coordino un'orchestra dall'anno scorso, la Cine Symphony Orchestra (QUI Facebook e QUI Instagram). Abbiamo dato vita a un concerto incredibile lo scorso Ferragosto, al Forte di Fenestrelle, davanti a più di 600 persone. Da quel momento incredibile si è creata un'associazione culturale no profit dell'orchestra, che ho fondato e di cui sono presidente dal 31 ottobre 2023. Le persone che fanno parte di questa compagine si sono sentite valorizzate e ci tengo a dire che l'85% è Under30 e c'è una forte parità di genere, non così scontata nel mondo della musica. Su 38 componenti, 21 sono donne e 17 sono uomini. La maggior parte è piemontese, c'è anche un giovane talento astigiano, Stefano Carleo, 19 anni di San Damiano d'Asti, che suona il trombone. Nel 2018 avevo suonato al concerto della Banca di Asti. Questo legame con la città c'è sempre, i finanziamenti li cerco ad Asti, per esempio. In qualche modo sapevo che Asti mi avrebbe ascoltata, che avesse lo spazio per queste idee, forse ha meno marasma attorno e ha più tempo per ascoltare.

Il videosaluto ai lettori, un po' speciale


Elisabetta Testa


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Orgoglio Astigiano è un progetto che vuole portare alla luce storie di vita e di talenti del territorio, che trova il suo spazio nella rubrica settimanale “Storie di Orgoglio Astigiano”, a cura della giornalista Elisabetta Testa.

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