Cronaca - 15 marzo 2024, 16:19

Legittima difesa o vendetta? La condanna in appello di Alex Pompa e le analogie (e le differenze) con il caso di Makka

Entrambi i giovani, testimoni e vittime delle violenze in famiglia, uccisero i padri per difendere le rispettive madri

Una pattuglia dei carabinieri di fronte al palazzo in cui è avvenuto l'omicidio di Nizza Monferrato

Una pattuglia dei carabinieri di fronte al palazzo in cui è avvenuto l'omicidio di Nizza Monferrato

Fermo restando che, naturalmente, ogni vicenda processuale fa rigorosamente storia a sé – in relazione tanto alla linea difensiva dell’imputato quanto alla composizione della corte giudicante – il recente pronunciamento della I Sezione della Corte d’Assise d’Appello di Torino, che ha ribaltato la sentenza assolutoria di primo grado, condannando a 6 anni, 2 mesi e 20 giorni di reclusione Alex Cotoia (dopo l'omicidio ha assunto il cognome della madre: CLICCA QUI per rileggere l'articolo di Torino Oggi, altra Testata del nostro gruppo editoriale), viene analizzato con particolare attenzione in relazione al futuro processo che vedrà imputata Makka Sulaev, la 19enne che ha ucciso il padre a Nizza Monferrato (CLICCA QUI per rileggere la notizia)

In entrambi i casi, infatti, gli omicidi sono avvenuti in contesti familiari violenti, a seguito di soprusi tali e reiterati da spingere i figli a colpire mortalmente i rispettivi padri. Ma ritenuti comunque non sufficienti, dai magistrati di Corte d’Appello, per affermare che l’omicidio del padre del giovane torinese rientri nell’ambito della legittima difesa.

In particolare la Corte ha ricordato che “presupposti essenziali della legittima difesa siano un’aggressione ingiusta e una reazione legittima: mentre la prima deve concretarsi nel pericolo attuale di un’offesa che, se non neutralizzata tempestivamente, sfocia nella lesione di un diritto (personale o patrimoniale) tutelato dalla legge, la seconda deve inerire alla necessita di difendersi, alla inevitabilità del pericolo e alla proporzione tra difesa e offesa, non potendo, certamente, dirsi sufficiente al suo riconoscimento un pericolo eventuale, futuro, meramente probabile o temuto”.

Condizione che, nella lettura data dai magistrati torinesi, implica “un effettivo, preciso contegno del soggetto antagonista, prodromico di una determinata offesa ingiusta, la quale si prospetti come concreta e imminente, cosi da rendere necessaria l’immediata reazione difensiva, sicché resta estranea all’area di applicazione della scriminante ogni ipotesi di difesa preventiva o anticipata, che non soddisfi i requisiti della attualità e della necessità”.

In sostanza, la reazione può dirsi legittima qualora vi siano specifici elementi, ovvero: “la necessita di difendersi, ossia l’impossibilita di sottrarsi al pericolo senza offendere l’aggressore; l’inevitabilità altrimenti dell’offesa, ossia l’impossibilita del soggetto di difendersi con un’offesa meno grave di quella arrecata; la proporzione tra difesa e offesa, che sussiste allorquando il male inflitto all’aggressore e inferiore, uguale o tollerabilmente superiore al male subito o minacciato”.

Condizioni che i magistrati non hanno ravvisato nello specifico caso poiché la vittima, pur verbalmente aggressivo e minaccioso nei confronti della moglie, secondo un abituale registro comunicativo endofamiliare e provocatorio nei confronti dei figli, che sfidava ad affrontarlo sotto casa, era, infatti, disarmato, isolato e, anche a voler ritenere dimostrato che il movimento che l’imputato coglieva in lui fosse stato effettivamente finalizzato ad andare in cucina per armarsi (interpretazione che risulta affidata alle sole dichiarazioni del prevenuto ), ciò non avrebbe, comunque, integrato né l’impossibilita di sottrarsi al pericolo esclusivamente attraverso l’offesa all’aggressore”.

Di contro, tra i due casi vi sono alcune differenze sostanziali, rimarcate dai magistrati nelle pagine di motivazione della sentenza in cu rimarcano l'importanza di tenere conto "della sede dei colpi, almeno quindici coltellate in regione dorsale, della reiterazione degli stessi, trentaquattro, e del numero di armi impiegate, sei coltelli". Tutti elementi "che depongono univocamente nel senso di una condotta francamente aggressiva".

Gabriele Massaro

TI RICORDI COSA È SUCCESSO L’ANNO SCORSO A MAGGIO?
Ascolta il podcast con le notizie da non dimenticare

Ascolta "Un anno di notizie da non dimenticare" su Spreaker.

Telegram Segui il nostro giornale anche su Telegram! Ricevi tutti gli aggiornamenti in tempo reale iscrivendoti gratuitamente. UNISCITI

Ti potrebbero interessare anche:

SU