Per accompagnarti nella lettura di questa intervista ti consiglio la canzone Now we are free, di Hans Zimmer, contenuta nella playlist "Orgoglio Astigiano" su Spotify
Vi siete mai sentiti liberi? Liberi di essere voi stessi, di gettare per terra la maschera che vi eravate messi fino a quel momento?
La chiacchierata con Francesco Gozzelino mi ha fatto molto pensare. E ho pensato che fosse libero, proprio in quel senso lì.
Francesco, chi sei e cosa fai?
Classe 1989, sono nato a Torino ma vivo a Costigliole d'Asti. Ho studiato Lingue e letterature straniere all'università di Pavia, per poi lavorare per sette anni alla reception di un hotel. Con il passare del tempo mi sono sentito come in prigione a vestire quei panni, ho capito che quella non era la mia strada e mi sono licenziato.
Cosa succede dopo che molli tutto?
Da qualche tempo coltivavo la passione per l'outdoor, per il trekking, la bici, le escursioni. In particolare, la bici l'ho scoperta per caso durante il periodo universitario; la usavo come mezzo di trasporto. Poi, però, un caro amico mi ha coinvolto un'estate per una vacanza in bici. Da quel momento mi sono innamorato del concetto di viaggio lento, che può essere fatto con qualsiasi mezzo. L'idea che il proprio viaggio sia il viaggio stesso, più che la meta. E così, nel 2012 entro nel mondo del cicloturismo, per me nuovo.
La tua prima esperienza cicloturistica?
Lungo la ciclovia della Drava, in Austria. Eravamo in tre, abbiamo percorso 450 km in una settimana. Mi erano sembrati tantissimi, come scalare il K2. Io su una bici scricchiolante (la mia me l'avevano appena rubata), ero impreparato, facevo una fatica immonda e avevo i muscoli che non ce la facevano più. Quell'esperienza, però, mi ha stregato e la mia prospettiva è cambiata.
Cosa intendi per cambio di prospettiva?
Mi ha cambiato la vita. Sono passato da una semplice vacanza in bici senza allenamenti a una passione che si coltiva nel tempo. Sono dell'idea che il viaggio inizia quando inizi a pensarlo, a sognarlo, già da casa quando ti compri la guida di un paese, ne studi il percorso. Piano piano continuavo a organizzare viaggi, all'inizio con tutti i comfort, andando a dormire in campeggio per esempio, portandosi dietro qualsiasi cosa. Poi, però, se te ne dai la possibilità, capisci che ti piace anche l'avventura, alzi l'asticella e ci prendi gusto. E così vai a fare campeggio libero, per esempio, dove si può, vai in un bosco, e lavori per essere autonomo, facendo i conti con le scorte di cibo e acqua.
Quanto incide il tempo, il giusto ritmo, nel cambio vita?
Di solito si va veloci, è tutto una corsa. Il cicloturismo è un po' una metafora della vita: è bello godersi ogni singolo attimo e questo lo impari con il viaggio lento. Capisci che, più che la destinazione, ti affascina scoprire cosa c'è nel mezzo. Chiacchierare con le persone, capire il senso profondo di cosa stai facendo. Sentirsi dei Magellano dei tempi moderni, scoprendo cose nuove o riscoprendone altre, ma a un ritmo giusto, lento. Sentire con tutti i sensi, fare fatica, uscire dalla comodità della vita quotidiana. Essere dentro il movimento che collega l'inizio di un percorso e la fine è sconvolgente. Un po' come la vita: o ti documenti e ti prepari tutto oppure... scegli di farti stupire da ogni attimo, da ogni incontro.
Occorre salire fino in cima, ma la vista, dall'alto, è bellissima
Sentire Francesco parlare in questi termini, con una gioia che straborda dal telefono, mi fa pensare a quanto, spesso, ci perdiamo in un bicchiere d'acqua. A quante volte le nostre paure, anche quelle più ataviche, condizionino le nostre scelte e il nostro modo di vivere. La filosofia di vita sottesa alle parole di Francesco è profondamente sana, concreta, terapeutica. Darsi tempo per riscoprirsi, per poter riscoprire il mondo che ci sta attorno, attraverso i giusti occhi, senza più filtri. Godere di ogni incontro, di ogni attimo, abbandonarsi al flusso della vita con nuove consapevolezze. Come in tutto, c'è un prezzo da pagare anche qui. Occorre salire fino in cima, superando i momenti difficili. Ma la vista, dall'alto, è bellissima.
Quando e come nasce il progetto "Cyclo Ergo Sum"?
Continuando a fare queste esperienze ho iniziato a pensare che potesse diventare un lavoro. Dato il crescente interesse verso questo mondo, soprattutto dopo il Covid, ho aperto un blog e ho iniziato a collaborare con blog tematici. Nel 2020 mi è venuto in mente il nome di questo progetto. È successo pedalando: quando sei solo con te stesso e pensi, in questa sorta di meditazione in movimento, arrivano sempre delle idee. Il concetto è quello del "Pedalo, dunque sono", rivisitando il pensiero di Cartesio. Pedalando ho trovato me stesso, il mio daimon, dentro l'atto del pedalare, capendo che quello mi fa sentire vivo è il viaggio in generale. È il mio alter ego, sono io.
Altre destinazioni raggiunte a bordo della bici?
Ho fatto la ciclovia del Danubio, da Pavia a Roma, il Peloponneso, la Lettonia, le Canarie con Lanzarote e Fuerteventura, le zone terremotate nel 2017, il tratto da Firenze a Salerno, da Roma a Canicattì, l'Albania, il nord della Sardegna...
All'interno di "Cyclo Ergo Sum" ci sono tantissimi sottoprogetti, tra cui un podcast, giusto?
Sì, esatto. Premetto che da sempre ho la passione di fare video. All'interno del mio canale Youtube e sui social racconto tutto, rispondo a domande anche molto tecniche e pratiche, ma anche sognanti, di appassionati e non. In particolare, è online la seconda stagione del podcast a episodi dedicato ai viaggi in bici, in collaborazione con GIVI-Bike. Nel corso delle dieci puntate presento il vasto mondo del cicloturismo e del bikepacking in Italia attraverso le voci di tanti ospiti “addetti ai lavori”: Francesco Ciullo, in arte ‘Pedalando Liberi’, partito a giugno 2023 da Benevento per attraversare tutti i 46 Stati europei in sella; Franco Limido, musicista blues e organizzatore di eventi di ciclismo gravel; Simone, con la sua Bikefeverfamily, abituato a macinare chilometri sulle due ruote accompagnato dalla moglie e dalle due figlie; Giovanni Ganzerli, noto come Girovaganzo, instancabile esploratore e pedalatore che ha realizzato da solo una bici in bambù, e tanti altri viaggiatori e viaggiatrici di ogni età e provenienza pronti a condividere con gli ascoltatori aneddoti, riflessioni e consigli tratti dalle proprie avventure. La prima stagione del format è nata nel 2022, quando ho deciso di raccogliere in un podcast sottoforma di diario di viaggio i pensieri e le emozioni della mia lunga avventura in bici da Roma a Canicattì (Agrigento).
So che hai lavorato anche a una pubblicazione, che racconta incontri, esperienze, sensazioni?
Esatto, qualche anno fa ho deciso di dare una forma cartacea a ciò che stavo vivendo, pubblicando una collana di racconti, dal titolo “Impronte – Storie a pedali”. Sono storie di viaggiatori in bici, non per forza imprese titaniche, che raccontano le sensazioni vissute in viaggio, sperando possano essere di ispirazione. Ogni numero ha dieci storie. Non ha una periodicità definita, cerco di raccoglierne il più possibile e curo tutto io in prima persona.
Gli ultimi progetti realizzati da "Cyclo Ergo Sum"?
Insieme a mio amico abbiamo organizzato un viaggio di gruppo a Lanzarote, alle Canarie, con dieci persone che non conoscevamo, facendo sold out. Volevamo far conoscere alle persone Lanzarote per come l'avevamo vissuta noi. Quel territorio non pettinato, ma selvaggio, con piste sterrate, deserti di sabbia. La Lanzarote della fatica, quella poco battuta. È stata un'esplosione di gioia per tutti. Abbiamo fatto un viaggio di otto giorni, con sei di pedalata, dentro comunque strutture ricettive, una sorta di avviamento al cicloviaggio. E poi, attualmente collaboro con alcune aziende o con territori e strutture che vogliono far promozione delle proprie terre, magari delle ciclovie che nascono. Mi occupo anche della consulenza a strutture ricettive, che sviluppano la parte del bike friendly.
Che rapporto hai con l'Astigiano? Come lo vedi a bordo della bici?
Dall'Astigiano sono scappato per esigenza di studi e poi mi sono trasferito in Lombardia per lavoro. Lo vivevo quasi da straniero, non l'ho mai vissuto per davvero prima della bici. Con la bici è cambiata la prospettiva che avevo delle mie terre. Ora sono tornato, ho riscoperto terre che davo per scontate, casa è sempre scontata e altrove è sempre viaggio. Con la bici scopri un sacco di cose, posti e strade, piste sterrate, vigneti nuovi che non avevo mai visto. Con il ritmo giusto della bici si conoscono meglio, nella loro essenza. Si riforma la geografia della tua terra, la concezione dei posti che avevi. Costigliole, il mio paese, ha un mondo al suo interno. E così diventa un'avventura la strada che fino a quel momento era scontata e normale. Il territorio, ora, riesco a viverlo davvero, pedalando. E amo abbinare la scoperta del territorio attraverso la bici con quella enogastronomica. Apprezzi ancora di più un calice di vino all'arrivo, un piatto di tajarin... benzina per altre avventure!
Un consiglio ai ragazzi alla ricerca di se stessi?
Ai ragazzi e al me stesso di allora consiglierei di approfittare del tempo. Se volete mettervi in gioco, provate. Mi ha cambiato la vita questo principio, è una rivoluzione non fulminea, ma che diventa grande nel tempo. Viaggiate, viaggiate in bici, riscoprite le vostre terre, uscite di casa e fate cinque km per esplorare il vostro comune. Godete del bello, percorrete strade non battute, cambiate prospettiva nel guardare le cose e voi stessi. Espandete la vostra zona di comfort (più che uscirne), trattatela come fosse una bolla elastica.