Economia e lavoro - 27 marzo 2024, 17:53

Un percorso di mobilitazione contro la privatizzazione di Poste annunciato da Slp Cisl di Asti

Sul territorio astigiano sono 120 gli uffici che impiegano circa 220 persone che tra sportelli e recapito raggiungono le 500 unità

Un percorso di mobilitazione contro la privatizzazione di Poste annunciato da Slp Cisl di Asti

La decisione del governo di privatizzare Poste Italiane, la più grande azienda di servizi otaliana, ha sollevato preoccupazioni significative. A renderlo noto Beta Trajkova, segretaria della SLP Cisl di Asti, sindacato di maggioranza in Poste Italiane

“Questa funzione rappresenta un elemento imprescindibile di garanzia e sviluppo all’interno del sistema del Paese e delle relazioni che intercorrono tra l’azienda, le istituzioni, i cittadini e i corpi intermedi”, afferma , tutte le decisioni, politiche e di mercato, che riguardano Poste Italiane coinvolgono inevitabilmente anche i cittadini e le loro tutele.”

Se la privatizzazione dovesse andare in porto, avrebbe ricadute pesanti sulla provincia di Asti, dove il servizio è ancora capillare e la scure cadrebbe sui piccoli centri, dove è già stata attuata una forte riduzione degli sportelli bancari. “Con una presenza più massiccia dei privati al timone di comando di Poste, si rischierebbe il taglio o un forte ridimensionamento di numerosi uffici postali, con gravi ricadute sul futuro del servizio”, avverte Trajkova, la quale riferisce che gli uffici postali presenti sul territorio di Asti sono 120, di cui 87 monodiretti, e impiegano circa 220 persone. Complessivamente, il personale di Poste Italiane nella provincia di Asti, tra sportelli e recapito, è di circa 500 unità.

Già nel 2015, a seguito di una prima fase di privatizzazione, gli uffici postali subirono chiusure o riduzioni d’orario con conseguente ridimensionamento del numero di lavoratori, sia addetti allo sportello che al recapito. Anche questo settore non sarebbe indenne da ulteriori riorganizzazioni restrittive, penalizzanti per l’efficienza del servizio Recapito.

È evidente cosa ci aspetterebbe se si arrivasse in fondo all’operazione che dovrebbe mettere sul mercato fino al 29% dell’azienda: non esiste azienda privata che non intenda massimizzare i profitti riducendo i costi. Ci chiediamo che fine potrebbero fare quegli uffici postali che garantiscono una presenza nei territori ma che effettuano poche operazioni al giorno”, aggiunge Trajkova.

In conseguenza la SLP Cisl, con l’intento di affrontare le sfide e le relative conseguenze, ha siglato un protocollo d’intesa unitario che si propone di stabilire un percorso di mobilitazione organizzato, con presidi presso le Prefetture dei capoluoghi regionali e con una manifestazione nazionale. “Sono pertanto in gioco migliaia di posti di lavoro, competenze, tecnologie, 500 miliardi l’anno di risparmi dei cittadini, la stessa coesione sociale e territoriale del Paese”, conclude Trajkova.

Redazione

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