Storie di Orgoglio Astigiano - 13 aprile 2024, 12:40

Storie di Orgoglio Astigiano. Lucio Nicastro, capo tecnico in Moto2: "Giro il mondo per lavoro, ma solo a Belveglio trovo la pace di cui ho bisogno. Non mi stanco mai di tornare a casa"

Stratega del Motomondiale, lavora con il pilota Tony Arbolino. "Il successo? La ricerca del micro dettaglio che fa la differenza"

Lucio

Lucio

Per accompagnarti nella lettura di questa intervista ti consiglio la canzone High Hopes, di Panic! At the Disco, contenuta nella playlist "Orgoglio Astigiano" su Spotify

Di Lucio Nicastro avevo sentito parlare, ma non pensavo che fosse astigiano. Appena lo scopro, cerco un modo per contattarlo. 

Fortuna vuole che, tempo pochi giorni dall'invio del mio messaggio con la richiesta di intervista, Lucio abbia fatto tappa ad Asti. Ci becchiamo davanti a un caffè prima che lui parta verso nuove mete. 

Come descrivervi Lucio? Uno stratega della moto. È il capo tecnico del team del pilota Tony Arbolino, che milita in Moto2. Tutto il resto ve lo faccio raccontare da lui, che suona meglio. Anzi, "romba". 

Lucio, che rapporto hai con l'Astigiano? Sei nato qui? 

No, sono nato a Milena, in Sicilia, nel 1970, ma sono nell'Astigiano dal 1973, da tutta una vita praticamente. D’estate andavo in Sicilia dai nonni, ma posso dire di vivere nell'Astigiano da sempre. Ammetto che il territorio l'ho vissuto e lo vivo poco, viaggiando molto per lavoro. Quando torno qui, però, è meraviglioso. 

In che zona vivi dell'Astigiano e perché ti piace così tanto tornare a casa? 

Amo queste terre, io vivo a Belveglio, in piena campagna, e mi piace molto il Monferrato, la tranquillità che sprigiona. Con il lavoro che faccio c’è tanto trambusto, tanta confusione, tanto rumore, in mezzo ai motori ogni giorno. Quando torno a casa ricarico le batterie, ho bisogno di pace e la trovo solo qui. Si sta bene, ho tutto, compresi gli amici di una vita.

Vivi il territorio in una maniera particolare. Pensi che sia valorizzato a sufficienza? 

Penso di no. Vedo l’Albese, ad esempio, e il lavoro che è stato fatto lì. L'Astigiano ha un bel potenziale, che potrebbe essere sfruttato di più, sia per quanto riguarda la città che i suoi dintorni. Non abbiamo nulla da invidiare alle Langhe, in cui però hanno fatto un'operazione mirata. Per quanto mi riguarda, penso che le nostre terre siano ancora più belle, più naturali e selvagge, ma sulla questione turismo e ricettività si potrebbe fare molto meglio.

Parliamo un po' di te, del tuo percorso professionale che ti ha portato fino a qui

Il mio percorso lavorativo nasce dalla passione per le moto, che ho fin da piccolissimo. Il mio sogno era correre in moto. L’ho realizzato, in parte, correndo dalla fine degli anni Ottanta fino ai primi anni Novanta. Da quel momento sono rimasto nell’ambiente delle corse, ricoprendo altri ruoli, che non fosse fare il pilota. Attualmente sono capo tecnico nel team di Tony Arbolino in Moto2. Mi occupo della gestione della mia squadra e di tutta la messa a punto tecnica, del setting del mio pilota. In buona sostanza, sono il responsabile della ricerca della performance della sua moto. Sono tanti anni, ormai, che faccio il capo tecnico. Prima ho lavorato nelle corse di moto a livelli nazionali ed europei, anche in Superbike, ma sono più di 10 anni che lavoro a livello mondiale. 

Seguendo le tappe del motomondiale, immagino tu sia sempre in giro. Che cosa ti dà il viaggio da un punto di vista umano?

Viaggio moltissimo per il mio lavoro, soprattutto  da febbraio a novembre, finestra temporale in cui sono praticamente sempre in giro per il mondo. Quest’anno abbiamo 21 gare, a cui si aggiungono i test e il lavoro in officina, che è in Belgio. Da fuori spesso si tendono a cogliere solo gli aspetti positivi del viaggio, ma non è stato un cammino semplice. Penso che ci debba essere una sorta di predisposizione, di apertura mentale. Soprattutto perché spesso si affrontano spostamenti importanti in breve tempo, magari passi da un continente all'altro in neanche una settimana. Anche se lo faccio da tanti anni, in ogni viaggio c’è sempre da imparare, in ogni singola esperienza, dopo ogni incontro. È sempre un'esperienza arricchente, anche perché come team lavoriamo con persone di diverse nazionalità, con usanze differenti dalle mie e questo ti permette di vedere il mondo in un modo diverso. Cerchi di prendere spunto da chi ti sta attorno e valutare con occhi diversi la realtà. Scopri nuovi punti di vista. Rispetto a cosa si dice solitamente, viaggiare tanto non penso che sia un limite per avere un'eventuale famiglia. È solo questione di equilibrio, come in tutte le cose. 

Il tuo ricordo professionale più bello fino ad oggi?

Ce ne sono tanti. Sicuramente i successi, con il primo mondiale vinto nel 2011, l’altro nel 2013 e la vittoria del 2022 in America, in una gara particolarmente significativa. Ne abbiamo vinte tante, ma quella è nella nostra storia, perché fu la prima vittoria di Arbolino al suo esordio in categoria. 

Il momento più difficile della tua carriera?

I momenti più difficili legati al mio lavoro riguardano la pericolosità del mestiere di pilota. Sono rimasto profondamente segnato dall'incidente del 2016 a Barcellona, costato la vita al pilota Luis Salom. Ci conoscevamo molto bene, militava per il team concorrente. Ecco, per me i momenti difficili sono questi, le tragedie che ti segnano, più che una stagione magari non andata come da aspettative. 

Un consiglio ai giovani che cercano la propria strada?

Avere una passione. Io ho seguito fortemente la mia passione, che prima di tutto devi avere, non te la puoi inventare. Devi avere qualcosa dentro, trovarla in te stesso, cercarla e perseguirla. Nel corso della mia vita sono stato a un bivio, moto o non moto? Pensare di fare un lavoro non legato a una passione forte mi sarebbe pesato troppo. Poi chiaramente tutti i lavori sono degni di rispetto, ma se non sei mosso da una passione sentirai sempre il peso del lavoro. Non è stato semplice percorrere questa strada, per me. Tendenzialmente la famiglia ti spinge più a fare l’avvocato o altro, a scegliere un mestiere più stabile e sicuro, ti avvicina al sogno del posto fisso. Diventa quindi una sfida nella sfida, andare contro, contro corrente. Ho imparato che se cerchi le cose facili non ci puoi mai arrivare dove vorresti arrivare. Le passioni, se sono legate alle prospettive, sono difficili da perseguire, perché entrano in gioco tante paure. Serve superarle per andare avanti. 

Il posto nel mondo in cui sei stato meglio? 

L'Australia, ad oggi è il posto più bello visto per lavoro. Se dovessi cambiare posto in cui vivere andrei a Sydney. Sono stato spesso e percepisco una buona qualità della vita, la gente è serena, con un bell’equilibrio, la natura è fantastica. Però sai che ti dico? Nell’Astigiano non si sta così male, c’è un equilibrio di fondo che mi mette in pace con me stesso. Ci si lamenta sempre però… Noi che ci muoviamo di continuo, alla fine non ci stanchiamo mai di tornare a casa!

Sei molto legato, per lavoro, al concetto di performance. Cos'è, per te, il successo?

Per il mio lavoro vorrebbe dire vincere. Il successo per me è realizzare questo obiettivo anche con piloti che nella loro carriera non hanno ancora performato a quel livello. Vedere crescere un giovane pilota, fargli fare un salto di qualità, è una delle cose più gratificanti che si possano avere. Chi arriva a correre al massimo livello ha già fatto un percorso lungo in categorie minori, prima di affacciarsi al mondiale. I piloti a questi livelli sono tutti forti, il successo è la ricerca del micro dettaglio che fa la differenza, questo è il lavoro di un team di successo. Quando riesci a raggiungere questo obiettivo provi una soddisfazione grandissima. Quando non ci riesci, allora non pensi ad altro, anche quando sei a casa. 

I dettagli fanno la perfezione e la perfezione non è un dettaglio

Posto che esista una specie di perfezione, secondo Leonardo Da Vinci sarebbe costituita dai dettagli. Perfezione che, sempre che esista, non sarebbe affatto un dettaglio. Mi ci ritrovo molto in questa filosofia. Amo i dettagli e ne vado alla ricerca costante ogni singolo giorno. Nel lavoro così come nella vita, adoro farci caso. Quasi come se le piccole cose, i dettagli appunto, se notati a dovere, avessero la capacità di far accadere grandi, grandissime cose. Ed è proprio vero ciò che dice Lucio: è la ricerca di quel micro dettaglio che fa la differenza. Soprattutto in un mondo come quello di oggi in cui è sempre più difficile fare la differenza, in cui il messaggio (più o meno subliminale) è quello di conformarsi ai dettami della società, ecco che la ricerca del dettaglio, di quel quid in più, di quella particolare verve, di quell'ingrediente segreto, può davvero far brillare di luce propria, e non solo di luce riflessa. Oggi più che mai serve che ognuno di noi si faccia conoscere per la sua peculiarità, per il suo segno particolare, distintivo. Cos'è? Sicuramente un piccolo, ma grandissimo dettaglio. 

Parli del tuo lavoro con grande passione. È questo l'ingrediente segreto?

Sì, ne parlo come se il team fosse mio, come se il risultato fosse mio, non come se fossi un impiegato. Prendo tutto come se fosse il mio, ci tengo proprio. Devo dire che la parte economica è quella che mi muove meno, chiaramente è importante, ma non ho mai fatto scelte basate sui soldi. Ho sempre scelto situazioni che pensavo migliori come qualità della vita. Il lavoro occupa la maggior parte della nostra esistenza, pertanto a lavoro dobbiamo stare bene, di questo ne sono sempre stato convinto. Se c’è la passione riesci a fare questo discorso, ma se invece fai un lavoro solo per lavorare, allora scegli il miglior offerente. Mi sono reso conto che l'ingrediente segreto è la serenità, che conta tantissimo, nel lavoro come nella vita. 

Il saluto ai lettori di Orgoglio Astigiano

Elisabetta Testa


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Orgoglio Astigiano è un progetto che vuole portare alla luce storie di vita e di talenti del territorio, che trova il suo spazio nella rubrica settimanale “Storie di Orgoglio Astigiano”, a cura della giornalista Elisabetta Testa.

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