Uno dei riti domenicali di papà era chiudere il pranzo con due dita di bourbon e qualche tirata dell’onnipresente Brissago. Il ricordo della sua bottiglia di Four Roses, dell’affascinante colore ambrato in un bicchiere importante, anche se sbagliato perché da cognac e non da whisky, abbinati alla puzza del sigaro non mi hanno aiutato per anni ad apprezzare un gran distillato. Poi, fortunatamente, i ricordi si annebbiano e le quattro rose sono entrate anche in casa mia. Rose ritrovate in un’altra passione comune con papà, il rugby. Giocatore lui e giocatore io, a goderci spesso le partite dell’Inghilterra, la squadra della rosa Tudor. Rosa dalla storia assai interessante, frutto delle lunghe tenzoni tra le casate dei Lancaster e degli York con a simboli una rosa rossa e una rosa bianca. Non a caso la guerra tra di loro fu definita “delle due rose”. Guerra messa a finire nel 1485 da Enrico VII e da lì la rosa diventa una, somma della rossa e della bianca.
Rose antiche di secoli, dai tratti lievi e a cinque petali, di quelle che oggi chiameremmo, semplicisticamente, rose selvatiche. Rose che regalano emozioni fino a diventare vera e propria passione. Passione come quella di Piero Amerio, professore emerito di psicologia sociale all’Università di Torino, che nel 1980 ha iniziato a mettere in piedi un luogo da sogno nei dintorni di Castell’Alfero. Uno spettacolare roseto di grande interesse botanico ed enorme fascino estetico, veramente unico. Tanta bellezza per creare sorpresa. Sorpresa come il nome della sua villa di campagna, d’origine ottocentesca. Nel grande giardino tanto rispetto per l’habitat locale e rose, rose, rose.
E' il Roseto della Sorpresa, collezione creata in anni di ricerca e appassionato lavoro. Prima ordinando rose antiche, introvabili in Italia, e poi divenendo via via più raffinato, più esigente, andandole a cercare nei loro luoghi di origine, studiando origini e storia di ognuna, fino ad approdare a quella forma di collezionismo che porta a parlarne quasi fossero dame, nel narrare di quella che ha poche spine, di quella che è piccola e dolce, opulenta e sensuale, dalle corolle di cento petali e dal profumo che ammalia e stordisce.
Una serialità bellissima che ha portato nel roseto quasi cento specie, dove per specie si intendono rose che si sono sviluppate senza intervento dell’uomo. Se considerate che nei testi botanici le specie descritte sono circa centosessanta, avrete un primo fortissimo motivo di visita. Specie un po’ da tutto il mondo e in particolare europee, di quelle presenti in celebri dipinti rinascimentali, che hanno dato origine al momento d’oro delle rose tra il 1700 ed il 1800. Gioiello da visitare assolutamente, per godere, con gran parte dei sensi, del gran numero di antiche varietà di rose galliche, di cui molti cultivar rarissimi, bourboniane, noisettiane, chinensis, rugose, e vari ibridi perpetui. Rose antiche a cui si affianca un centinaio di rose vecchie, ormai difficilmente visibili in altri giardini. Il Roseto della Sorpresa ha il suo clou tra maggio e giugno ed è aperto il sabato e la domenica, pur nel suggerimento di avvisare comunque della visita al 338.1426301.
E poi l’imperdibile Festa delle Rose, al massimo previsto di comune fioritura, nel pomeriggio del 19 maggio. Festa anticipata giusto di una settimana da quella a Cerreto d’Asti, il Borgo delle Rose. Evento diffuso dove ad ogni porta, cortile, muro si scopre una rosa diversa. Idea di Mirco Mosso, sindaco dall’aprile 2000 al 29 luglio 2001, giorno della sua prematura scomparsa. Da allora, fortunatamente, cittadini e successivi amministratori hanno scelto di portare avanti questa bellissima iniziativa, entrata a pieno diritto nei canoni di tradizione.