Storie di Orgoglio Astigiano - 27 aprile 2024, 13:30

Storie di Orgoglio Astigiano. Marco Guarino, unico artigiano in Italia a costruire orologi astronomici. “Per Asti? Farei qualsiasi cosa. Fa male sapere che per molti sia una macchia in Piemonte”

50 anni, titolare di “Marc & Darnò”, vive e lavora ad Asti, ma per una clientela mondiale. “Lavoro anche 14 ore di fila, per progetti che richiedono anni. Quando cala lo sconforto mi ripeto: mai mollare, perché potresti essere a un passo dal successo”

Marco

Marco

Per accompagnarti nella lettura di questa intervista ti consiglio la canzone Never give up, di Sia, contenuta nella playlist "Orgoglio Astigiano" su Spotify

Che cosa sia il tempo non l’ho ancora capito, ma sicuramente sto imparando, a marce forzate, quale sia il suo valore.

Imparare a vivere i momenti, anziché contare i mesi. Capire di avere tempo a sufficienza, in questa vita, per mettere a terra tutto ciò che si desidera, tutto ciò che dipende strettamente da ognuno di noi. Un grande esercizio spirituale, così come magica è stata la chiacchierata con Marco Guarino, che di tempo se ne intende parecchio.

50 anni, titolare di “Marc & Darnò”, è l’unico italiano a costruire orologi da polso con complicazioni astronomiche, a livello artigianale.

Non conoscevo la sua storia, l’ho scoperta per caso. Ne resto ammaliata.

Marco, che rapporto hai con l’Astigiano?

Sono nato a Chieri e ho iniziato a frequentare Asti più di 25 anni fa, perché al sabato con gli amici eravamo qui a fare passeggiate e aperitivi. Ho sempre pensato che in futuro mi sarebbe piaciuto abitare ad Asti e, appena ne ho avuto la possibilità, ho realizzato questo desiderio. Così io e mia moglie ci siamo insediati in questa città il 14 luglio 2007.

Da quando vivi qui, pensi che il territorio sia valorizzato a sufficienza?

Credo che le potenzialità siano tantissime, però purtroppo si fa ancora troppo poco per far conoscere il territorio. Ti faccio un esempio recente. La scorsa settimana sono stato a Ginevra, nella cornice di una grande esposizione di orologiai indipendenti. C’era gente da tutto il mondo. Molte persone, interessate alla mia storia, mi hanno chiesto da dove venissi e in quale città avessi il mio laboratorio. Quando parlavo di Asti cadevano tutti dalle nuvole. Buio totale, allora cerco di spiegare Asti partendo dalla vicinanza con Torino. Pensa che un americano conosceva Alba e non Asti.

Penso sia una scelta molto coraggiosa quella di mantenere il tuo laboratorio ad Asti. Sbaglio?

Assolutamente no. Sinceramente, per me sarebbe più conveniente trasferirmi in Svizzera, per produrre e vendere direttamente lì. In primo luogo perché il tessuto industriale di questo tipo in Italia non è sviluppato, soprattutto ad Asti, ovviamente. A livello nazionale la micromeccanica c’è,  ma non ci sono gli strumenti adatti per fare orologeria. Il fatto è che io ad Asti tengo davvero tanto, sinceramente, e non perdo occasione per farla conoscere in giro per il mondo, ogni volta che viaggio per il mio lavoro. Sapere che, per molti, Asti sia una macchia nel Piemonte, fa male. Per questa città farei qualsiasi cosa e, nel mio piccolo, ci provo ogni volta che ne ho la possibilità.

Come ti è nata la passione per questa disciplina?

Fin da bambino. Ci tengo a dire che, a differenza di molti miei colleghi svizzeri, io non ho un background da orologiaio, nessun lo è mai stato nella mia famiglia, così come non ho avuto una formazione accademica e un percorso ‘tradizionale’. Sono partito assolutamente da autodidatta, per un motivo molto pratico. Amavo determinati orologi, ma non potevo permettermeli. E allora ho cercato di capire come costruirli. Le caratteristiche che piacevano a me spesso si trovavano in orologi molto costosi, da 300/500mila franchi.

Mi racconti le principali tappe del tuo percorso di crescita professionale?

Dopo aver fatto le superiori ho scoperto che a Torino c’era la scuola di orologeria. Ho frequentato quindi i corsi serali per tre anni. Essendo estremamente difficile come disciplina, ho dovuto impararlo questo lavoro: la scuola ti dà una sorta di infarinatura su quella che può essere la sostituzione dei pezzi o su come cercare il difetto in un prodotto, ma per quanto riguarda la costruzione non fornisce la stessa preparazione. Quella ho dovuto impararla da me. Ho dovuto anche acquistare macchine e utensili speciali per fare questo tipo di lavoro, in quanto realizzo io in prima persona le componenti, che sono molto piccole. Solitamente lavoro con componenti che hanno un diametro di neanche un millimetro. E poi ho avuto la fortuna di entrare a contatto con l’Accademia Orologiai Creatori Indipendenti di Ginevra, il gruppo più famoso al mondo nel settore. Ad oggi ne fanno parte 33 orologiai, in prevalenza svizzeri, ma ci sono anche tre cinesi, due giapponesi, qualche francese, e un italiano, che costruisce orologi da muro e pendoleria. Per quanto riguarda il settore degli orologi da polso, invece, non c’era nessuno. Ho conosciuto il fondatore dell’Accademia tre anni fa e mi ha chiesto di inviargli materiale su quello che facevo. Da quel momento è partito il progetto e due persone hanno deciso di perorare la mia candidatura all’interno di questa realtà (occorrono due persone che siano già all’interno dell’Accademia per farti entrare). Ad oggi questo mestiere lo porto avanti da circa 15 anni.

E al momento che posizione occupi all’interno di questa Accademia esclusiva?

Da applicante sono passato a candidato. E presto dovrò portare a uno step ulteriore il mio lavoro. Il prossimo progetto da presentare è la realizzazione di un orologio completo, ovvero complicazione astronomica e movimento completamente realizzati da me. Nel caso, sarei l’unico in Italia a realizzare questo obiettivo. Il prossimo anno, inoltre, l’Accademia compirà 40 anni e la mia storia sarà contenuta nel libro che pubblicheranno. Un onore, un grande orgoglio.

L’orologio più arduo fino ad ora realizzato?

Un orologio con l’equazione del tempo. Tutti gli orologi con questa complicazione usano come riferimento il meridiano dell’Europa centrale, che idealmente transita sull’Etna. Il Sole, arrivando da est, quando passa sull’Etna ha un certo valore e tutti gli orologi così lo prendono a riferimento (tempo solare del transito). Il cliente mi ha chiesto di costruirlo in una maniera speciale, che potesse indicare il transito del Sole sopra casa sua. Quindi ho dovuto fare dei calcoli importanti, associando l’equazione del tempo alla costante locale (ovvero le differenze in gradi tra il meridiano dell’Europa centrale e quello di casa sua). Ogni giorno dell’anno gli indica il passaggio del Sole sopra la sua testa, sostanzialmente. Inoltre, c’era poi anche una fase lunare con un errore di un giorno su 256mila anni. Un progetto importantissimo, questo, che mi ha richiesto più di tre anni di lavoro.

Altri progetti importanti a cui stai lavorando?

Attualmente ti posso citare il lavoro commissionato da un gruppo di indiani appassionati di questo settore. Nessuno ha mai costruito un orologio rapportato al loro calendario, quello indiano, e mi hanno commissionato questo progetto che sto ultimando. L'ho iniziato un anno e mezzo fa e lo sto finendo.

Quali sono le principali fasi di un progetto?

Inizia tutto dai calcoli matematici sottesi a ogni realizzazione. Il dato non deve essere troppo approssimato. L’obiettivo è far sì che il rapporto meccanico delle ruote sia il più possibile prossimo a quello astronomico. Dopodiché, realizzo un prototipo e quando è funzionante continuo con il lavoro, costruendo il prodotto finale.

Immagino che la tua clientela non sia astigiana…

No, nessun cliente astigiano. Il 90% è straniero, distribuito soprattutto tra America e Asia. Qualcosa in Europa, di italiani invece molto pochi.

La tua non è sicuramente una storia convenzionale. Cosa consiglieresti ai ragazzi alla ricerca di se stessi?

Premetto che ho tre figli e che a nessuno di loro, ad oggi, interessa fare ciò che faccio. Ho sempre detto loro di seguire i propri desideri e di costruirsi, in qualche modo, delle sane aspettative. Consiglio di pianificare, anche se capisco che non sia facile, fin dall’inizio una carriera che può essere lavorativa, scolastica,  senza mai smettere di guardarsi attorno. In questo mondo non c’è bisogno soltanto di avvocati o medici. Il mio è un lavoro di nicchia, ma sono l’unico in Italia che fa questo e a me piacerebbe avere qualcuno che mi potesse dare una mano, ma è impossibile perché non c’è formazione su questo. Vorrei trovare qualcuno interessato al mio lavoro, ma non posso permettermi di formarlo, eventualmente. Produco 10/15 orologi all’anno (dipende dalla complessità) e già per tre anni, dal 2022 al 2025, sono full, con ordini completi. Per me non è possibile riuscire a formare nessuno. Ci sono attività e scuole poco considerate che potrebbero dare tanto ai ragazzi. Ai miei figli dico che di vita che n’è una sola e che serve fare ciò che ci piace davvero per realizzarci. Per arrivare alla fine e dire di aver vissuto come si voleva. Per me non è un peso alzarmi al mattino e andare in laboratorio e lavorare 14 ore consecutive, perché quello che faccio è il lavoro più bello del mondo.

Ci sono stati momenti difficili, in cui hai pensato di mollare?

Sì, mi è capitato di pensare di non farcela. Soprattutto quando hai di fronte un progetto importante, lo accetti come sfida e poi ci sono difficoltà legate al non potermi confrontare con altri costruttori. Tutto ciò che faccio me lo devo inventare e non ho il feedback di nessuno del mestiere. Lo sconforto viene, ma a forza di pensare e provarci si arriva alla quadra. Ogni tanto la pazienza la perdo, spesso diventa stressante. Lavoro con oggetti talmente piccoli che la precisione è fondamentale, non si fa nulla a spanne, lavoro con i micron, i centesimi di millimetro. Uso macchine tutte manuali, per orologeria ma manuali, mentre la maggior parte dei colleghi invece usa pezzi fatti fuori, da altre aziende, quindi pezzi perfetti, tutti uguali. Ogni mio orologio è un pezzo unico, nonostante faccia magari serie da 25, perché le differenze le noti, essendo fatte a mano le componenti. Ogni orologio, si può dire, ha un’anima tutta sua. Non si può negare che l’aspetto economico sia importante, ma mi entusiasma sapere che quello che ho creato io finisca dall’altra parte del mondo, che venga apprezzato. Mi riempie il cuore di orgoglio, mi dà più gioia che pensare al denaro che riceverò in cambio.

Un motto in cui ti identifichi?

“Mai mollare, perché potresti essere a un passo dal successo”. Quando le cose non mi vengono - e capita - magari lavoro ore su un pezzo e poi sbaglio tutto, penso a questo e riesco ad andare avanti. Lo dico anche ai miei figli. E poi “perseveranza è opportunità”.

L'oltre, un posto non per tutti
Trovo bellissimo lo scambio con Marco, penso che parliamo lo stesso linguaggio. La sua storia mi fornisce tanti spunti su cui riflettere, compreso il fatto che, troppo spesso, ci si lascia prendere dallo sconforto. Ci si sente incapaci, inadeguati, fuori posto. Ci si perde nella trappola del tempo. Marco, attraverso le sue parole, ci insegna a guardare avanti, ad andare oltre, oltre a tutto e a tutti. 

E, si sa, l'oltre non è un posto per chiunque. 

Il saluto ai lettori di Orgoglio Astigiano

Elisabetta Testa


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Orgoglio Astigiano è un progetto che vuole portare alla luce storie di vita e di talenti del territorio, che trova il suo spazio nella rubrica settimanale “Storie di Orgoglio Astigiano”, a cura della giornalista Elisabetta Testa.

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