Solidarietà - 09 maggio 2024, 13:11

Per la Festa della Mamma arrivano anche nell'Astigiano le azalee della ricerca AIRC

Dal 1984, oltre 20.000 volontari che permettono una distribuzione capillare delle piante su tutto il territorio nazionale

Foto AIRC

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In occasione della Festa della Mamma, l'11 e il 12 maggio, l’Azalea della Ricerca di Fondazione AIRC torna a colorare tantissime piazze in tutta Italia per sostenere i ricercatori impegnati a trovare diagnosi sempre più precoci e terapie più efficaci per i tumori che colpiscono le donne.

Dal 1984, anno della prima edizione, L'Azalea della Ricerca è un momento di grande partecipazione collettiva e il suo successo è dovuto alla generosità dei cittadini italiani e alla disponibilità degli oltre 20.000 volontari che permettono una distribuzione capillare delle piante su tutto il territorio nazionale.Circa ventimila volontari, coordinati dai diciassette uffici regionali, tornano in oltre 3.500 piazze per distribuire oltre 600 mila piantine di azalea a fronte di una donazione minima di 18 euro.

 Con le azalee sarà offerta anche una guida che ripercorre i principali traguardi della ricerca. 

L’Azalea è disponibile anche su Amazon con una donazione minima di 22 euro, inclusi i costi di spedizione.

 Diversi i punti di distribuzione delle azalee: da piazza San Secondo, a piazza Alfieri, all'Ospedale Cardinal Massaia. Diversi banchetti presenti anche in molti paesi dell'Astigiano. Qui la mappa completa dei punti di vendita delle azalee.

Attraverso l’Azalea della Ricerca, AIRC da quarant’anni raccoglie fondi per trovare nuovi metodi di prevenzione, diagnosi e cura dei tumori che colpiscono le donne. La strada per arrivare a curare tutte le donne è ancora lunga, ma i ricercatori AIRC continuano a ottenere risultati che potrebbero cambiare il destino di tante pazienti di oggi e di domani. Ve ne presentiamo alcuni tra i più recenti:

Alcuni tumori, più insidiosi e difficili da individuare precocemente, rappresentano una sfida aperta per la ricerca. Uno di questi è il tumore dell’ovaio che colpisce circa 6.000 donne in Italia ogni anno e rappresenta il 3 per cento circa di tutte le diagnosi di cancro. C’è però un recente risultato, molto incoraggiante, cui è arrivato il gruppo di studio coordinato da Maurizio D’Incalci, professore di farmacologia in Humanitas University, responsabile del laboratorio di Farmacologia Antitumorale in IRCCS Istituto Clinico Humanitas e ricercatore AIRC. Con analisi dell’instabilità genomica si potrebbero identificare alterazioni molecolari specifiche del tumore ovarico, nei tamponi utilizzati per il Pap test, con anni di anticipo rispetto ai primi sintomi. La validità di questo approccio innovativo dovrà ora essere confermata in studi prospettici. Se i risultati saranno positivi, l’esame non invasivo potrà essere implementato su larga scala, con screening di popolazione per la diagnosi precoce del tumore dell’ovaio.

Redazione

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