Cronaca - 24 maggio 2024, 14:26

Non diffamarono tramite Facebook: 5 astigiani assolti in Appello

Furono chiamati in giudizio dai responsabili del progetto di una pista di motocross a Castagnole Monferrato

Immagine d'archivio

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Questa mattina, la terza Sezione Penale della Corte d’Appello di Torino ha sentenziato, assolvendo tutti gli imputati con formula “perché il fatto non sussiste”, in merito ad una querele per diffamazione aggravata tramite Facebook. 

I fatti risalgono al periodo agosto-settembre 2016, quando Gianfranco e Gaia Grasso (padre e figlia, con quest’ultima legale rappresentante della società che aveva presentato un progetto per la realizzazione di una pista di motocross a Castagnole Monferrato, poi non materialmente realizzata) si ritennero lesi dai post pubblicato sul social da alcuni utenti di un gruppo nato per opporsi al progetto di pista da cross.

Di conseguenza querelarono il noto veterinario Gianpaolo Squassino, l’attivista per l’ambiente Carmine Salimbene e altre tre persone: Fiammetta Mussio, Ketty Increta e Gianluca Morino. In primo grado i cinque – tutelati legalmente dagli avvocati Alberto Pasta (Squassino e Salimbene), Giuseppe Vitello (Mussio e Morino) e Danilo Franco (Increta) - furono ritenuti colpevoli del reato loro ascritto e condannati a una sanzione di 500 euro ciascuno, oltre al pagamento delle spese processuali e al risarcimento di 1.000 euro in solido alle parti civili. Il tutto a fronte di una richiesta di risarcimento che l’accusa aveva quantificato in 60.000 euro totali. 

Sentenza che, come accennato, è stata completamente ribaltata in Corte d'Appello. Ambito in cui la corte, pur potendo chiudere la vicenda in forza del fatto che il reato è caduto in prescrizione, ha optato per esprimersi nel merito, accogliendo le tesi dei difensori secondo cui i toni usati non hanno mai travalicato la libertà d'espressione.

Va però doverosamente ricordato che – sebbene in questo specifico caso tutti gli imputati siano stati assolti, poiché evidentemente la corte ha ritenuto non vi fossero gli estremi per la diffamazione i social network non debbono essere considerati spazi privi di regole in cui è permesso esprimersi, anche in maniera offensiva, senza filtri.

La libertà di espressione va esercitata con responsabilità e con la consapevolezza che, qualora si travalichi i limiti delle leggi e il rispetto altrui, ciò può comportare delle ripercussioni di natura giudiziaria.

Gabriele Massaro

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