Cultura e tempo libero - 12 giugno 2024, 14:42

La sala Gianni Basso del Teatro Alfieri trasformata per due giorni in una sartoria sentimentale aspettando Asti Teatro [FOTO]

Successo per "Ricucire il firmamento”, il workshop di cucito sentimentale realizzato da casa degli alfieri

Alcune immagini dell'iniziativa

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La sala Gianni Basso del Teatro Alfieri trasformata per due giorni in una sartoria sentimentale sospesa nel tempo, con oltre 35 “sarti” d’occasione che, con ago e filo, pizzi e merletti, hanno raccontato le proprie emozioni.

È ciò che è stato possibile grazie a “Ricucire il firmamento”, il workshop di cucito sentimentale realizzato da casa degli alfieri, inserito nella programmazione del Festival Asti Teatro, che si è svolto lo scorso fine settimana e ha raccolto partecipazione ed un entusiasmo persino al di sopra delle aspettative. Si sono esplorate tecniche di manipolazione, rammendo e assemblaggio, per creare, riparare e trasformare tessuti dando vita a un’opera d’arte collettiva, che sarà esposta per accogliere il pubblico allo spettacolo a cui il seminario è ispirato: “Teresa, ovvero la sarta che voleva ricucire il firmamento”, da un racconto di Antonio Catalano e con Patrizia Camatel, che debutterà al Festival il 26 e 27 giugno.

Il gesto del cucire con ago e filo è antico, esiste quasi da sempre nella storia dell’umanità – spiega Barbara Mugnai, docente di Design della moda al Politecnico di Milanoper cui siamo partiti dalla riappropriazione di un sapere che in realtà già possedevamo”. Agli oltre 30 partecipanti di tutte le età, alcuni arrivati anche da fuori provincia, infatti, non erano richieste esperienze pregresse. “Ma hanno subito appreso questa gestualità di cura – commenta Mugnai – o forse, semplicemente, se la sono ricordata”.

Il sarto Piercarlo Grimaldi, antropologo e presidente di Astigiani, ha introdotto entrambe le giornate su memorie di sartoria legate alle sue origini, di fili e di parole e ci ha ricordato che “lavorare è vestire la terra” (C.Pavese).

Sabato, durante la prima giornata di lavoro ci si è concentrati maggiormente sulla produzione individuale.

Teresa, la protagonista dello spettacolo, sta cucendo un abito da sposa – spiega ancora la docente – per cui ho selezionato dei tessuti bianchi, ripensando anche ai corredi che sono sempre stati anche un materiale sentimentale. Inoltre, ho fornito centocinquanta fotografie antiche, in color seppia, di momenti quotidiani del secolo scorso. Nessuno poteva riconoscere i volti, ma tutti si sono rivisti nelle emozioni. Così una ragazza ha scelto la foto della bambina meravigliata perché si sentiva simile nello stupore, un altro si è commosso davanti a una foto di due sposi…”.

Stratificando lini antichi, perle, pizzi, trine e canape grezze, ricordi e battiti del cuore, ognuno ha dato vita alla propria “mattonella” di tessuto, che, durante la fase collettiva di domenica, è stata incorporata, grazie all’utilizzo di lenzuola, centrini e quant’altro, a delle tele più grandi. Il risultato è un’installazione artistica che accompagnerà il monologo: una sorta di grande galleria, quattro portali che consentiranno di entrare- fisicamente e non solo - nel mondo di Teresa.

Sono stati due giorni di sospensione del tempo – conclude Barbara – di ancoraggio al presente. L’unico nostro obiettivo era stare. La più piccola di noi, Clelia, ha 9 anni. La più grande, Giovanna, 88. Eppure ci sentivamo tutti coetanei, perché le mani non hanno età. Anzi, sembravamo tutti essere ritornati a quando da piccoli volevamo finire le costruzioni della LEGO: eravamo serissimi, attenti, scrupolosi ma al contempo rilassati, leggeri. Ci siamo riscoperti capaci di accogliere i tempi dilatati, di stare anche nella frustrazione che deriva dalla manualità, di vivere il qui e ora. È stato bello, nutriente”.

Al seminario hanno preso parte anche Antonio Catalano e Patrizia Camatel, l’autore e l’attrice dello spettacolo, ma anche altri artisti che sono passati a dare il contributo (Paola Bordignon, Claudio Zanotto Contino, Lorenza Zambon), che hanno aggiunto anche il loro sguardo alle tante stelle cucite.
Un’esperienza, a detta di molti, da ripetere.

Redazione

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