“Campi malva a perdita d’occhio, sei nella terra della lavanda! La coltivazione e la distillazione della lavanda e dei lavandini segnano i paesaggi dell’Haute Provence.”.
Siamo onesti: per immergersi veramente in un mare viola, mare che si perda a vista d’occhio, meglio seguire le indicazioni del sito della Haute Provence, nonostante la traduzione in italiano diciamo quantomeno letterale. Lì sì che ci troveremmo davanti a paesaggi usciti fuori direttamente da un quadro impressionista, in un viaggio a tutto tondo tra qualche migliaio di ettari coltivati a lavanda, feste tematiche in ogni paese, cucina ricca di ricette a base di lavanda, trattamenti nelle tante spa del posto, tra massaggi e bagni nella fragranza dell’essenza, fino alle Vie della Lavanda.
Se però non foste poi così pronti a guidare per cinque o sei ore per arrivare fino al posto della lavanda, tanto, tanto più vicino qualcosa di assimilabile lo trovate anche dalle nostre parti. Certo, la quantità di coltivato non è neppure paragonabile, ma l’impatto generale non cambia poi molto, a differenza di quel che può restare nel portafoglio.
La ricerca di campi di lavanda nell’Astigiano, immersi tra l’altro in una ricca varietà cromatica, paesaggistica e di altre cose da vedere che non fa mai male, ha come prima meta Castelnuovo Don Bosco, bel borgo del Nord Astigiano veramente pieno di sacro: dalle varie chiese e chiesette d’origine romanica alle tante testimonianze di uno dei suoi santi, celebrato con la grandiosa basilica di Colle Don Bosco. Qui vi aspetta la collina della lavanda di Cascina Gelosia.
Scendendo un po più a sud, a Cossombrato, altra grande macchia viola a Le Corti di San Rocco, agriturismo regno di Maria Grazia e Lucrezia, madre e figlia, e concretizzazione del loro desiderio di far rinascere una cascina dove si erano susseguite numerose generazioni della famiglia. A due passi, l’imponenza multiforme del Castello dei Pelletta, ampiamente ritoccato tra Seicento e Settecento, ma d'evidenza comunque medioevale.
Fino a qualche tempo fa il giro si sarebbe potuto chiudere a Cortiglione sul cucuzzolo di una collina ricoperta anche lei di lavanda. Saggia e appassionata riconversione colturale di Daniele Marino aiutato dalla moglie Luciana. Da vigna ammalata a lavanda. Mancato Daniele nessuno in famiglia è più riuscito a starci dietro. La lavanda c’è ancora, ma assai inselvatichita. Io un salto, anche solo per onorare un sognatore, ce lo farei lo stesso, tanto per cogliere come tutto sia piccolo e diverso da la sopra e ancora magnificamente profumato.